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89% lavoratori chiede di essere ascoltato e 61% vuole più attenzione alla qualità della loro vita. Ricerca Censis-Eudaimon

(Sesto Potere) – Roma – 21 febbraio 2024 –  Presentato oggi a Roma, presso la Biblioteca del Senato, il 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, uno degli strumenti più efficaci per integrare i redditi dei lavoratori.

Dalla ricerca emerge un quadro in cui i lavoratori in Italia sono sempre di più e tra loro aumentano consapevolezza e apprezzamento del welfare aziendale. Oggi l’81,8% degli occupati dichiara di sapere cosa sia il welfare aziendale, in particolare il 32,7% in modo preciso e il 49,1% per grandi linee mentre solo il 18,2% dichiara di non sapere cosa sia.

Se nel 2018 solo il 19,6% conosceva bene questo strumento, ora la percentuale è salita al 32,7% e l’84,3% degli occupati lo vorrebbe potenziato. Una crescita che s’inserisce in un quadro occupazionale in costante evoluzione positiva: tra 2012 e 2022 il tasso d’impiego è cresciuto del 3,5%.  I lavoratori, però, sono sempre più disaffezionati al lavoro, chiedono di essere ascoltati (89%) e reclamano più attenzione alla qualità della loro vita (61%).

Tutti numeri indicati nel Rapporto Censis-Eudaimon  risultano quindi in positivo rispetto al passato.

LA RICERCA

Presentato oggi a Roma presso la Biblioteca del Senato il 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, leader nei servizi per il welfare aziendale, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e OVS.
Una ricerca che svela come i lavoratori in Italia siano sempre più consapevoli ed apprezzino i vantaggi del welfare aziendale.

Il 2022 ha fatto registrare, infatti, il dato più alto di sempre con 23,1 milioni di occupati in Italia (+3,5% rispetto al 2012). In 10 anni il tasso di occupazione è passato, tra 2012 e 2022, dal 56,1% al 60,1%, con incrementi percentuali sia per gli uomini (dal 65,5% al 69,2%) sia per le donne (dal 46,8% al 51,1%). L’evoluzione del mondo del lavoro e le dinamiche relative alla staticità dei salari e alla diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori hanno anche aumentato la consapevolezza attorno al welfare aziendale, vale a dire l’insieme di benefit e prestazioni erogati ai dipendenti dai datori di lavoro. Una svolta graduale iniziata nel 2016 quando la Legge di Stabilità lo ha trasformato in uno degli strumenti più efficaci per integrare i redditi dei lavoratori, da troppo tempo fermi o comunque segnati da un ritmo di crescita molto lento. Dopo un periodo contraddistinto da un diffuso scarso interesse, anno dopo anno i lavoratori hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarne i benefici: oggi l’81,8% degli occupati dichiara di sapere cosa sia il welfare aziendale, in particolare il 32,7% in modo preciso e il 49,1% per grandi linee mentre solo il 18,2% dichiara di non sapere cosa sia. Tutti numeri in positivo rispetto al passato. Se nel 2018 solo il 19,6% conosceva bene questo strumento, ora la percentuale è cresciuta del 67%. Di conseguenza cresce anche la percentuale di chi lo conosce (+21%), mentre ovviamente crolla quella di chi non lo conosce per nulla: 6 anni fa era addirittura del 39,8% mentre ora si è più che dimezzata con un calo del 54%.

Tra i lavoratori che beneficiano di welfare aziendale vorrebbe che fosse potenziato l’84,3%, mentre tra coloro che non ne beneficiano l’83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. L’apprezzamento arriva al punto che il 79,5% degli occupati vedrebbe con favore un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. I lavoratori guardano anche alla sua evoluzione e l’89,2% degli occupati vorrebbe la personalizzazione del welfare aziendale, con offerte modulate sulle singole esigenze di ciascuno. Ma non è tutto: il 72,4% apprezzerebbe un consulente di welfare che li supportasse nell’affrontare eventuali problemi con la sanità, la previdenza, la scuola dei figli, ecc. Un altro desiderio riguarda la semplificazione: il 79,3% vorrebbe che i servizi di welfare aziendale fossero accessibili e gestibili tramite app su smartphone perché ne faciliterebbe l’utilizzo. Sono tutti dati che confermano come il welfare aziendale non sia più un oggetto misterioso per i lavoratori e che certificano un alto apprezzamento trasversale. All’espansione di questi anni il welfare aziendale ha accompagnato il suo consolidamento in termini di riconoscimento e positiva valutazione da parte dei lavoratori.

In particolare la personalizzazione del welfare, modulata sul singolo lavoratore, garantirebbe diversi benefici. Diventerebbe essenziale un’attività di dialogo diretto con cui si enucleano bisogni, desideri e aspettative da un lato e si indicano possibili soluzioni dall’altro. Un confronto può diventare vantaggioso visto quanto è apprezzata dai lavoratori la percezione di essere ascoltati, di avere canali efficaci di dialogo, ancor più se poi sono in grado di attivare supporti e soluzioni per problematiche. Infine, i lavoratori sono sempre più disaffezionati al lavoro, chiedono di essere ascoltati (89%) e reclamano più attenzione alla qualità della loro vita (61%).

IL COMMENTO

“Conoscenza e apprezzamento sono segnali incoraggianti, sintomi di un fenomeno in costante diffusione e ormai consolidato, soprattutto come conseguenza di esigenze socio-politiche negli ultimi anni – spiega Alberto Perfumo, (nella foto in alto) fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon –  Ciò che senza dubbio emerge dal Rapporto, è la necessità di un salto culturale del welfare aziendale, che poi è la riscoperta della sua identità, per cogliere le sfide del momento e per rispondere efficacemente ai bisogni di aziende e lavoratori. Le prime si trovano a fare i conti con un mercato del lavoro sempre più competitivo ma con sempre meno mezzi per giocare la partita dell’attraction e della retention. I secondi, disaffezionati al lavoro, esprimono una domanda di ascolto, riconoscimento e attenzione al proprio benessere. Entrambi sono consapevoli che il welfare aziendale, oltre alle ormai consolidate ma fuorvianti finalità retributive, possa contribuire concretamente al benessere dei lavoratori attraverso un approccio nuovo, individuale, attivo, che superi l’obsoleto approccio riparativo o rivolto solo a lavoratori in difficoltà e che invece migliori la qualità della vita di tutti”.