(Sesto Potere) – Faenza – 14 dicembre 2023 – I finanzieri della Compagnia di Faenza hanno dato esecuzione a 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal GIP del Tribunale di Ravenna, nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti ad un sodalizio che ha ottenuto indebiti profitti, per circa 2 milioni di euro, in danno di oltre 500 soggetti residenti in 13 Regioni (Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Sicilia, Sardegna, Piemonte, Marche, Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia-Romagna, Campania, Basilicata).
È l’esito di una complessa attività d’indagine, che – si legge in un comunicato della Guardia di Finanza – ha permesso di disarticolare un’associazione, promossa da un soggetto ravennate, che prospettava falsamente ad ignari soggetti la possibilità di accedere a finanziamenti erogati da organismi dell’Unione Europea, anche in parte a fondo perduto, per fornire liquidità alle imprese o per fabbisogni familiari.
Complessivamente 50 milioni di euro i finanziamenti promessi dai 4 soggetti, che tuttavia non sono mai arrivati, in quanto i fondi europei erano del tutto inesistenti.
Secondo quanto ricostruito dai militari della Compagnia di Faenza, il meccanismo di frode adottato dal sodalizio, che si avvaleva di società con sede a Roma, Viareggio e Cagliari, prevedeva la richiesta alle vittime di un compenso da versare sui conti bancari delle medesime società a titolo di pagamento per l’istruttoria necessaria ad avviare la pratica di finanziamento.
Quindi, tale compenso, decurtato di una quota parte di spettanza dei soggetti riconducibili alle stesse società, veniva sistematicamente messo nella disponibilità del soggetto ravennate, mediante l’emissione di fatture false da parte della società di cui quest’ultimo risultava titolare: ciò al solo fine di far perdere traccia dei proventi illecitamente acquisiti dalle vittime delle truffe, approfittando talvolta anche della precaria situazione finanziaria in cui versavano molti di essi.
Svariate le casistiche rilevate: dalla richiesta di finanziamento per compravendite immobiliari, con le vittime che talvolta avevano già stipulato compromessi contando su quelle risorse aggiuntive, a istanze presentate per fronteggiare crisi di liquidità familiare, circostanze in cui per pagare l’istruttoria era stato addirittura acceso un ulteriore prestito a monte.
Il procedimento penale – ricorda la Finanza – è ancora pendente nella fase delle indagini preliminari e che, per il principio della presunzione di innocenza, le responsabilità penali derivanti dal contesto investigativo descritto saranno definitivamente accertate solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.