(Sesto Potere) – Forlì – 31 marzo 2025 – Una serata davvero divertente, quella vissuta giovedì sera dal Panathlon Club Forlì, con la tanto attesa Sara Simeoni (doveva essere presente nel novembre scorso) che si è presa tutta la scena. Il marito, Erminio Azzaro, è rimasto quasi in disparte; intento a osservare il numeroso pubblico, è intervenuto raramente ma sempre in modo efficace. I due sembravano quasi degli attori professionisti che da tempo lavorano insieme e non hanno bisogno di provare e riprovare le varie scene o le battute.
A condurre la chiacchierata con i due ospiti è stato il giornalista Stefano Benzoni, che ha iniziato la conversazione ponendo una domanda tutt’altro che banale.
I grandi dello sport sanno quanto abbiano contato nelle vite altrui, o quante soddisfazioni hanno dato alle persone?”
Lo capisci dopo, in effetti, quando smetti, prima no. Solo allora ci si rende conto di quanto hai dato alla gente. A volte le persone, salutandomi, si commuovono addirittura, e così mi rendo conto che ho fatto qualcosa di bello”.
Benzoni ha più chiesto a Sara: come giudica la sua carriera?
“Non pensavo di arrivare dove sono arrivata. Il mio era un sogno, e le Olimpiadi erano qualcosa di speciale. Quando ho vinto l’oro, a Mosca nel 1980, ero molto tesa, perché non potevo sbagliare. La prima mezz’ora della gara è stata davvero difficile. Avevo paura, tremavo, ma ho ritrovato la calma grazie a un urlo del mio allenatore, nonché mio marito”.
Durante una gara soffrono di più gli atleti o gli allenatori?
“Soffrono di più gli allenatori, che non possono fare nulla. L’atleta è solo ma riesce a trovare la forza in se stesso”.
A questo punto, c’è stato il primo intervento di Azzaro: “Confermo, specie se l’allenatore è stato, come me, un atleta”.
Come si allena una saltatrice in alto?
“Si può pensare – ha risposto Simeoni con ironia – che un saltatore salti dalla mattina alla sera ma non è così. C’è prima un allenamento generale, che prevede anche la corsa (3 o 4 chilometri), poi è importantissima la preparazione per la rincorsa che è la chiave del salto, e spesso ci si allena come i velocisti. Non c’erano attrezzi per allenarsi, ai miei tempi si usava solo il bilanciere. Per fortuna lo stile Fosbury ha dato uno slancio diverso alla disciplina. All’inizio passavo da un inverno trascorso in palestra a un’estate in cui scoprivi che tutto quel lavoro non era servito. Quindi ho deciso con Erminio di fare due preparazioni, una invernale e una estiva. Utilizzare questo sistema è stato per me molto importante”.
Cosa ha rappresentato, per Simeoni, avere suo marito come allenatore?
“È stato un altro elemento importante, perché il nostro rapporto era particolare: se non mi andava di fare un esercizio potevo sempre cambiarlo, cosa che non avrei potuto fare, viceversa, se il mio allenatore non fosse stato mio marito. Nel pomeriggio a volte c’era un “riposo attivo”, ma l’allenamento era noioso: mi allenavo da sola, raramente con un’altra atleta”.
“Perché due galli non possono stare nello stesso pollaio”, ha sentenziato Azzaro con sagacia.
Cosa è cambiato nel salto in alto?
“Oggi è aumentata la velocità, ci sono atleti che staccano a un metro e 20 – ha detto ancora Azzaro – si punta molto meno sulla forza”.
Quando ha pensato per la prima volta al ritiro dalle gare?
“A un certo punto – ha risposto Simeoni – avevo molti acciacchi, eppure sono riuscita a saltare ancora due metri. Era l’atmosfera che c’era nelle varie competizioni, specie all’Olimpiade, che mi dava la forza, quindi ho proseguito. Dovevo scontrarmi con le atlete dell’Est, e non ne mancava mai nessuna! Però, la soddisfazione di batterle era grande. In particolare ricordo i duelli contro Rosmarie Ackerman, sono stati difficili ma a Praga, il giorno in cui conquistai il nuovo record del mondo, mi dissi che lei poteva fare tutto quello che voleva, tanto io avrei saltato un centimetro in più. È stata la mia gara più bella”.
Giuliana Amici, amica di Simeoni, ha raccontato un aneddoto: “Una volta le gare di atletica erano solo femminili, gli uomini gareggiavano altrove. Abbiamo dormito addirittura in un convento, ma ci divertivamo anche così. Ricordo benissimo che, dopo il record del mondo di Sara, i giornali parlavano solo di Mennea e Simeoni”.
C’era qualcuno che si occupava di alimentazione?
“Non c’era il dietologo – ha risposto Sara – ci davano solo qualche consiglio, specie per la colazione che doveva essere sostanziosa. A pranzo un monopiatto, poi una merenda e la sera cena libera”.
Perché Sara Simeoni ha scelto il salto in alto?
“Da piccoli si prova un po’ di tutto, e quando mi hanno fatto provare il salto in alto è andata bene. All’inizio avevo paura, perché quando ho cominciato a saltare con lo stile Fosbury non c’era ancora il materasso, ma solo un po’ di gomma piuma ad attutire la caduta”.
Cosa ha fatto dopo aver chiuso la carriera?
“Ho smesso di gareggiare quando i risultati non erano più quelli di un tempo. Appena lasciai, rimasi in Federazione e mi dedicai, in qualità di responsabile, ad un progetto dedicato ai giovani da cui sono usciti atleti che hanno vinto anche dei titoli mondiali e olimpici. È stato bello”.
“Per me il ritiro di Sara dalle competizioni è stata una liberazione – ha sentenziato Azzaro -. Ero stato precettato! Quando ci siamo messi insieme mi ha detto: “Se non mi alleni non ti sposo”. Sono stato messo con le spalle al muro”.
Dal pubblico, molto incuriosito, sono partite altre domande per Sara Simeoni.
Il sentimento d’amore nato con il marito ha agevolato il rendimento sportivo?
” Sì, mi ha fatto bene, non ho mai avuto incubi mi bastava sapere che lui c’era. Mi dava tranquillità”.
Nell’atletica di oggi sarebbe ancora competitiva?
“Penso di sì per il carattere che ho. Ora invidio solo la possibilità che oggi c’è di poter incontrare un’avversaria quando vuoi. Io mi confrontavo con le mie avversarie solo ai mondiali o alle Olimpiadi”.
Come giudica l’attuale squadra italiana di atletica?
“Mi sembra molto forte in tante specialità”.
Il rapporto con Mennea?
“Ci siamo conosciuti ai Campionati mondiali di Parigi. Poi abbiamo spesso condiviso il campo di allenamento a Formia. Lavoravamo e faticavamo, ma io volevo essere come lui e perciò facevo finta di non essere mai stanca. Scherzavamo insieme, ma non posso dire di essere stata sua amica perché di fatto ci siamo frequentati poco. Era stacanovista, per lui non era mai abbastanza”.
Invidiava le altre atlete?
“No, non sono mai stata gelosa. Mi sarebbe stato utile allenarmi con grandi atleti, per rubare i loro segreti”.
Pregi e difetti di Sara atleta secondo Erminio Azzaro.
“Il pregio era la determinazione in gara, non si dava mai per vinta. Il suo limite sono stato io: avrebbe potuto fare meglio di qualche centimetro, però, per me, è stato un privilegio allenarla”.
Da quando vi vedete sempre, tutti i giorni?
“Dal 1972!” …
Che dire? Un esempio raro di una coppia davvero in sintonia.
Foto in alto da sinistra Milva Rossi, Sara Simeoni, Marilena Rosetti, Giuliana Amici, Erminio Azzaro e Stefano Benzoni