(Sesto Potere) – Bologna – 20 dicembre 2023 – Lo scorso 14 dicembre l’Istat ha rilasciato il rapporto BesT Emilia-Romagna, un importante strumento di lettura del Benessere Equo e Sostenibile della nostra regione, fotografato attraverso una serie di indicatori raggruppati in 11 aree di interesse.
A seguito di questa uscita, l’Ufficio Territoriale Istat – Area Nord-Est ha organizzato una conferenza stampa che si svolge oggi mercoledì 20 dicembre, alle ore 10:00, presso la sede regionale Istat dell’Emilia-Romagna (in Galleria Cavour, 9) a Bologna.
Prende avvio da quest’anno la collana regionale dei Report BesT, che offre un’analisi integrata degli indicatori Bes dei Territori (BesT).
Il sistema di indicatori BesT, riferiti alle province e città metropolitane italiane, che l’Istat diffonde annualmente dal 2018, comprende un ampio set delle misure del Benessere equo e sostenibile (Bes) e le integra con ulteriori indicatori di benessere in grado di cogliere le specificità locali.
Nell’edizione 2023 gli indicatori sono in totale 70, distribuiti in 11 dei 12 domini del Bes.
Ciascun Report BesT presenta il profilo di benessere della regione e delle sue province sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti. Queste letture, proposte annualmente, si completano con alcuni indicatori sul territorio, la popolazione, l’economia.
I Report BesT sono disponibili alla pagina Il Bes dei Territori del sito web dell’Istat, dove è possibile accedere anche ai dati, ai metadati e agli strumenti di esplorazione e visualizzazione interattiva degli indicatori BesT.
Sintesi dei principali risultati
Il Bes dei territori dell’Emilia Romagna
Le province dell’Emilia-Romagna hanno livelli di benessere relativo più alti rispetto alla media italiana e in linea con il complesso dei territori del Nord-est.
Classificando le province italiane in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) sul complesso degli indicatori disponibili per l’ultimo anno di riferimento (2020-2022), il 24,8 per cento delle misure colloca le province dell’Emilia Romagna nella classe di benessere più elevata; nel complesso il 55,2 per cento delle misure le assegna alle classi medio-alta e alta (la media delle province del Nord-est è rispettivamente 29,3 e 56,1 per cento).
I segnali di svantaggio sono meno frequenti. Poco meno del 30 per cento delle misure si concentra nella coda della distribuzione, ovvero nelle due classi di benessere relativo più basse tra le cinque considerate (la media delle province del Nord-est è 25,2 per cento).
I risultati migliori
Nell’ultimo anno i livelli di benessere relativo più elevati si osservano a Bologna (con il 62,3 per cento degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta e il 24,6 per cento nelle classi bassa e mediobassa) e a Parma con percentuali del 59,0 nelle classi testa e 21,3 in quelle di coda.
Confrontando i domini, quello relativo a Lavoro e conciliazione dei tempi di vita è l’ambito nel quale l’Emilia-Romagna e le sue province detengono i vantaggi più diffusi, con la quasi totalità degli indicatori nella classe di benessere relativo medio-alta (37,0 per cento) e alta (46,3 per cento) e solo l’1,9% nella classe più bassa. Anche per gli indicatori di Salute e Istruzione e Formazione, le province emilianoromagnole riportano in prevalenza buoni risultati (rispettivamente 74,1 e 69,1 per cento nelle classi alta e medio-alta) con valori molto contenuti nella classe bassa (rispettivamente 1,9 e 3,7 per cento).
I punti di debolezza
Le province più svantaggiate della regione sono Rimini e Piacenza, che nell’ultimo anno si trovano nelle due classi di coda della distribuzione nazionale rispettivamente per il 39,4 e il 36,1 per cento degli indicatori.
Punti di debolezza emergono con frequenza nei domini Ambiente, dove poco meno della metà delle misure provinciali ricade complessivamente nelle classi bassa e medio-bassa (48,1 per cento) e Sicurezza (37,0 per cento). Anche in Emilia Romagna come nel contesto nazionale il Paesaggio e patrimonio culturale è il dominio con la maggiore incidenza di indicatori nella classe di benessere relativo bassa e medio bassa (92,6 per cento).
Le disuguaglianze territoriali
I maggiori squilibri si osservano nel profilo della provincia di Reggio nell’Emilia, con un’alta percentuale di indicatori sia nelle due classi più alte che nelle due più basse.
Nei domini Istruzione e formazione, Sicurezza e Qualità dei servizi buona parte degli indicatori evidenzia ampi divari tra la provincia con i risultati migliori e quella con i risultati peggiori. Invece, la distanza tra le province emiliano-romagnole è minima per gli indicatori dei domini Ambiente, Politica e istituzioni e Relazioni sociali.
L’Emilia Romagna tra le regioni Europee
L’Emilia Romagna mostra risultati migliori rispetto alla media Ue27 per cinque dei nove indicatori BesT disponibili per il confronto con le regioni europee.
Speranza di vita alla nascita e Mortalità infantile nel dominio Salute (25°e 54°posto su 234 regioni, anno 2021).
Tasso di occupazione delle persone di 20-64 anni nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (143° posto su 234 regioni per cui il dato è disponibile, anno 2022).
Partecipazione elettorale nel dominio Politica e istituzioni (18° posto sulle 226 regioni per cui il dato è disponibile, anno 2019).
Propensione alla brevettazione nel dominio Innovazione, ricerca, creatività (27° posto sulle 189
regioni per cui il dato è disponibile, anno 2019).
I restanti quattro indicatori, relativi ai domini Istruzione e formazione e Ambiente sono su livelli più bassi o in linea alla media Ue27.
Emilia Romagna: il territorio, la popolazione, l’economia
Il territorio dell’Emilia Romagna, al 1° gennaio 2023 comprende 330 Comuni, 8 Province e una Città metropolitana. Il 41,6 per cento della popolazione vive in piccole città e sobborghi e il 38,5 per cento in città. Nelle aree interne, distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, risiede il 22,5 per cento (22,7 per cento la media italiana).
Al 1° gennaio 2023 la popolazione regionale supera i 4,4 milioni di abitanti e rappresenta il 7,5 per cento della popolazione italiana. La dinamica demografica resta moderatamente negativa (-0,8 per cento dal 1° gennaio 2020, -1,3 la variazione a livello nazionale).
L’economia regionale è orientata al settore manifatturiero: gli occupati nell’industria in senso stretto sono il 22,8 per cento (16,9 per cento la media nazionale), ma è anche vocata alle produzioni agricole e al settore dei servizi. Il valore aggiunto complessivo generato dal sistema produttivo regionale nel 2020 è di 137.439 milioni di euro correnti (30.875 euro per abitante), il 9,1 per cento del valore aggiunto nazionale.