(Sesto Potere) – Bologna – 21 dicembre 2023 – Le conseguenze del cambiamento climatico e gli alti prezzi dell’energia rendono irreversibile il percorso delle imprese verso la sostenibilità ambientale, richiedendo un cambio di paradigma nel modello di sviluppo, sempre più orientato ad una crescita sostenibile. L’orientamento alla sostenibilità dell’attività d’impresa è infatti diventato un fattore chiave di successo, dopo una grave crisi energetica e all’interno di tre transizioni: ambientale, digitale e demografica.
All’interno del 18° Rapporto annuale Confartigianato viene proposta la prima edizione dell’Indice Confartigianato Imprese Sostenibili per regione, nel quale si delinea il posizionamento dell’Emilia-Romagna rispetto ai restanti territori nell’ambito dei tre pilastri della sostenibilità (ambientale, economico e sociale).
L’indice permette di monitorare tramite 22 indicatori l’attivazione delle pratiche sostenibili nelle imprese, in particolare nelle micro e piccole, e le condizioni di contesto e di habitat che favoriscono la sostenibilità dell’economia territoriale.
Nel dettaglio si osserva un ritardo della nostra regione nell’ambito della sostenibilità ambientale, posizionandosi al terzultimo posto nel ranking regionale con un indice pari a 378 (inferiore al 449 medio nazionale). Pesa tra gli indicatori considerati la ridotta quota di imprese che effettuano attività di formazione per il personale in ambito green (25% in Emilia-Romagna VS 27,9% nazionale) e la ridotta dinamica di questo indicatore nel tempo.
In ambito di sostenibilità economica l’Emilia-Romagna si posiziona al terzo posto dopo Lombardia e Veneto con un indice di 768, beneficiando tra gli indicatori della più alta spesa delle imprese in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL (1,65% VS 0,88% nazionale).
L’indice di sostenibilità sociale pari a 630 posiziona l’Emilia-Romagna nona nel ranking regionale, con uno tra i più alti tassi di occupazione femminile dopo Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, tuttavia con la peggior dinamica dello stesso rispetto al 2019 (-0,7 punti) dopo la Sardegna.
Complessivamente l’indice che sintetizza i tre ambiti citati della sostenibilità vede la nostra regione posizionarsi al settimo posto, con un valore pari a 592 superiore al 548 medio nazionale, mostrando un habitat mediamente sostenibile e con numerosi punti di miglioramento.
Dal sondaggio d’ascolto ‘Persone, evoluzione digitale e sostenibilità delle MPI emiliano-romagnole’ di Confartigianato Emilia-Romagna, svoltosi dall’11 al 22 ottobre 2023 e al quale hanno partecipato circa 800 micro-piccole imprese e imprese artigiane, si evidenzia che il 76% delle MPI negli ultimi anni ha svolto una o più azioni volte a tutelare l’ambiente.
Tra le azioni pro-sostenibilità ambientale maggiormente intraprese dalle MPI figurano: miglioramento dello smaltimento dei rifiuti (47,1%),
riduzione dei consumi di energia (36,4%) e utilizzo di energie rinnovabili (26%).
Le voci di spesa verso cui sono state indirizzate maggiori risorse per avvicinarsi ad obiettivi di sostenibilità sono state principalmente: acquisto/installazione di beni strumentali e macchinari (22%), realizzazione di opere edili-murarie e impiantistiche (14,1%) e acquisto di hardware e software (9,1%). Il 9,3% delle MPI per far fronte a questi investimenti ha avuto accesso a bandi e incentivi.
Sul fronte della sostenibilità sociale le piccole imprese che hanno mosso passi in questa direzione sono il 68,7% di quelle con dipendenti. Tra le azioni volte alla sostenibilità sociale si nota una dimensione esterna all’azienda, con l’obiettivo primario di consolidare il legame con la comunità locale, e una dimensione interna a favore dei dipendenti per allinearsi alla strategia e/o alla mission dell’impresa.
Tra le azioni intraprese al primo posto si trova il coinvolgimento dei lavoratori nella definizione e raggiungimento degli obiettivi d’impresa (27,5%), a cui seguono la sponsorizzazione di eventi sportivi, culturali, benefici etc. del territorio in cui l’impresa opera (22,9%), le iniziative di salvaguardia della salute dei lavoratori (22,7%), donazioni a scopo benefico e di interesse collettivo (22,0%) e corsi di formazione non obbligatori (21,9%).
Il 47,4% delle MPI ha indicato di aver intrapreso sia azioni pro-sostenibilità ambientale che pro-sostenibilità sociale.
Il 15,7% delle MPI redige il bilancio sociale, mentre il 6,9% delle MPI ha in previsione di realizzarlo nel prossimo futuro. Inoltre il 14% dispone di un codice di condotta, codice etico o carta dei valori e l’11,5% ha in previsione di implementarlo a breve.
La quota di imprese che invece dispone di certificazioni di qualità, ambientali, di sicurezza e sociali si attesta al 21,6%.
Ciò che spinge nella maggior parte dei casi le imprese a ‘misurarsi’ in termini di performance sociale, ambientale, di sicurezza e di qualità attraverso lo strumento delle certificazioni e/o del bilancio sociale è nel 55,6% dei casi la volontà propria dell’impresa di munirsi di uno strumento che diverrà sempre più centrale per competere e ‘stare’ nelle filiere, nel 18,9% dei casi lo hanno fatto perché richiesto dai clienti, nel 14,5% dei casi perché richiesto da istituti di credito e nel 8,4% dei casi dalla pubblica amministrazione.
Tra coloro che sono dotati di almeno una certificazione o bilancio sociale, nel 84,6% dei casi non è prevista alcuna comunicazione della propria sostenibilità né esternamente all’azienda (es. tramite canali social, sito aziendale, brochure, etc.) né al proprio interno (es. bacheca aziendale o assemblea).
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) offrono un’alternativa per energia – pulita e rinnovabile – sempre più di prossimità, autoprodotta e condivisa. Il 38,8% delle MPI non conosce questo tema di recente introduzione, il 16,0% sarebbe interessato a partecipare ad una CER e il 2,9% delle MPI emiliano-romagnole ne fa già parte.
Nei prossimi due anni un’impresa su tre (35,2%) sente il bisogno di ricevere supporto, consulenza e/o formazione su temi relativi alla sostenibilità ambientale, con quote più elevate nel manifatturiero e tra le imprese son più di 10 dipendenti.
Altri aspetti colti dal sondaggio d’ascolto che mettono in evidenza che artigianato e MPI rappresentano fattori chiave di coesione economica e sociale sono la loro permanenza duratura sul territorio – in media le MPI sono presenti da quasi 30 anni sullo stesso territorio – la possibilità di imparare un mestiere, accumulando esperienza, che fornisce le basi all’autoimprenditorialità (il 14,8% di MPI segnala l’apertura di imprese da parte di ex dipendenti negli ultimi 5 anni) e permette ai giovani, durante e dopo il percorso scolastico, di ‘allenarsi’ al lavoro (il 68,7% delle MPI ha insegnato il mestiere ad almeno un giovane negli ultimi 5 anni).
“Il 2023 è stato un anno emblematico sul fronte della necessità di una svolta nelle politiche ambientali – afferma Amilcare Renzi, (nella foto in alto), segretario di Confartigianato Emilia Romagna, in una nota pubblicata dall’associazione -. Stiamo arrivando a un punto di non ritorno, è ormai chiaro che la politica dei piccoli gesti non è più sufficiente. Serve un nuovo modello di sviluppo economico e sociale in cui l’artigianato e la micro e piccola impresa possono essere protagoniste. Ma gli sforzi degli imprenditori devono però essere accompagnati da politiche e interventi pubblici orientati ad affrontare la transizione in atto. Servono investimenti pubblici per la lotta al cambiamento climatico, occorre intervenire sulla burocrazia che spesso rallenta i processi virtuosi e ostacola l’attivazione di nuovi e fondamentali strumenti, come le Comunità energetiche. Poi non dobbiamo dimenticare che la carenza di manodopera qualificata è un ostacolo alla propensione green delle piccole imprese. Il lavoro c’è, mancano i lavoratori. Questo è il grande paradosso che compromette anche le prospettive di sviluppo sostenibile.”