(Sesto Potere) – Ferrara – 9 febbraio 2024 – Nel 2023 il valore aggiunto ferrarese è aumentato dello 0,7% rispetto al 2022 (chiuso a +2,6%), in linea con la media italiana (+0,7%), ma inferiore di qualche decimale al dato riferito all’Emilia-Romagna (+0,9%).
Lo rende noto l’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio, che, però, evidenzia anche i significativi rischi al ribasso derivanti dalla crisi in Medio Oriente e dall’irrigidimento delle condizioni di finanziamento.
Tra i principali rischi ventilati dall’Ente di Largo Castello, nonostante la vivace dinamica dei servizi (+3,6% nel 2023 e +1,7% nel 2024), l’indebolimento del ciclo manifatturiero, che contribuisce a ridurre le prospettive di crescita del commercio internazionale e le quotazioni delle materie prime e dei prodotti energetici.
In valore assoluto e al netto dell’inflazione, già nel 2022 Ferrara ha segnato il superamento dei livelli di tutto il periodo 2012-2019 (con 8,28 miliardi); la tendenza alla crescita, pur se rallentata, proseguirà anche quest’anno, quando il valore aggiunto ferrarese non supererà la soglia dei 8,39 miliardi, per poi accelerare leggermente nel 2025.
“Nonostante le incertezze legate al rallentamento dell’economia – ha sottolineato il vice presidente della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna, Paolo Govoni (nella foto in alto insieme alla Giunta della Camera di commercio Ferrara e Ravenna e il sindaco di Ferrara) – i ferraresi continuano a scegliere di fare impresa. Un’ampia diffusione del digitale all’interno dei processi aziendali come nel rapporto con la Pubblica amministrazione è vitale per rendere le imprese più forti e competitive. Anche su questo tema la Camera di commercio, insieme alle Organizzazioni imprenditoriali, sta dando un importante contributo attraverso la diffusione del linguaggio 4.0 nel tessuto produttivo e l’uso di piattaforme e servizi telematici che il sistema camerale mette a disposizione della collettività”.
“Serve – ha concluso Govoni – una presa d’atto convinta, in particolare in questo momento storico, della centralità dell’economia reale e, dunque, del valore economico e sociale dell’impresa, tutelandone gli interessi ed elevandone la competitività”.