(Sesto Potere) – Sant’Agata sul Santerno – 10 ottobre 2025 – Grande partecipazione all’incontro dedicato al fiume Santerno che si è tenuto martedì 7 ottobre a Sant’Agata sul Santerno.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Regione Emilia-Romagna insieme ai Comuni della Bassa Romagna per presentare il piano di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico nel bacino del Santerno, sulla scia di quanto fatto nelle scorse settimane a Castel Bolognese per la valle del Senio e fa parte di una serie di incontri pianificati per tutte le aste fluviali.
Nel corso della serata sono stati riassunti dalla Regione e dai tecnici dell’Agenzia regionale, gli interventi eseguiti fino ad oggi, quelli in corso e quelli programmati per il prossimo futuro. Dalla manutenzione ordinaria alla realizzazione delle casse di espansione (confermata quella a valle di Imola, nella zona di San Prospero), gli interventi sugli argini e, solo se tutte queste misure non fossero sufficienti, l’individuazione di aree idonee alle tracimazioni controllate.
Il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale ha chiarito che la novità fondamentale da cui scaturiscono le presentazioni fiume per fiume è l’accordo con il governo per il finanziamento delle opere in 10 anni: un miliardo di euro, a partire dal 2027. Risorse che la Regione anticiperà per realizzare al più presto le prime fondamentali opere. Oltre a queste risorse, la Regione ha raddoppiato i fondi annuali per la manutenzione, portandoli a 50 milioni.
Nel corso della serata sono intervenuti Michele de Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna; Manuela Rontini, sottosegretaria alla Presidenza della Regione; Elena Zannoni, presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna; Riccardo Sabadini, sindaco di Sant’Agata sul Santerno; Monica Guida, dirigente del settore Difesa del suolo della Regione Emilia-Romagna; Marco Bacchini, della struttura commissariale; Massimo Camprini, direttore dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile; Piero Tabellini, direttore ad interim dell’Ufficio territoriale di Ravenna.
«Ci tenevo in maniera particolare che questo incontro, così sentito e così fortemente atteso, si tenesse proprio a Sant’Agata, per dare la possibilità ai nostri cittadini di partecipare e per mostrare a tutti i segni, ancora evidenti, dell’alluvione che ha colpito il nostro territorio – ha dichiarato il sindaco di Sant’Agata Riccardo Sabadini -. Il 17 maggio 2023 ha cambiato in modo inesorabile la storia della nostra comunità: Sant’Agata ha pagato quel giorno un prezzo salatissimo fatto di case, aziende, ricordi e soprattutto due vite umane spezzate, quelle di Neride Pollini e Giovanni Sella. Qualcosa da allora è stato fatto, ma ritengo di poter dire oggettivamente che ciò che è stato fatto non è sufficiente per essere soddisfatti. Perché, come tristemente abbiamo visto, quegli eventi climatici che dovevano avere una probabilità di ritorno bassissima, in realtà si stanno susseguendo con una frequenza sempre più preoccupante, a testimonianza di un cambiamento climatico che non dobbiamo e non possiamo più negare e i cui rischi dobbiamo cercare di mitigare».
«Come i colleghi siamo in prima linea davanti ai cittadini, alle loro legittime paure, alle loro segnalazioni – ha sottolineato Elena Zannoni, presidente dell’Unione della Bassa Romagna -. Abbiamo parlato con tantissimi in questi mesi, cercando di distinguere tra i vari attori che agiscono sull’intero assetto del sistema idrogeologico: la struttura commissariale per la ricostruzione, la Regione sui fiumi, i Consorzi di bonifica sulla rete secondaria, i Comuni sui sistemi di drenaggio urbani, facendo comunque da interfaccia e sollecito delle varie istanze. È sempre complesso spiegare che non tutte le allerte sono uguali, che ci sono interventi inefficaci in caso di alluvione, ma che servono per i nubifragi sempre più frequenti, che le opere che servono per difenderci dalle alluvioni non sono quelle realizzabili sui nostri territori, ma molto più a monte, che non è quindi detto che non vedere lavori fatti sui nostri tratti di fiume sia un segnale preoccupante, purché ci siano progetti in realizzazione su altri punti del bacino. Il nostro ruolo, ancor prima della gestione dell’emergenza, è anche quello di informare il più possibile sui piani di protezione civile anche quando significa spiegare che può capitare di essere evacuati per qualche ora o per qualche giorno se si vive a ridosso di un fiume, che lo si fa per la sicurezza di ciascuno, che non farlo può rallentare i soccorsi e mettere in pericolo anche altre persone, e che una allerta non è uno scarico di responsabilità: noi restiamo responsabili della gestione dell’emergenza anche dopo aver emanato una allerta rossa. Siamo davanti a cambiamenti difficili da comprendere, fenomeni atmosferici che stanno variando in entità e frequenza. Il territorio andrà adattato progressivamente e in maniera continuativa. Davanti all’impossibilità di raggiungere definitivamente la sicurezza idrogeologica e lavorare invece per il punto più alto di protezione possibile, spesso le persone si danno risposte più comprensibili, identificando problemi su cui effettivamente potremmo avere soluzioni. Un esempio su tutti il tema degli alberi negli alvei. È vero che si devono evitare le ostruzioni nei ponti, è vero che occorre dare spazio ai fiumi, è vero che va fatta manutenzione, ma la vegetazione serve: ha la funzione di consolidare gli argini e rallentare l’acqua. Dopo pulizie profonde degli argini le velocità di piena sono aumentate considerevolmente, esponendoci a differenti pericoli rispetto a quelli che conosciamo».
«Ne approfitto per ringraziare di cuore la protezione civile, il coordinamento e le associazioni, e tutti i gruppi che sono arrivati nei momenti dell’emergenza sul nostro territorio – ha aggiunto la presidente -. Sono stati eccezionali, e lo sono ogni giorno nello svolgimento delle loro funzioni. Lo dico perché negli incontri che abbiamo realizzato sui territori per presentare il piano di emergenza, sono stati a volte attaccati, come se la colpa del pericolo potesse mai essere attribuita a chi sacrifica il proprio tempo e la propria sicurezza per la nostra».