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Carovita, Istat: per le famiglie italiane strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi

(Sesto Potere) – Roma – 24 ottobre 2023 – Nel 2022, la stima della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è di 2.625 euro in valori correnti, in forte aumento (+8,7%) rispetto ai 2.415 euro del 2021. Tale incremento, tuttavia, non corrisponde a un maggiore livello di spesa per consumi anche in termini reali. Infatti, considerata la forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 (+8,7% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA), la spesa in termini reali rimane sostanzialmente inalterata.

Poiché la distribuzione dei consumi è asimmetrica e più concentrata nei livelli medio-bassi, la maggioranza delle famiglie spende un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano (il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali), il 50% delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2022 una cifra non superiore a 2.197 euro (2.023 euro nel 2021).

Le famiglie hanno posto in essere strategie di risparmio per far fronte al forte aumento dei prezzi che ha caratterizzato il 2022, in parte grazie a quanto accumulato negli anni di crisi dovuta al Covid. Nel 2020 e nel 2021, infatti, il tasso di risparmio lordo delle famiglie consumatrici è stato, rispettivamente, del 15,6% e del 13,2%, prima di ridiscendere ai livelli pre-Covid attestandosi attorno all’8%. In molti casi si è trattato anche di modificare le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare. Il 29,5% delle famiglie intervistate nel 2022 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e/o la qualità del cibo acquistato. Comportamento che trova conferma anche nei dati Istat sul commercio al dettaglio, che registrano in media, nel 2022, per la vendita di beni alimentari, un aumento tendenziale in valore (+4,6%), soprattutto nei discount, e una diminuzione in volume (-4,3%).

Più in dettaglio, nel 2022, a fronte del marcato incremento dei prezzi di Alimentari e bevande analcoliche (+9,3% la variazione su base annua dell’IPCA), le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 3,3% rispetto all’anno precedente (482 euro mensili, pari al 18,4% della spesa totale): il 21,5% della spesa alimentare è destinato alla carne, il 15,7% a cereali e a prodotti a base di cereali, il 12,7% a ortaggi, tuberi e legumi, il 12,0% a latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova, l’8,5% alla frutta e il 7,9% a pesce e frutti di mare.

Divari territoriali sempre elevati
L’incremento delle spese delle famiglie in termini correnti è diffuso su tutto il territorio nazionale, ed è particolarmente intenso nelle Isole (+10,7%), seguite dal Centro (+9,6%) e dal Sud (+9,5%), mentre Nord-ovest e Nord-est si mantengono al di sotto del valore nazionale (rispettivamente, +8,1% e +7,5%). I livelli di spesa più elevati, e superiori alla media nazionale, continuano comunque a registrarsi nel
Nord-ovest (2.900 euro), nel Nord-est (2.845 euro) e nel Centro (2.795 euro), mentre sono più bassi (e inferiori alla media nazionale) nelle Isole (2.196 euro) e nel Sud (2.118 euro). Nel 2022, nel Nord-ovest si spendono in media circa 782 euro in più del Sud (e cioè il 36,9% in più), mentre rispetto alle Isole il vantaggio del Nord-ovest in valori assoluti è di 703 euro (pari al 32,0% in più).

In Trentino-Alto Adige e Lombardia la spesa media più alta
Nel Sud e nelle Isole, dove le disponibilità economiche sono generalmente minori, a pesare di più sulla spesa delle famiglie sono le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, come quelle per Alimentari e bevande analcoliche: nel 2022 questa quota di spesa arriva al 23,8% nel Sud e al 23,0% nelle Isole mentre si ferma al 16,2% nel Nord-ovest.
Anche nel 2022 le regioni con la spesa media mensile più elevata sono Trentino-Alto Adige (3.466 euro) e Lombardia (3.051 euro), mentre Puglia e Calabria sono quelle con la spesa più contenuta, rispettivamente 1.983 e 1.839 euro mensili. La quota più alta per Alimentari e bevande analcoliche si registra proprio in Calabria, dove si attesta al 26,8%, a fronte del 18,4% osservato a livello nazionale e del 12,8% del Trentino-Alto Adige.
Rispetto al 2021, la spesa aumenta significativamente in quasi tutte le regioni, con le sole eccezioni di Valle D’Aosta-Vallée d’Aoste, Friuli Venezia-Giulia e Calabria, dove le variazioni osservate non sono statisticamente significative. Gli aumenti maggiori si registrano in Liguria (+19,3%) e in Trentino-Alto Adige (+17,2%); attorno al 12% la crescita di Toscana, Molise, Basilicata, Puglia e Sicilia, mentre la spesa aumenta dell’11% circa nelle Marche e in Abruzzo, Campania e Piemonte. In linea con il dato nazionale la crescita in Emilia-Romagna. Gli incrementi più contenuti si osservano nel Lazio (+7,7%) e in Umbria (+6,9%), Lombardia (+5,6%) e Veneto (+5,4%).
I livelli e la composizione della spesa variano anche a seconda della tipologia del comune di residenza. Nel 2022, come in passato, le famiglie spendono di più nei comuni centro di area metropolitana, anche per effetto della maggiore presenza di famiglie appartenenti a ceti mediamente più elevati: 2.928 euro mensili, contro i 2.671 euro dei comuni periferici delle aree metropolitane e di quelli con almeno 50mila
abitanti e i 2.503 euro dei comuni fino a 50mila abitanti che non appartengono alla cerchia periferica delle aree metropolitane.

Leggera crescita del divario di spesa tra famiglie di italiani e famiglie con stranieri
Nel 2022, il divario tra la spesa delle famiglie composte solamente da italiani (2.682 euro) e quella delle famiglie con almeno uno straniero (2.026 euro) è di 656 euro (+32,4%, dal +30,3% del 2021).
Considerando invece le famiglie composte solo da stranieri, il divario sale a 952 euro (+55,0%, da +52,7% nel 2021). Si accentua dunque leggermente il divario, avendo le famiglie di soli italiani aumentato la loro spesa rispetto all’anno precedente più delle altre: +8,8%, a fronte del +7,9% delle famiglie miste e del +7,2% di quelle di soli stranieri.

Cala la spesa in termini reali per i meno abbienti, cresce per i più abbienti
Tra il 2021 e il 2022 la dinamica della spesa equivalente delle famiglie tra i diversi quinti non è particolarmente diversificata, e va da un minimo di +9,0% per il terzo e il quarto quinto a un massimo di +9,9% per il secondo quinto (+9,2% a livello nazionale). Per le famiglie del primo quinto è pari a +9,3%, per quelle dell’ultimo quinto a +9,1%.
Per una corretta lettura dei dati va tuttavia attentamente considerato l’andamento dell’inflazione per classi di spesa. L’impatto della crescita dei prezzi al consumo, che per l’intera popolazione è pari all’8,7%, si dimostra infatti più elevato per le famiglie del primo quinto (+12,1% su base annua), ed è via via più contenuto al crescere del quinto di appartenenza, fino ad arrivare al +7,2% per le famiglie dell’ultimo quinto. Tale dinamica è peraltro analoga a quella già registrata nel 2021, anche se su livelli molto più bassi (l’indice nazionale era, allora, pari a +1,9%), ed è dovuta fondamentalmente all’aumento dei prezzi per l’abitazione (+35,0% nel 2022) e per gli alimentari (+9,3%), che pesano relativamente di più sul budget delle famiglie meno abbienti, ed in misura minore ai prezzi dei trasporti (+9,7%).
In termini reali, dunque, la spesa equivalente diminuisce del 2,5% per le famiglie meno abbienti, mentre per le famiglie più abbienti aumenta dell’1,8% (+0,4% a livello nazionale). Le famiglie del primo quinto, peraltro, erano state le uniche a registrare già nel 2021 una variazione negativa rispetto all’anno precedente, nonostante la fase di parziale ripresa dal crollo dei consumi avvenuto nel 2020 a causa
della pandemia da Covid. Nel 2022, registrano variazioni negative in termini reali anche le famiglie del secondo (-0,6%) e del terzo quinto (-0,4%), mentre quelle del quarto quinto aumentano le spese reali dello 0,4%.