(Sesto Potere) – Roma – 25 luglio 2025 – Nell’ambito dell’Accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Istat ha predisposto la rilevazione sugli stereotipi di genere e l’immagine sociale della violenza presso i ragazzi e le ragazze, stereotipi che, come riportato nella Convenzione di Istanbul, giocano un ruolo fondamentale per comprendere la dimensione culturale delle radici della violenza. L’articolo 12, infatti, segnala la necessità di “modificare i comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini”. Nella rilevazione sono raccolte le opinioni sui ruoli di genere, gli stereotipi sulla violenza sessuale, la tolleranza della violenza e la relazione di coppia.
Dai dati emerge una chiara interrelazione tra i temi oggetto di analisi.
Il rapporto di coppia immaginato soprattutto come un sostegno
Quando si chiede ai giovani di 14-19 anni quali siano gli aspetti più importanti in un rapporto sentimentale, la maggior parte (il 48,1%) segnala “il sostenersi a vicenda nei momenti difficili”, seguono la sincerità, la fedeltà, il capirsi, mentre appaiono residuali, intorno al 10%, l’attrazione fisica, l’avere gli stessi interessi e la bellezza fisica. Solo la bellezza fisica supera il 14% per i maschi. La visione dei ragazzi e delle ragazze non è particolarmente diversa, sebbene le ragazze apprezzino di più il sostenersi reciprocamente, la sincerità e la fedeltà.
Tra le affermazioni proposte ai giovani sulla coppia vi è anche “la gelosia è un modo per dimostrare amore”, un’idea ancora importante per i ragazzi e le ragazze, che riguarda poco meno di un terzo dei giovanissimi (29,1%), raggiunge il massimo per i ragazzi di 14-16 anni (41,3%) ed è minima (15,4%) per le ragazze di 17 anni e più.
Molto diffusa l’idea che la bellezza sia più importante per le ragazze
Agli intervistati dagli 11 ai 19 anni è stato chiesto di esprimere il proprio grado di accordo (molto, abbastanza poco o per niente) verso alcuni luoghi comuni sui ruoli di genere. Condividono gli stereotipi più spesso i maschi rispetto alle femmine, i ragazzi di 14-16 anni rispetto ai più piccoli di 11-13 anni e i ragazzi stranieri rispetto agli italiani.
Gli stereotipi più comuni sono nel seguente ordine “risultare belle o belli è più importante per le ragazze che per i ragazzi”, “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche”, “i ragazzi sono più portati delle ragazze nelle materie scientifiche, ingegneristiche e tecnologiche”, “avere successo sul lavoro è più importante per l’uomo che per la donna”.
Questi stereotipi si presentano come opinioni comuni e spesso accettate acriticamente, ma in realtà rafforzano dinamiche discriminatorie e ostacolano il raggiungimento della parità tra uomini e donne.
Nello stereotipo più diffuso la donna è valorizzata solo per la bellezza. Questa idea è appoggiata dal 56,4% degli 11-19enni, per i ragazzi l’accordo è maggiore (58,6%), ma è molto elevato anche per le ragazze (54,0%).
Lo stereotipo legato all’importanza dell’aspetto esteriore è più diffuso tra i ragazzi più grandi: è molto o abbastanza d’accordo il 51,0% degli 11-13enni contro il 60,1% dei 14-16enni e il 57,7% dei 17-19enni.
Il livello di accordo tra i ragazzi e le ragazze di cittadinanza straniera (59,1%) è più alto rispetto ai cittadini italiani, caratteristica questa che qualifica tutti gli stereotipi, a prescindere dagli anni di permanenza in Italia e dalle competenze linguistiche. Per l’aspetto della bellezza sono i giovanissimi romeni (61,6%) ad essere più spesso d’accordo con l’affermazione che “risultare belle o belli è più importante per le ragazze che per i ragazzi”.
Le differenze territoriali non sono in generale particolarmente pronunciate. La maggiore importanza attribuita alla bellezza per le ragazze è comunque un’idea più diffusa nel Nord-ovest (molto o abbastanza d’accordo il 59,2%) e meno nel Sud e nelle Isole (53,1%).
È la condizione socio-economica di appartenenza a caratterizzare maggiormente i ragazzi rispetto alle loro idee. I giovanissimi che sono meno d’accordo sugli stereotipi di genere vivono perlopiù in famiglie che hanno una condizione economica buona o sufficientemente buona e genitori con titoli di studio più alti, soprattutto le loro madri.
Ad esempio, la quota dei giovanissimi per i quali “risultare belle o belli è più importante per le ragazze” passa dal 59,6% al 56,0%, se si considerano rispettivamente quanti descriverebbero la situazione economica della propria famiglia come per niente buona/non molto buona rispetto a quelli con una situazione economica migliore, quota che scende al 53,3% se il padre ha anche un titolo di studio elevato (laurea o dottorato). Le posizioni più aperte si riscontrano tra i giovanissimi con la madre che ha la laurea o il dottorato.
Gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche
Altro stereotipo è quello per cui la donna trova realizzazione solo nella cura della casa e della famiglia, l’idea tradizionale che le responsabilità domestiche, come cucinare, pulire o prendersi cura dei figli, siano compiti esclusivamente femminili.
Questo stereotipo trova consenso presso il 24,9% degli intervistati (30,4% dei maschi e 19,2% delle femmine), a testimonianza di quanto possa essere lungo il cammino che sfata questo pregiudizio presso le donne stesse. Al crescere dell’età diventa progressivamente meno condivisa l’idea che gli uomini siano meno adatti alle faccende domestiche (27,6%, 25,8% e 21,8% l’accordo nelle tre classi di età considerate, 11-13, 14-16, 17 anni e più). Se si ha una madre laureata il grado di accordo è minore (22,5%).
I ragazzi sono più portati delle ragazze nelle materie scientifiche, ingegneristiche e tecnologiche
Il 21,2% degli intervistati pensa che “i ragazzi sono più portati delle ragazze nelle materie scientifiche, ingegneristiche e tecnologiche”, con una differenza tra i sessi di circa 16 punti percentuali (è d’accordo il 29,1% dei maschi e il 12,9% delle femmine), mentre le differenze legate all’età sono meno rilevanti rispetto allo stereotipo precedentemente esaminato. Lo stereotipo perpetua un ciclo di esclusione che limita le opportunità professionali delle donne, specialmente in campi ad alta crescita come la tecnologia e l’ingegneria.
I ragazzi stranieri (29,3%) hanno più stereotipi rispetto agli italiani (circa 9 punti percentuali in più, sia tra i maschi sia tra le femmine). L’idea che i ragazzi siano più portati delle ragazze nelle materie scientifiche è condivisa più spesso dagli ucraini (31,7%).
Anche in questo caso avere una madre più istruita, con laurea o dottorato, si traduce in minori idee precostituite (19,2% il grado di accordo contro 21,2%). Al contrario, tra le ragazze e i ragazzi stranieri nelle famiglie in cui il padre ha un titolo di studio più elevato aumenta la quota di quanti sono d’accordo con gli stereotipi legati al genere a proposito delle competenze nelle materie scientifiche (34,4% d’accordo).
Avere successo nel lavoro è più importante per l’uomo che per la donna
Questo stereotipo sottintende che la realizzazione personale di una donna debba passare principalmente attraverso la famiglia, la maternità o la cura degli altri, piuttosto che attraverso l’ambizione professionale o la carriera. Secondo questa visione il lavoro per la donna non è una priorità, ma qualcosa di secondario, utile solo per occupare il tempo, contribuire parzialmente al bilancio familiare o sentirsi realizzata in modo marginale. È questo, come si vedrà, lo stereotipo più connesso all’accettabilità della violenza contro le donne.
Questo stereotipo, che è il meno diffuso (14,6%), è il più divisivo tra i ragazzi e le ragazze: è d’accordo il 22,0% dei maschi e il 6,7% delle femmine.
La distanza nelle opinioni tra ragazzi stranieri e italiani è particolarmente accentuata: sono d’accordo con questa affermazione il 13,6% degli italiani e il 24,5% degli stranieri, dato che raggiunge il 34,9% tra i maschi stranieri.
Sono in particolare i ragazzi e le ragazze cinesi a sostenere maggiormente l’idea che “avere successo nel lavoro è più importante per l’uomo che per la donna” (28,0%).
Le posizioni più aperte si riscontrano tra i giovanissimi con la madre che ha la laurea o il dottorato: la maggiore importanza attribuita al successo sul lavoro degli uomini rispetto alle donne diminuisce all’11,7%, ed è pari al 5,2%, il minimo, per le ragazze che hanno una madre molto istruita. Per tutti gli stereotipi considerati non si registrano grandi differenze a livello territoriale tra Nord e Sud.
Donna responsabile della violenza sessuale subita: pregiudizio diffuso anche tra i giovani
Tra le nuove generazioni trova ancora spazio il pregiudizio legato alla violenza sessuale per cui la persona che la subisce ne è anche responsabile. Analogamente agli stereotipi di genere, sono più spesso i maschi e gli stranieri a pensarlo, sebbene con l’età queste convinzioni diminuiscano.
Questi stereotipi minano la credibilità delle vittime, portano a minimizzare o ignorare le loro esperienze, instillando l’idea che solo certi tipi di persone possano essere vittime di violenza sessuale; colpevolizzano le vittime e non permettono di evidenziare la colpa dell’aggressore. Inoltre, la colpevolizzazione della vittima alimenta il suo senso di vergogna e di isolamento e le rende ancora più difficile intraprendere il percorso della denuncia. Basti pensare ai rischi di essere vittimizzate due volte (la cosiddetta vittimizzazione secondaria) che spesso si verifica al momento della denuncia e nelle aule dei tribunali.
Frasi come “le donne dicono di no, ma in realtà vogliono dire sì” o “non può esserci violenza sessuale se non c’è stata resistenza fisica” sono esempi di come gli stereotipi alimentano e perpetuano un clima in cui l’abuso non viene affrontato con la gravità che merita.
Il 15,6% dei ragazzi e ragazze di 14-19 anni è molto o abbastanza d’accordo con l’idea che “le ragazze possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire” (23,5% per i maschi contro il 7,2% delle femmine).
Persistono anche stereotipi rispetto al consenso, con il 13,7% dei giovanissimi d’accordo sul fatto che “di fronte a una proposta sessuale le ragazze spesso dicono no, ma in realtà intendono sì”, idea condivisa da circa un ragazzo su cinque (19,5%), contro il 7,6% delle coetanee femmine.
“Una ragazza che subisce una violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe è almeno in parte responsabile” è un’affermazione che raccoglie il consenso del 12,1% dei 14-19enni, dato che raggiunge il 18,9% tra i maschi e scende al 4,9% delle femmine.
I ragazzi e le ragazze che hanno genitori con titolo di studio più alto hanno minori pregiudizi sulla violenza sessuale, ad esempio l’idea che il modo di vestire femminile possa provocare la violenza trova l’accordo del 12,1% dei ragazzi che hanno il padre con laurea o dottorato (19,3% tra i maschi e 3,9% tra le femmine) e scende al 10,9% la quota di chi pensa che “le ragazze dicano no di fronte ad una proposta sessuale, ma intendendo il contrario”; la responsabilità attribuita alla vittima di violenza nel caso sia ubriaca o sotto l’effetto di droghe è invece minima per ragazzi e ragazze con madre laureata (sono d’accordo rispettivamente il 16,5% e il 4,2%).
Il titolo di studio della madre ha una influenza nella diminuzione di tutti gli stereotipi di violenza sessuale, per i ragazzi e le ragazze, sia stranieri sia italiani.
Nel complesso sono il 23,1% i ragazzi e le ragazze che presentano almeno uno dei tre stereotipi riguardanti la violenza sessuale, 22,1% tra gli italiani e 34% tra gli stranieri.
La quota è minima per le ragazze italiane con più di 16 anni (9,2%) e massima per i ragazzi stranieri di 14-16 anni
(48,7%).
Considerando le diverse cittadinanze, sono i ragazzi e le ragazze cinesi (36,8%) a presentare quote maggiori di stereotipi, soprattutto rispetto alla provocazione legata al modo di vestire. Le ragazze ucraine (13%), seguite dalle albanesi (15,4%) e dalle romene (15,7%) presentano meno stereotipi sulla violenza sessuale.
Per questi stereotipi non esiste una particolare differenziazione sul territorio. Focalizzando l’attenzione sui soli ragazzi italiani, il pregiudizio che discrimina di più le risposte dei giovanissimi tra le ripartizioni è il modo di vestire come possibile provocazione, maggiormente indicato dai residenti nel Nord-est, con percentuali che raggiungono il massimo tra i ragazzi (29,3%) e il minimo tra le ragazze del Centro (5,2%), del Sud e delle Isole (5,8%). Il Centro e il Mezzogiorno presentano anche valori inferiori nell’attribuire la responsabilità della violenza alle ragazze, nel caso siano ubriache o siano sotto l’effetto di droghe.
Elevata l’accettabilità del controllo del cellulare e dei social network della propria ragazza
È molto elevata la percentuale di chi considera accettabile, sempre o in certe circostanze, che un ragazzo controlli abitualmente il cellulare o i social network della propria ragazza:risponde positivamente il 36% dei giovani, dato che raggiunge il 43,7% tra i ragazzi e il 27,7% tra le ragazze. L’abitudine all’utilizzo dei social e della condivisione della propria attività online, probabilmente, rende meno consapevoli dei rischi del controllo nella relazione di coppia, che è una forma di violenza psicologica spesso di poco antecedente lo stalking e la violenza fisica.
I giovani con più di 16 anni mostrano livelli più bassi di “accettabilità” rispetto al controllo, 32,6% contro il 39,5% dei 14-16enni.
I giovanissimi del Mezzogiorno ritengono accettabile il controllo nella coppia più spesso (38,2%) rispetto a quanto avviene nel Nord-est (35,5% degli intervistati). Di nuovo, anche in questo caso, la situazione socio-economica della famiglia e in particolare la maggiore istruzione dei genitori sono fattori che favoriscono la minore accettabilità del controllo del cellulare o dei social network della propria ragazza.
I ragazzi e le ragazze che ritengono importante la fedeltà e la bellezza fisica nella coppia mostrano livelli più elevati di accettazione del controllo nella coppia, così come chi è molto o abbastanza d’accordo con gli stereotipi di genere e sulla violenza sessuale. La “forza” degli stereotipi sulla violenza sessuale è dimostrata dal fatto che sono quelli associati soprattutto all’accettazione del “controllo nella coppia”, ritenuto sempre o in certe circostanze accettabile dal 57,1% dei ragazzi e delle ragazze portatori e portatrici di stereotipi sulla violenza
sessuale (rispetto alla media del 36%).
Meno elevati ma sempre importanti i dati sull’accettabilità della violenza fisica
Ai giovani con più di 13 anni sono state chieste anche opinioni rispetto a quanto sia accettabile la violenza nella coppia. I gradi di accettabilità della violenza fisica sono meno elevati rispetto a quelli del controllo, ma comunque preoccupanti: l’11,1% dei 14-19enni considera accettabile che in una relazione di coppia sia “normale che ci scappi uno schiaffo ogni tanto” e il 7,3% che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha flirtato con un altro ragazzo”.
Le ragazze e i più grandi, di nuovo, considerano meno accettabili questi comportamenti.
Rispetto ai ragazzi e alle ragazze italiane i coetanei stranieri ritengono più spesso accettabile sempre o in certe circostanze la violenza nella coppia. Tuttavia al crescere dell’età gli atteggiamenti degli stranieri sono meno stereotipati, mentre tra gli italiani, sono solo le ragazze più grandi (17-19 anni) a tollerare di meno la violenza.
Considerando solo i ragazzi e le ragazze di cittadinanza straniera, il 19,3% dei 14-16enni (23,2% per i maschi) ritiene accettabile che un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha flirtato con un altro ragazzo. Il 15,5% dei 17-19enni e il 20,3% dei 14-16enni reputa normale che in una relazione di coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto.
Diverse le opinioni sulla tolleranza della violenza fisica a livello territoriale
Opinioni molto diverse sono espresse dai ragazzi e dalle ragazze nel territorio: la tolleranza della violenza fisica nella coppia è minima nel Mezzogiorno e massima al Nord-est.
Il 5,4% dei ragazzi e le ragazze che vivono nel Sud e nelle Isole considera accettabile che un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha flirtato con un altro ragazzo, contro il 10,4% nel Nord-est; il 9,4% dei primi considera normale che in una relazione di coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto contro il 14,4% dei secondi.
Rispetto a come reagire di fronte ad una violenza, quasi tutti i giovanissimi (94,6%), pensano che le donne non dovrebbero sopportare la violenza all’interno della coppia, a maggior ragione se hanno dei figli . Un’opinione questa condivisa quasi all’unanimità tra i ragazzi e le ragazze, gli italiani e gli stranieri e nelle diverse ripartizioni.
“Le donne non dovrebbero sopportare la violenza dal partner” lo afferma il 96% delle ragazze e il 93,1% dei ragazzi, il 95% degli italiani, sia maschi sia femmine, e l’89,5% dei ragazzi e delle ragazze straniere. Nel Sud e Isole, la percentuale raggiunge il 95,8% rispetto al 93,3% del Nord-ovest e 93,9% del Nord-est.
Malgrado ciò, un 23,7% dichiara che quello che succede all’interno di una coppia è un fatto privato e nessuno ha il diritto di intromettersi, con valori sempre maggiori per i maschi (26,6%) rispetto alle ragazze (20,7%) e tra i 14-16enni (25,9%) rispetto ai 17-19enni (21,7%). La quota è maggiore per gli stranieri (36,8%) rispetto agli italiani (22,5%).
Al Sud e Isole è invece maggiore la percentuale (24,8%) di chi ritiene sia meglio non intromettersi, soprattutto tra i maschi (26,6%).