(Sesto Potere) – Rimini – 4 gennaio 2025 – USMIA (Unione Sindacale Militare Interforze Associati) dei Carabinieri esprime solidarietà al collega coinvolto nei drammatici eventi di Villa Verucchio, dove un cittadino egiziano, armato di coltello e responsabile di gravi aggressioni che hanno causato lesioni a cinque passanti, è deceduto dopo essere stato attinto da un colpo esploso da un sottufficiale dell’Arma dei carabinieri nel tentativo di interrompere l’azione criminale ed evitare così ulteriori conseguenze, anche letali.
“Il coraggio e l’assunzione di responsabilità dimostrati dal sottufficiale rappresentano valori fondanti dell’Arma dei Carabinieri, impegnata quotidianamente nella difesa della sicurezza dei cittadini, anche a costo di affrontare decisioni difficili in situazioni di estrema gravità. E nel riconoscere il dolore per la perdita di una vita – afferma in una nota il segretario generale USMIA Carabinieri Carmine Caforio (nella foto in alto) – si ribadisce la piena fiducia nella Magistratura, confidando che le indagini facciano presto luce sulla correttezza dell’intervento del militare”.
“Tale azione – sottolinea Caforio – appare chiaramente ispirata e soprattutto giustificata dalla necessità di proteggere l’incolumità di cittadini che, improvvisamente e incolpevolmente, si sono trovati in una situazione di grave, attuale e concreto pericolo. Le ricostruzioni ricavate dalle fonti aperte lascerebbero emergere che il sottufficiale abbia agito proporzionalmente alla gravità della minaccia, adottando misure estreme esclusivamente per impedire una escalation delle condotte, che avrebbe potuto causare altre vittime e condurre persino alla morte di alcune di esse”.
Caforio, a nome dell’Associazione che rappresenta, l’USMIA dei Carabinieri, ricordando di essere “sempre al fianco dei Carabinieri che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per la tutela della sicurezza comune”, sottolinea con fermezza: “l’urgenza di istituire una tutela legale che garantisca un supporto economico immediato e completo per le spese che un operatore di polizia è “costretto” a sostenere nel difendere la propria innocenza per fatti compiuti nell’adempimento del dovere”.