(Sesto Potere) – Roma – 5 novembre 2025 – Nella giornata di oggi, in mattinata, le Giornaliste Italiane scenderanno in piazza Capranica, a Roma, per un flash mob contro la diffusione di immagini e video pornografici falsificati tramite intelligenza artificiale. L’iniziativa – dal titolo: «Non con la mia faccia. #Io denuncio» – è nata nasce per sostenere tutte le donne, e in particolare le professioniste dell’informazione, vittime di contenuti digitali falsi e manipolati. E in Italia è un reato la diffusione non autorizzata di immagini realizzate con sistemi di I.A.
Obiettivo dell’iniziativa: sostenere le donne vittime di questa violenza e ricordare che diffondere illecitamente materiale realizzato con le nuove tecnologie è un reato. In Italia è stata approvata di recente una legge che lo punisce con la reclusione.
Anche Cristina Tassinari giornalista e Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Forlì aderisce all’iniziativa.
“Donne umiliate attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale da violenti vigliacchi che si nascondo dietro a un pc, che senza alcuna autorizzazione e commettendo un reato utilizzano immagine vere, reali del loro volto, messo però su corpi ‘impegnati’ in espliciti atti sessuali. Ogni giorno aumentano i casi di siti illegali che diffondono materiale pornografico realizzato con le nuove tecnologie e la violenza online assume i contorni di uno stupro digitale. Vittimeconosciute al grande pubblico o semplici cittadine, ignare dei bot e costrette ad affrontare una nuova forma di prevaricazione, che colpisce la sfera intima e mina la mente moltiplicando gli abusi. Una battaglia non cercata e sicuramente non voluta nella quale ci si sente inermi perché ogni diritto, anche quello fondamentale come il rispetto della dignità umana, sembra non avere più valore perché in rete con un clic si diventa merce, del mero materiale pornografico da scambiare”: evidenzia Cristina Tassinari.
L’obiettivo delle organizzatrici del flash mob è quello di puntare l’attenzione dell’opinione pubblica su un fenomeno che purtroppo prefigura scenari potenzialmente desolanti ma che l’Italia ha già iniziato a trattare per debellarlo alla radice: il Parlamento, infatti, ha appena approvato la legge promossa dal governo che introduce una tutela penale specifica e punisce con la reclusione da uno a cinque anni “chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità”.
“Il delitto – prosegue il testo – è punibile a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio ovvero se è commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità, o di una pubblica autorità a causa delle funzioni esercitate”.

