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Sanità, Cittadinanzattiva: ‘Fino a 540 giorni per una  visita oculistica e 360 giorni di attesa per una tac. Divario Nord-Sud’

(Sesto Potere) – Roma – 16 dicembre 2025 – In Italia la principale emergenza sanitaria non riguarda la qualità delle cure, ma la possibilità stessa di accedervi. Sebbene si comincino ad intravedere alcuni effetti delle riforme in corso – da quella sul contenimento dei tempi di attesa, a quella prevista per l’assistenza territoriale, all’aggiornamento dei Lea, all’ampliamento degli screening e del calendario vaccinale – le liste d’attesa, la carenza di personale e la disomogeneità territoriale nell’erogazione dei servizi sanitari mettono ancora a rischio l’effettività del diritto alla salute.

È quanto emerge dai Rapporti presentati oggi da Cittadinanzattiva (Rapporto Civico sulla salute, e Rapporto sulle politiche della cronicità), nel corso dell’evento “L’incomprimibile diritto alla salute. Riforme in corso, bisogni in attesa”, svoltosi presso il Ministero della Salute.

Liste d’attesa: tempi sforati per molti esami, soprattutto se fuori dalla priorità “urgenza”

In particolare, partendo dall’analisi delle 16.854 segnalazioni dei cittadini ai servizi di informazione e tutela di Cittadinanzattiva e contenute nel Rapporto civico 2025, emerge che quasi la metà (47,8%) delle stesse riguarda difficoltà di accesso alle prestazioni: le liste di attesa per esami diagnostici, prime visite specialistiche, interventi chirurgici superano spesso di mesi i tempi previsti, e rappresentano oggi la criticità più grave e trasversale del Servizio Sanitario Nazionale.

Nel 2024, sulla base dei tempi di attesa segnalati dai cittadini, si arrivano ad aspettare fino a 105 giorni per una colonscopia urgente,  360 giorni per una TAC torace; fino a 540 giorni per una risonanza magnetica all’encefalo e per una visita oculistica; fino a 720 giorni per una colonscopia e anche oltre i 400/500 giorni per le prime visite specialistiche.

Per verificare l’effettiva attuazione della legge 107/2024 sulle liste d’attesa, Cittadinanzattiva ha inoltre presentato un’istanza di accesso civico generalizzato a tutte le Regioni per valutare l’organizzazione delle agende di prenotazione e dei cosiddetti percorsi di tutela. Solo 8 Regioni hanno fornito dati completi e trasparenti, 5 non hanno risposto affatto, le restanti hanno inviato informazioni parziali o formali, senza elementi utili al monitoraggio reale. Questa difformità conferma che le possibilità di ottenere una visita o un esame entro i tempi previsti dipendono ancora dalla Regione di residenza.

Inoltre dalle risposte all’istanza di accesso civico emergono alcune criticità importanti: alcune Regioni (in particolare Basilicata, Sardegna, Abruzzo) giustificano l’assenza di dati con la transizione alla nuova Piattaforma Nazionale AGENAS non ancora a regime. Molte amministrazioni non monitorano indicatori chiave come le prenotazioni nei giorni festivi/prefestivi o la percentuale di prime disponibilità accettate, rendendo impossibile misurare la reale accessibilità ed estensione del servizio.

Emerge una disparità nei Percorsi di Tutela per le liste di attesa, in particolare tra chi garantisce una “presa in carico” attiva (ASL che ricontatta il cittadino, per esempio: Emilia-Romagna, Marche, Lombardia) e chi lascia il cittadino solo a gestire la burocrazia tramite moduli e URP (es. Campania, Sardegna), o addirittura non fornisce alcuna informazione sui percorsi di tutela (Friuli Venezia Giulia).

In generale emerge un forte divario tra Nord e Sud, perché i migliori percorsi e una maggiore trasparenza sui dati sono concentrate al Centro-Nord, mentre il Sud è caratterizzato da risposte parziali o dal silenzio totale.

Le carenze negli altri ambiti dell’assistenza

Oltre al grande tema dell’accesso alle prestazioni, che come abbiamo visto raccoglie il 47,8% delle 16.854 segnalazioni, i cittadini lamentano carenze nei seguenti ambiti.

Assistenza di prossimità (segnalato come problematico nel 17,9% dei casi): i cittadini denunciano, in particolare, il rapporto con i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta (58,7%), RSA e lungodegenza (10%), salute mentale (9,8%), assistenza domiciliare (7,8%) e raccordo ospedale-territorio (4,8%). 
Assistenza ospedaliera (l‘11,8% delle segnalazioni totali): il settore emergenza-urgenza e pronto soccorso rappresenta la criticità principale (78,1%), seguito dai ricoveri (17,6%) e dalle dimissioni (4,2%).
Per quanto riguarda l’Assistenza previdenziale (5,7% dei casi totali), la maggior parte delle segnalazioni riguarda le procedure di invalidità e accompagnamento (92%) e i cittadini lamentano tempi lunghi, complessità burocratiche e aumento della domanda. Nonostante il calo delle segnalazioni rispetto agli anni precedenti, il tema della qualità delle cure rimane centrale.
In particolare, il tema della Sicurezza delle cure (4,8% delle segnalazioni totali) per cui le segnalazioni principali riguardano presunti errori medici (69,1%), macchinari obsoleti (15,7%), condizioni igienico-sanitarie (8,8%) e rischio di infezioni (6,4%).
Segnalazioni in calo anche la Prevenzione (2,3% del totale), dove i disagi maggiori riguardano vaccinazioni ordinarie (35,8%), screening mammografico (25,8%), vaccinazioni anticovid (16,8%), screening cervice uterina (13,4%) e colon-retto (8,2%).
Infine, sull’argomento Ticket e spesa privata (2,3% sul totale) i cittadini segnalano oneri finanziari elevati per prestazioni private necessarie (74,5%) e ticket considerati troppo alti (25,5%).

Cronicità e malattie rare: la cura diventa un “lusso” per chi non può permettersi attese e spese

Il Rapporto sulle Politiche della Cronicità 2025 evidenzia le principali difficoltà per i pazienti cronici e rari: al quesito a risposta multipla sulle maggiori criticità, l’83,6% dei pazienti riporta tempi d’attesa eccessivi, mentre oltre il 55% dichiara di aver rinunciato almeno a una visita o esame negli ultimi 12 mesi per indisponibilità della prestazione nel SSN. L’85,9% ha sostenuto spese di tasca propria, spesso per farmaci, integratori e visite specialistiche.

In molti casi, la presa in carico della cronicità diventa insostenibile per chi vive condizioni economiche fragili.

Le disuguaglianze sono evidenti anche nei servizi di prossimità: solo il 46% dei Presidenti di Associazione ritiene realmente efficace il modello di assistenza delineato dal DM 77/2022. Il 69,6% segnala un aumento della spesa privata a causa della desertificazione sanitaria. Per quanto riguarda i pazienti con malattie rare, oltre il 43% denuncia di doversi spostarsi in un’altra Regione per ricevere cure adeguate; il 78% ha sostenuto dei costi di tasca propria per gestire la patologia; il 68.3% riporta ancora una volta le criticità di lunghi tempi di attesa per prestazioni e visite e il 46,3% problemi nell’accesso ai servizi riabilitativi.

Assistenza domiciliare integrata

In merito all’assistenza domiciliare integrata, Cittadinanzattiva ha promosso un Accesso civico rivolto alle Regioni che restituisce, così come sulle liste di attesa, un quadro diseguale e frammentato, sia nel livello di trasparenza dei dati forniti dagli enti regionali che nella qualità del servizio erogato.

Su 21 amministrazioni interpellate, solo 13 hanno risposto, ma con livelli di dettaglio molto diversi: Lombardia è la Regione che fornisce dati completi su ore erogate (+450.746 ore nel 2024 sul 2019), personale e formazione (1.045 professionisti formati, di cui 130 medici, 716 infermieri, 47 professionisti sanitari, 152 operatori non sanitari). La Toscana è l’unica a comunicare la distribuzione dei pazienti per complessità assistenziale.

9 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Umbria) hanno fornito solo i dati minimi richiesti dal PNRR, ossia insufficienti per valutare la qualità del servizio.
Mentre 8 Regioni non hanno risposto affatto.