(Sesto Potere) – Bologna – 9 luglio 2025 – Nelle prime ore prime ore meridiane dello scorso 4 luglio, nel quadro generale delle direttive del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche a seguito della sottoscrizione tra le parti sociali del “Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro”, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro e il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, coinvolgendo le loro articolazioni periferiche, hanno effettuato nelle principali città italiane un servizio di vigilanza straordinaria sul controllo della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Con particolare riferimento all’esposizione al calore dei lavoratori impiegati come “rider” nel settore del food delivery.
L’attività ispettiva, nello specifico settore, si è resa necessaria per tutelare i lavoratori in relazione alle condizioni climatiche in atto che comportano l’esposizione dei lavoratori al “rischio calore”.
In particolare, nelle città di Milano, Bologna, Firenze e Roma, ove si sono registrate temperature tra i 34 e i 38 gradi, sono stati effettuati controlli nei confronti di 105 “rider”, appartenenti a diversi operatori del settore.
Tutti i lavoratori sono stati trovati in una situazione di potenziale esposizione motivo per il quale sono in corso accertamenti per verificare le misure di prevenzione e protezione adottate dai datori di lavoro per mitigare tale rischio, conformemente a quanto previsto dal D.Lgs. 81/2008, dalle ordinanze regionali o comunali.
Inoltre, in relazione alla vicenda riguardante il “contributo” proposto da alcune aziende di delivery ai rider – determinato in percentuale per la prestazione resa in base alle temperature registrate nelle città: un bonus del 2% per temperature tra i 32 e i 36 gradi, del 4% tra i 36 e i 40 gradi, e dell’8% per temperature superiori ai 40 gradi – bonus poi sospeso dalle stesse società, è stato accertato che ben 62 dei fattorini, sottoposti a controllo, sui propri device, avevano l’email con la quale si comunica l’iniziativa aziendale di concedere gli incentivi ma non quella della sospensione degli stessi.
Sono stati, infine, accertati due casi di cessioni di “account”. Tale circostanza è indicativa di una ipotesi di caporalato digitale, per la quale sono necessari ulteriori approfondimenti, trattandosi di una forma di sfruttamento lavorativo che si verifica nel settore del food delivery e che consiste nella cessione degli account delle piattaforme di consegna: un “caporale” registra un account (spesso con documenti falsi) e lo cede a un altro lavoratore, trattenendo una parte significativa del guadagno.