(Sesto Potere) – Piacenza – 17 agosto – La raccolta del pomodoro Made in Italy scatta in una delle campagne più difficili di sempre, tra la siccità e il caldo record al Sud che stanno condizionando lo sviluppo delle piante e delle bacche, con il rischio scottature, e gli effetti del maltempo al Nord, tra grandine e alluvioni.
A fare il primo bilancio della situazione è la Coldiretti.
Oltre a rappresentare un ingrediente fondamentale della dieta Mediterranea e della vera cucina italiana candidata all’Unesco, il pomodoro Made in Italy è un comparto chiave dell’agroalimentare nazionale, con un fatturato totale che lo scorso anno ha raggiunto i 5 miliardi di euro, secondo l’analisi di Coldiretti e Filiera Italia.
Un settore che impegna complessivamente circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e occupa 10.000 addetti, per circa 70.000 ettari coltivati.
Dalle prime indicazioni sulla campagna 2024 emergono situazioni opposte per Puglia ed Emilia Romagna, le regioni dalle quali vengono circa i 2/3 del raccolto nazionale, simbolo di un’Italia sempre più divisa in due dai cambiamenti climatici.
In Puglia al momento l’aumento di oltre il 5% delle superfici investite a pomodoro è assorbito – spiega Coldiretti – dal leggero calo produttivo, flessione che però potrebbe aumentare sensibilmente nelle prossime settimane, qualora venisse sospesa l’erogazione dell’acqua per l’irrigazione, spauracchio già ampiamente anticipato a causa degli invasi che si sono svuotati per la mancanza di piogge da mesi.
L’Emilia Romagna deve fare, invece i conti con il maltempo con alluvioni che hanno ostacolato e ritardato i trapianti, facendo strage di piantine, e la grandine che ha colpito a macchia di leopardo causando perdite pesanti. Alle criticità da affrontare si aggiunge quella degli attacchi del ragnetto rosso, acaro che già da anni crea problemi soprattutto nel Piacentino.
Tra le altre aree vocate, in Lombardia fra nubifragi, alluvioni e trombe d’aria l’avvio dell’annata è stato particolarmente difficile, con le piantine che in alcuni casi sono state trapiantate in campo con un ritardo di oltre un mese.
Il risultato – afferma la Coldiretti – è un atteso calo della produzione: se sui primi trapianti si teme una contrazione più marcata, soprattutto laddove si sono verificati episodi localizzati di grandine la speranza è di poter recuperare sulle varietà più tardive, per arrivare a una riduzione finale tra il 15% e il 20% rispetto alla media.
Positiva, invece, la situazione in Campania dove per il Pomodoro San Marzano Dop si stima un incremento della produzione intorno al 10%.
Ma a pesare sul pomodoro Made in Italy sono anche le incertezze a partire dai ritardi o dal nulla di fatto nella definizione delle condizioni contrattuali, mentre sono lievitati i costi a carico dei produttori.
Per fare un esempio, secondo un’analisi della Coldiretti pugliese, nel 2024 produrre un ettaro di pomodoro lungo è costato agli agricoltori in media 3.000 euro in più rispetto al periodo pre conflitto.
Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti regionale, che è il margine della distribuzione commerciale che specula con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.
Da qui la necessità di sviluppare e promuovere gli accordi di filiera, unico strumento che può permettere di raggiungere un ragionevole grado di programmazione per il settore e garantire trasparenza agli agricoltori.
Importante in tale ottica il patto siglato tra Coldiretti, Filiera Italia e Anicav, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, realtà di rappresentanza dell’industria italiana di trasformazione del pomodoro del sistema Confindustria.
L’intesa prevede una serie di iniziative per la valorizzazione e la tutela della filiera italiana del pomodoro da industria, a partire dalla tracciabilità e trasparenza sull’origine della materia prima utilizzata per la produzione dei derivati del pomodoro, garantendo ai consumatori informazioni chiare e affidabili sull’origine dei prodotti al fine di contrastare le frodi e le contraffazioni.
Ma si punta anche, tra le altre cose, a garantire contratti di filiera pluriennali per eliminare le incertezze che penalizzano la programmazione aziendale, a favorire l’adozione di tecnologie avanzate per migliorare la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni, come le Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea), e alla tutela della filiera attraverso l’applicazione del principio di reciprocità in ambito Ue per garantire che tutti i Paesi extra Ue che esportano nel mercato comunitario rispettino le stesse regole commerciali e gli stessi requisiti ambientali e sociali, contrastando l’Italian sounding sui mercati di esportazione.