sabato, Maggio 24, 2025
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Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza. Centinaia di partecipanti al Dama di Bologna: la cronaca


(Sesto Potere) – Bologna – 24 maggio 2025 – I dispositivi digitali sono pervasivi, invadenti, occupano gli spazi vuoti. Ci fanno risparmiare tempo, ma rischiano di rubarcene altrettanto. Metterli al bando non sarebbe possibile né utile, dunque quello che conta è imparare a usarli correttamente, formando prima gli adulti e poi, tramite il loro esempio, anche ragazze e ragazzi. Ricordare che serve una presenza fisica, concreta per evitare che prendano il sopravvento sulla dimensione umana. Occorre studiare una patente che ci aiuti a guidarli senza uscire fuori strada finendo nei sentieri della ludopatia, della pornografia e del cyberbullismo.

Si è discusso di questo e di altro ieri a DAMA, Tecnopolo Data Manifattura di Bologna, durante la seconda giornata degli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza, con la conduzione di Federico Taddia e Sabrina Carreras. 

Una sala piena di persone attente, chi non è riuscito a prenotare il posto ha potuto però seguire gli interventi via streaming.

“Negli ultimi 10 anni ho osservato con preoccupazione l’incremento nell’ infanzia di disturbi del linguaggio, dell’attenzione, dell’apprendimento cercando di indagare le cause di questo fenomeno- ha sottolineato l’assessora a Terzo settore, Politiche per l’infanzia, Scuola, Isabella Conti-. Nell’adolescenza osserviamo una inquietudine diversa rispetto a tutti gli adolescenti delle generazioni passate: diversi sono i tempi, i ritmi e lo stress che viviamo. Perché crescono gli attacchi di panico e i fenomeni depressivi? Dobbiamo rispondere al grido di aiuto che viene dai nostri ragazzi, non accontentandoci di prevedere delle cure, ma trovando il modo di agire sulle cause del loro dolore”. 

Conti ha poi aggiunto: “Abbiamo deciso di lanciare questa manifestazione per avviare un grande percorso di analisi e riflessione collettiva, considerando di coinvolgere nelle azioni da mettere in campo tutta la comunità educante: genitori, scuole, studenti e adulti di riferimento. Serve un nuovo patto sociale per il bene dei nostri ragazzi, evitando di lasciarli in balia di dinamiche di mercato che hanno invaso i social network”

Il presidente Michele de Pascale ha voluto salutare di persona i partecipanti: “Teniamo molto a questa iniziativa. La demografia è un tema centrale del nostro mandato, dai primi giorni all’invecchiamento. Il cambiamento frenetico richiede un approccio multidisciplinare, con tanti punti di vista diversi. Pensiamo- ha spiegato il presidente– a una Regione che sia sede di dibattito e di pensiero, che sia luogo di confronto, nel quale le migliori esperienze da tutta Italia possono venire qui a dire la propria. Un sistema forte può fare fatica e mettersi in discussione, ma non è così per la Regione che è pronta ad affrontare i cambiamenti e mettere a sistema energie diverse”.

Presente anche l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi: “Gli stati generali devono darci gli strumenti e trasmettere la percezione che non siamo sufficienti. Serve l’umiltà dell’ascolto, dello studio e del dialogo per riuscire a governare questa realtà in continuo cambiamento. I paradigmi della conoscenza stanno cambiando in maniera radicale. E la politica- ha concluso- deve fornire gli strumenti per governare queste innovazioni che possono essere tanto positive quando dannose per lo sviluppo e l’evoluzione”.

Tra gli intervenuti oggi anche: Giuseppe Lavenia (nella foto in alto) che ha ricordato “come iI 38% dei ragazzi che subiscono bullismo diventano bulli a loro volta. La tecnologia si inserisce dove c’è un’assenza.  Il 75% dei ragazzi pensa al futuro con ansia, il 60% non riesce a immaginare il proprio futuro.  8 ragazze su 19 si sentono giù e il 50% pensa che niente abbia senso. Le leggi ci sono già, sotto i tredici anni non si dovebbe accedere ai social, ma è difficile farle rispettare La tecnologia tende a dissociare la capacità di provare emozioni dal rappresentarle e trasformarle in sentimenti. Siccome noi adulti siamo sotto pressione tendiamo a concedere ai figli sempre qualcosa di più. I figli hanno bisogno di presenza, di adulti che lascino lo smartphone, di un giorno alla settimana in cui ne sono privi per disintossicarsi.”

Ha preso la parola anche Michele Marangi che ha chiarito come “disponiamo di paradigmi che non mordono più la realtà. Quella degli adolescenti è una realtà per i quali i nostri codici non funzionano. Oggi va di moda la polarizzazione, ma non possiamo permettercelo: la realtà è complessa. Il digitale non è una tecnologia, non è uno strumento: è mercato. Tra i primi otto uomini più ricchi al mondo, sette lavorano nel digitale. Il fatturato delle aziende è legato all’assillo dei bambini che vogliono qualcosa. Però se facciamo una riflessione, ci rendiamo conto che i bambini italiani sono felici di frequentare le scuole dell’infanzia: perché hanno spazi e contenuti pensati per loro. È questa la risposta: Il digitale va naturalizzato, perché è una presenza immanente: vanno però al tempo stesso attivate alternative sostenibili e complementari. Educando i genitori per primi, visto che non riescono più ad accettare l’idea del rischio”.

Sul palco, a raccontare la loro esperienza anche gli studenti del Liceo Fulcieri di Forlì. (foto a lato)

Da più parti è emersa la necessità di “limitare il digitale nei primi anni di vita: per un bambino con meno di tre anni lo schermo è un’allucinazione, perché ha bisogno di fare esperienze, non può capire il digitale se prima non fa esperienza del mondo reale”.

Secondo alcuni: “Occorre continuare a investire nella scuola, primo avamposto dello Stato che lavora per raggiungere il benessere digitale dei più giovani. Bisogna educare i bambini alla noia e alla attesa, insomma, perché solo così potranno crescere come adulti sani senza farsi sopraffare dall’ansia”.

L’attrice Paola Cortellesi ha mandato un video saluto, augurando ai giovani: “di esprimersi liberi da condizionamenti: bisogna sfruttare le potenzialità della tecnologia senza farsene travolgere”.