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Clima, Coldiretti: sparito 1 litro d’acqua su 5, sos fame e sete nelle stalle

(Sesto Potere) – Bologna – 14 maggio 2024 – Lo scorso anno è sparito in Italia un litro d’acqua su cinque con un calo della disponibilità idrica del 18% che pesa su coltivazioni e stalle, dove manca foraggio e acqua per gli animali in un inizio 2024 che si è classificato come il più caldo di sempre, con una temperatura superiore di 1,84 gradi alla media storica.

Questo è l’allarme lanciato da Coldiretti sulla base di dati Ispra e Cnr di Bologna in occasione dell’incontro a Palazzo Rospigliosi a Roma organizzato con Anbi e Fondazione Univerde, nell’ambito della premiazione del concorso fotografico Obiettivo Acqua, con la presenza del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, assieme a Luca De Carlo, Presidente Commissione Agricoltura e Produzione Agroalimentare Senato, Francesco Vincenzi, Presidente Anbi, Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione Univerde, Nazario Palmieri, Generale Comandante Carabinieri Tutela Forestale e Parchi, Francesca Salvemini, Capo Segreteria tecnica Mase, Aldo Mattia, Membro Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici Camera dei deputati, Vincenzo Gargano, direttore Anbi.

 La situazione è gravissima al Sud dove sono ingenti i danni causati dalla mancanza d’acqua alle coltivazioni e nelle stalle dove gli allevatori sono sempre più in difficoltà a garantire l’alimentazione degli animali, con i pascoli bruciati e i pozzi secchi per l’assenza di pioggia. In Sicilia, dopo le richieste avanzate da Coldiretti, il Governo ha decretato lo stato di emergenza.

Pozzi artesiani a secco anche in Puglia come le tasche degli agricoltori costretti a fronteggiare i prezzi in aumento mentre sono in sofferenza alberi da frutti, orti e stalle in cui manca il foraggio compreso quello per il fasciato, il fieno umido utile ai cavalli. E sul grano si stima un calo tra il 20% e il 30% con la situazione più difficile che si registra in provincia di Foggia. Un problema per l’intera produzione nazionale considerato che la Puglia rappresenta tradizionalmente il Granaio d’Italia

Danni anche in Basilicata dove il persistere della mancanza di pioggia che ha colpito le coltivazioni di cereali, durante la fase di fine accestimento, levata, botticella, spigatura, fioritura e le coltivazioni foraggere. Richiesto lo stato di calamità da Coldiretti Basilicata e il 16 è stato convocato un tavolo dalla Regione per contrastare una situazione drammatica. rave siccità anche in Sardegna, dove le zone più colpite sono la Baronia, la bassa Gallura e l’Ogliastra e l’intero Sud dell’isola. O

In tutte le regioni interessate la crisi idrica ha determinato un calo drastico nelle rese di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi necessario a garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, già in rialzo anche a causa dell’attuale crisi per i conflitti in Ucraina e in Israele

Una situazione drammatica dinanzi alla quale la Coldiretti rilancia la proposta di un piano invasi con pompaggio sul quale sono arrivate le prime risposte nell’ultimo Dl Agricoltura. Si tratta di un progetto immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità.

“L’obiettivo è raddoppiare la raccolta di acqua piovana – spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – garantendone la disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni.  Fondamentale in tale ottica il recupero degli invasi già presenti sul territorio attraverso un’opera di manutenzione. Ma dinanzi agli effetti sempre più dirompenti dei cambiamenti climatici occorre anche sviluppare soluzioni di agricoltura 4.0, dagli strumenti di precisione all’intelligenza artificiale – conclude Prandini – che solo per l’irrigazione consentono una riduzione del consumo di acqua stimata tra il 30% e il 40%”.