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Nel 2° trimestre del 2023 frena l’economia in Emilia-Romagna: indagine congiunturale Unioncamere, Confindustria e Intesa Sanpaolo

(Sesto Potere) – Bologna – 1 ottobre 2023 – Nel secondo trimestre del 2023 hanno trovato conferma i segnali di rallentamento dell’economia dell’Emilia-Romagna evidenziati nei primi mesi dell’anno.

Il volume della produzione delle piccole e medie imprese manifatturiere dell’EmiliaRomagna si è ridotto lievemente (-0,3 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, mentre in termini di fatturato l’aumento dei prezzi di vendita ha determinato un aumento dello 0,7 per cento.

In calo anche gli ordini (-1 per cento), sia quelli interni che quelli esteri, frena il commercio con l’estero.
Le previsioni per i prossimi mesi vedono prevalere le imprese che temono un peggioramento rispetto a
quelle più ottimiste. Su questi numeri incidono le difficoltà nelle catene di fornitura internazionali, la forte
inflazione con i suoi effetti redistributivi, la politica monetaria restrittiva adottata per contrastarla.

E a ciò si sono aggiunti gli effetti dell’alluvione che ha colpito larga parte della Romagna.

Sono questi i principali risultati che emergono dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera
relativa al secondo trimestre 2023, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna,
Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

I dati settoriali evidenziano come quasi tutti i comparti siano interessati dal rallentamento, in particolare
è l’industria del legno e dei mobili a registrare la flessione più ampia, -5 per cento in termini di volumi
produttivi, -4,3 per cento in termini di fatturato.

Gli unici settori con variazione positiva della produzione sono l’industria meccanica (+1,5 per cento) e l’industria alimentare (+2,5 per cento). L’alimentare è il solo settore a presentare un portafoglio ordini in aumento, in particolare nella componente estera, così
come è l’unico comparto nel quale il numero delle imprese che prevede una crescita della produzione
nei prossimi mesi è superiore a quello che stima una diminuzione.
A mostrare le difficoltà maggiori sono le imprese più piccole, l’intensità del calo della produzione (- 2,1 per cento) ha comportato una flessione anche del fatturato (-1 per cento). Le imprese con numero di addetti compreso tra 10 e 49 mostrano variazioni di segno negativo ma più contenute rispetto alle piccole, le aziende con almeno 50 addetti incrementano, seppur di poco, i livelli produttivi (+0,7 per cento) e in misura più consistente il fatturato (+1,9 per cento).

Il calo degli ordini e le previsioni formulate dalle imprese portano a ipotizzare che nei prossimi mesi anche le aziende più strutturate dovranno fare i conti con il progressivo rallentamento che caratterizza l’intero scenario internazionale.
A ulteriore conferma del contesto non brillante delineato dall’indagine congiunturale, i dati Istat delle
esportazioni delle regioni italiane, pur rimanendo in soglia positiva, segnalano una brusca frenata.

Nei primi sei mesi dell’anno l’export dell’Emilia-Romagna è cresciuto del 2,8 per cento in valore rispetto allo stesso semestre del 2022, mentre in quantità ha perso oltre il 10 per cento.

Va sottolineato che il dato delle quantità riferito al totale export rappresenta un indicatore molto grezzo, in quanto somma materie prime a bassissimo valore aggiunto a prodotti finali con forte componente high tech.

Il confronto tra valori e quantità riferito ai singoli prodotti evidenzia come molte imprese abbiano significativamente rivisto al rialzo i propri listini di vendita, dinamica giustificata da un altrettanto consistente aumento dei costi di produzione.

Bene la meccanica, la moda e l’alimentare, cali export più sensibili per la ceramica e per i metalli. Cina e Stati Uniti sono i mercati più importanti nei quali l’export emiliano-romagnolo diminuisce, cresce il mercato francese e tiene quello tedesco, nonostante la recessione che sta interessando la Germania.

In controtendenza agli altri indicatori economici l’occupazione in Emilia-Romagna aumenta. Secondo
l’indagine Istat nel secondo trimestre dell’anno l’occupazione complessiva è cresciuta dell’1,2 per cento, variazione che sale al 3,7 per cento per l’industria. In valori assoluti l’aumento nell’industria equivale a oltre 20mila nuovi occupati.

A fine giugno 2023 il manifatturiero emiliano romagnolo conta circa 1.500 imprese in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente, ma anche 6.500 occupati in più.

Prosegue il processo di rafforzamento strutturale del manifatturiero regionale, passaggio ineludibile per poter accedere ai nuovi fattori competitivi che le transizioni in atto − quella digitale e quella ecologica su tutte – richiedono.

«I cambiamenti in corso e quelli che verranno – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – stanno determinando profonde trasformazioni nel nostro sistema produttivo. Ne sono un esempio la filiera dell’automotive alle prese con una profonda ristrutturazione dettata dalla transizione energetica, e la filiera dell’edilizia obbligata a ripensarsi col venir meno degli incentivi. Quello che appare certo è che ci aspettano mesi ricchi di sfide e di scelte da compiere, scelte sulle quali si giocherà la competitività delle imprese e, in definitiva, del nostro territorio».

Secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il mercato del credito continua
a vedere una riduzione di domanda per effetto dell’intensità della stretta monetaria in atto.

Ne consegue un andamento dei prestiti alle imprese che in Emilia-Romagna è risultato in calo nel secondo
trimestre 2023 (-3,2% anno su anno a giugno) sebbene meno intenso del -5% osservato a livello nazionale (i dati qui commentati sono riferiti ai prestiti escluse le sofferenze). Già dall’avvio a luglio 2022 del ciclo di rialzi dei tassi di politica monetaria, in Emilia-Romagna il conseguente rallentamento dei prestiti alle imprese è stato meno marcato che a livello Italia.

SINTESI

Confindustria Emilia-Romagna: Peggiora il clima di fiducia per la seconda metà del 2023. L’economia regionale rallenta il ritmo di espansione. Consumi e investimenti risentono degli alti tassi di interesse, l’export è in frenata, tiene l’occupazione. Dalla rimodulazione del PNRR ci attendiamo risorse per gli investimenti delle imprese

Unioncamere Emilia-Romagna: I numeri mostrano un sensibile rallentamento dell’economia regionale, analogamente a quanto avviene in larga parte del mondo. Incidono dinamiche congiunturali, come l’inflazione che permane su valori elevati, così come affiorano aspetti di natura strutturale che necessitano di essere ripensati per intercettare e portare a valore le grandi transizioni in atto

Intesa Sanpaolo: In Emilia-Romagna prestiti alle imprese in calo nel secondo trimestre 2023 (-3,2% anno su anno a giugno) ma meno intenso del -5% a livello nazionale. La migliore performance è spiegata dai prestiti all’industria. A fronte del minore ricorso al credito, è proseguito l’utilizzo di risorse dai depositi delle imprese, ma in misura moderata. La disponibilità di liquidità delle imprese rimane molto ampia nel confronto storico.

«Le previsioni delle imprese da qui a fine anno – ha dichiarato la Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Annalisa Sassi in occasione della conferenza stampa del 28 settembre 2023 di presentazione dell’indagine congiunturale e delle previsioni per i prossimi mesi – confermano il peggioramento del clima di fiducia degli imprenditori.  L’industria dell’Emilia-Romagna dimostra una buona capacità di tenuta, ma le variabili esterne sono sempre più incerte e anche la proiezione al 2024 mostra un quadro difficile. L’economia dell’area euro, in un contesto geopolitico mondiale complesso, continua ad essere penalizzata dal costo dell’energia. In Italia imprese e famiglie devono fare i conti con inflazione e costo del credito elevati, che deprimono gli investimenti.

Il quadro generale di incertezza, gli alti tassi di interesse e il rallentamento della domanda – sottolinea la Presidente – stanno rallentando gli investimenti nel nostro territorio, che risente anche delle ricadute negative delle alluvioni di maggio. In una fase di transizione come questa gli imprenditori devono essere nelle condizioni di investire sempre di più. Per questo contiamo che la rimodulazione del PNRR consenta di sostenere gli investimenti delle imprese, che non troverebbero altrimenti spazio nella Finanziaria».

L’indagine semestrale sulle previsioni delle imprese, realizzata da Confindustria Emilia-Romagna in collaborazione con le Associazioni e Unioni Industriali della regione, evidenzia un forte raffreddamento rispetto ad inizio anno.

Solo il 28% degli imprenditori prevede un aumento della produzione da qui a fine anno, ma con un saldo ottimisti-pessimisti molto ridimensionato: 9 punti rispetto ai 23 punti di inizio 2023. Il 53% si aspetta un andamento stazionario. Negative le aspettative sull’andamento degli ordini dall’estero, attesi in crescita dal 20% delle aziende, con un saldo ottimisti/pessimisti di -4,9 punti (era 20 punti ad inizio 2023). Sostanzialmente stazionarie le previsioni sull’occupazione, con tre imprenditori su quattro che non si attendono cambiamenti, ma il saldo ottimisti pessimisti che scende a 10 punti rispetto ai 22 di inizio anno.

Maggior pessimismo tra le medie imprese rispetto alle piccole e grandi, in un contesto di generale ridimensionamento  delle aspettative su produzione e ordini. Rispetto ai settori la produzione è attesa in crescita nell’alimentare, nelle macchine elettriche, nella carta/stampa, mentre sono negative le previsioni dei settori tessile/abbigliamento, gomma plastica, ceramica e chimica.

L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna ha coinvolto un campione di 428 imprese associate appartenenti ai settore manifatturiero e servizi, per un totale di oltre 60.000 addetti con un fatturato complessivo di circa 23 miliardi di euro, di cui 8,3 proveniente dall’estero.