(Sesto Potere) – Bologna – 8 ottobre 2025 – “Abbiamo chiesto immediatamente al nostro governo una forte presa di posizione verso l’amministrazione americana per risolvere questo problema. Sappiamo che il ministero si è già attivato e che la nostra diplomazia è al lavoro per evitare questa stangata per le imprese italiane”.
Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta il super dazio del 107% sulla pasta italiana che gli Stati Uniti si appresterebbero a imporre sul prodotto simbolo del Made in Italy alimentare.
La decisione a seguito dell’indagine del Dipartimento del Commercio USA che rileverebbe dumping sui prezzi da parte di alcune case produttrici di pasta italiane.
Oltre al 15% dei dazi imposti ad agosto da Trump, dal 1° gennaio 2026 si sommerebbe, in base a quanto rilevato dal Dipartimento, un ulteriore 91,74% che verrebbe applicato alle importazioni di questo prodotto dall’Italia.
“Una doccia gelata ingiusta. Il mercato statunitense è fondamentale per le nostre produzioni, e ancor più per la pasta, apprezzata dai cittadini americani proprio per la qualità e la bontà riconosciuta in tutto il mondo”.
“Una decisione del genere – conclude Giansanti – avrebbe ripercussioni sull’intera filiera grano-pasta, a svantaggio delle imprese, dei lavoratori e di tutti i consumatori. La filiera agroalimentare italiana agisce da sempre con correttezza sui mercati internazionali e siamo fiduciosi che, insieme al nostro governo, si possa superare questa ipotesi di super dazio”.
E non è tutto.
C’è anche il tema della crisi interna della filiera, con meno il 30% di semine in Emilia-Romagna, uno dei “granai” d’Italia.
“A chi sta davvero a cuore la difesa del grano made in Italy?» – l’allarme del presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Marcello Bonvicini: con costi quasi raddoppiati e quotazioni ferme a 5 anni fa, seminare grano oggi non conviene più.”
L’Emilia-Romagna produce il 35% del grano tenero e il 12% del duro nazionale.
“Ma senza un riequilibrio nelle filiere e misure di sostegno concrete, rischiamo di perdere competitività e identità. Serve un impegno serio per tutelare i cerealicoltori, ridisegnare i rapporti di filiera e garantire la giusta remunerazione:” avverte Confagricoltura Emilia-Romagna.
In Emilia-Romagna, il grano è coltivato in tutte le province, ma le maggiori superfici dedicate sono concentrate nelle pianure, con picchi di produzione in Bologna, Ferrara e Ravenna, che formano un quadrilatero dove la produzione è più intensa. Ma anche Modena, Piacenza, Parma, Forlì-Cesena e Rimini hanno produzioni significative di grano tenero e duro.