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Economia E-R, Osservatorio MPI Confartigianato: quadro a tinte chiare, ma con indicatori in rallentamento a inizio 2024

(Sesto Potere) – Bologna – 22 gennaio 2024 – Aumento del costo del credito con conseguente calo degli investimenti, crescita dell’occupazione ma difficoltà nel reperire manodopera, crescono le imprese e calo dell’export.

Questi sono alcuni dati nel report “Tendenze e prospettive a inizio 2024 per l’Emilia-Romagna” a cura dell’Osservatorio MPI Confartigianato.

I dati, in sintesi, tratteggiano un quadro per lo più a tinte chiare, sebbene diversi indicatori mostrino una fase di rallentamento. Il susseguirsi della stretta monetaria e il rallentamento del commercio internazionale, che si intreccia con situazioni destabilizzanti come il protrarsi della guerra in Ucraina e l’inasprimento del conflitto in Medio Oriente, hanno reso il contesto più turbolento, portando diversi indicatori economici a ridurre il passo di crescita.

Tra i fattori che stanno rallentando il passo dell’economia della regione figura il calo degli investimenti che nel lungo periodo potrà determinare l’affievolimento della capacità del sistema d’impresa di affrontare le transizioni in atto, da quella demografica a quella digitale fino a quella correlata al tema della sostenibilità.

LAVORO
Nel 2023 – esaminando gli ultimi dati disponibili – la variabile traino è il lavoro. Il numero di occupati negli ultimi 12 mesi risulta essere in crescita (+1,6%), tuttavia inferiore alla media nazionale (+1,9%). Anche la componente indipendente risulta in crescita (+7,3%), dopo il forte calo registrato lo scorso anno (-5,9%). La domanda di lavoro, che si basa sulle previsioni di ingresso di lavoratori dipendenti nelle imprese dei servizi e del manifatturiero esteso, registra un incremento (+4,2%), con una crescita in forte rallentamento rispetto ad un anno fa. La difficoltà nel trovare manodopera si conferma uno dei principali problemi delle imprese anche per il 2023: la quota di entrate ritenute difficili da reperire passa dal 44,2% del 2022 al 48,5% del 2023, salendo di 4,3 punti.

IMPRESE
La dinamica osservata sia per le imprese totali che artigiane mostra una variazione tendenziale negativa in peggioramento rispetto a quella dell’anno precedente. Invece il tasso di sviluppo è in entrambi i casi positivo e migliora quello dell’anno precedente. In particolare il dato dell’artigianato (+0,39%) è superiore a quello del totale imprese (+0,24%), e il secondo più elevato osservato per il comparto artigiano in Italia dopo Trentino-Alto Adige.

PIL E INFLAZIONE
Per il 2023 è previsto per la Emilia-Romagna un PIL in salita dell’1%. Dinamica che pur mantenendosi positiva risulta meno performante di quella registrata un anno fa. L’inflazione risulta in fase discendente mostrando una dinamica tendenziale quasi nulla dei prezzi al consumo (+0,1%), in netto miglioramento rispetto ad un anno fa quando era in salita del +12,4%.

EXPORT
Nel corso del 2023 le esportazioni hanno risentito dell’incremento dei prezzi alla produzione e dell’indebolimento del commercio globale. Anche in Emilia-Romagna, che complessivamente mantiene la sua posizione leader, si evidenziano chiaroscuri e segnali di rallentamento.
Esaminando gli ultimi dati in valore è possibile esaminare il posizionamento dell’Emilia-Romagna sul commercio estero nel confronto con altri territori, con considerazioni sui principali prodotti esportati e mercati di sbocco.
L’Emilia-Romagna si riconferma la seconda regione italiana per valore dell’export manifatturiero, dietro a Lombardia e davanti al Veneto. Del totale esportato, un quarto (il 25,7%) è prodotto da settori a vocazione di MPI, in lieve crescita rispetto alla quota dell’anno precedente (25,2%).
Tra i 10 prodotti più esportati nei primi 9 mesi del 2023 i primi per valore sono: Macchinari e apparecchiature n.c.a., Autoveicoli rimorchi e semirimorchi, Prodotti alimentari e Articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia). Questi sono anche quei settori che crescono in valore rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre i restanti 6 settori principali della top 10 sono in calo.
I primi tre paesi verso cui sono dirette le merci made in Emilia-Romagna si confermano Stati Uniti, Germania e Francia, che assieme rappresentano oltre un terzo delle vendite all’estero (il 35,4%). Tra i primi 10 paesi per valore dell’export 8 sono in calo, con l’eccezione di Francia e Regno Unito.
Al netto della crescita dei prezzi determinata dall’inflazione, il volume dell’export emiliano-romagnolo nei primi 9 mesi del 2023 è in calo del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, meno accentuato della media nazionale (-5,5%) ma più di altre regioni vocate all’export come Lombardia (-0,7%) e Veneto (-2,9%).
A livello provinciale esportano maggiormente Bologna, Modena e Reggio Emilia, posizionandosi rispettivamente al 6° , 8° e 11°
posto nel rank nazionale per valore dell’export. Sono anche le tre province che vedono in crescita il valore delle esportazioni nei primi 9mesidel 2023, insieme a Piacenza. Quest’ultima tuttavia è l’unica a vedere una crescita se si considera il volume dell’export.

CREDITO
Stando agli ultimi dati disponibili – settembre 2023 – è possibile osservare come all’aumento del costo del credito, in conseguenza dell’incremento dei tassi, che per il totale imprese è quasi raddoppiato salendo di 292 punti, si associa una riduzione del credito alle imprese (-5,8%), pari a 5,7 miliardi di euro in meno. Stessa evidenza la si coglie per le piccole imprese per cui vengono applicati tassi più elevati (8% vs 5,47% per il totale imprese) in salita di 246 punti base rispetto ad un anno prima. Inoltre, le piccole imprese, scontano un calo dei prestiti più pesante (-8,9% vs -5,8% totale imprese).

ANALISI DESCRITTIVA DATI PROVINCIALI
Il caro tassi sta penalizzando la domanda di credito peggiorando le dinamiche rilevate nello stesso periodo dello scorso anno, in modo particolare in provincia di Forlì-Cesena (-11,9%), Bologna (-9,0%) e Ferrara (-8,4%).
Ciò determina extra costi del credito per le MPI, con ricadute negative sulla domanda di investimenti, più elevati a Bologna (154 milioni di euro),Modena (118 mln) e Reggio Emilia (90 mln).
I maggiori costi correlati al caro tassi, insieme agli altri due costi scaturiti da criticità post pandemia, quelli legati all’allargamento del mismatch e quelli scaturiti dal caro bollette, pesano di più sull’economia del territorio di Rimini (3,1% del valore aggiunto) , Forlì-Cesena (2,8% del v.a.) e Reggio Emilia e Modena (2,7% del v.a. ciascuna).
Continua la crescita della domanda di lavoro per 8 province su 9, pur con incrementi inferiori a quelli rilevati lo scorso anno. Le variazioni maggiori per il 2023 si osservano a Rimini (+13,3%), Forlì-Cesena (+5,3%) e Ravenna (+5,2%).
In crescita anche la quota di entrate difficili da reperire, più elevata nelle province di Bologna (51,2%), Ferrara (49,8%) e Modena (49,1%) e in crescita in tutte le province ma con intensità maggiore in quelle di Piacenza (+7,9 punti), Ferrara (+5,5 p.) e Parma (+5,4 p.).
Il sistema di imprese si dimostra resiliente, con tassi di crescita per il totale imprese positivi per tutte le 9 province, con valori più elevati a Reggio Emilia (+0,37%), Bologna (+0,34%) e Modena (0,27%).
Per l’artigianato si coglie la stessa evidenza – tassi di sviluppo positivi – per tutte le province, con migliori performance per Reggio Emilia (+0,69%), Ravenna (+0,63%) e Bologna (+0,50%).
Le esportazioni di beni in volume, stimate deflazionando le esportazioni in valore, mostrano dinamiche di crescita solo per Piacenza (+3,9%) e, al contrario, riduzioni più accentuate per Ferrara (-16,4%), Parma (-10,8%) e Ravenna (-8%).

CONCLUSIONI
I dati di fine anno tratteggiano un quadro per lo più a tinte chiare, seppur diversi indicatori mostrino una fase di rallentamento. Il susseguirsi della stretta monetaria e il rallentamento del commercio internazionale che si intreccia con situazioni destabilizzanti come il protrarsi della guerra in Ucraina e l’inasprimento del conflitto in Medio Oriente, hanno reso il contesto più turbolento portando diversi indicatori economici a ridurre il passo di crescita.
Tra i fattori che stanno rallentando il passo dell’economia della regione figura il calo degli investimenti che nel lungo periodo potrà determinare l’affievolimento della capacità del sistema d’impresa di affrontare le transizioni in atto, da quella demografica a quella digitale fino a quella correlata al tema della sostenibilità. Il calo degli investimenti scaturisce dal caro tassi che ha comportato l’innalzamento del costo del credito pari a 745 milioni di maggiori costi sostenuti dalle MPI a causa dell’incremento dei tassi da giugno 2022. Tale situazione assieme a criteri di offerta più stringenti ha comportato una minore domanda di finanziamenti destinati agli investimenti e alla flessione dei prestiti alle imprese (-2% a giugno 2023 rispetto a giugno 2022) che risulta più accentuato per le piccole (-7,4%).
Il mercato del lavoro rappresenta l’indicatore più performante. Il numero di occupati risulta in salita (+1,6%), con un recupero anche della componente indipendente (+7,3%). Le 495mila entrate previste dalle imprese con dipendenti sono 20 mila in più rispetto a quelle preventivate nello stesso periodo di un anno fa (+4,2%). Mentre persiste il problema della difficoltà di reperimento che nel 2023 vede la quota di entrate difficili da reperire attestarsi al 48%, sopra di 4 punti rispetto a quella del 2022. Difficoltà questa , che quando si fa più complessa determinando una ricerca superiore ai sei mesi, comporta maggiori costi per le MPI pari a 1milione di euro.
Il tasso di sviluppo delle imprese al III trimestre 2023 è positivo e in crescita sia per l’artigianato (+0,39%) che per il totale imprese (+0,24%). Il sistema d’impresa del territorio, dove le micro e piccole realtà rappresentano il 99,2% e l’artigianato il 27,7%, ha finora spinto e trainato la ripresa post pandemia: l’Emilia-Romagna registrata un recupero del PIL del 5,8%rispetto al 2019, e nel 2024 si stima una crescita del +1,1%, dinamica migliore tra le regioni italiane e in crescita rispetto al 2023.
Ciò accade nonostante il sistema di MPI, che occupa il 58,8% degli addetti, ha sostenuto tra crisi energetica, caro tassi e difficoltà di reperimento del personale maggiori costi per 3,8 miliardi di euro, pari al 2,5% del valore aggiunto.
Il 2023 è un annus horribilis per il mercato internazionale. Per l’Emilia-Romagna si stima che nei primi 9 mesi del 2023 il volume degli scambi internazionali si riduce del 3,4%, flessione più contenuta rispetto al -5,5%rilevato per il totale Italia.