(Sesto Potere) – Cesena – 13 novembre 2024 — L’approvazione del Piano speciale del Commissario straordinario, inizialmente prevista per il 28 ottobre scorso, è stata rinviata. Legacoop Romagna esprime preoccupazione per il ritardo, che si somma a una lunga serie di rinvii e incertezze. L’accesso a Sfinge, lo strumento informatico per il riconoscimento dei danni e la loro liquidazione, è ancora oggi troppo complicato, in particolare per le imprese agricole più grandi.
Legacoop Romagna lo ha ribadito di recente nell’incontro avuto presso il Ministero della Protezione Civile per i ritardi nei ristori alle Cooperative Agricole Braccianti, pesantemente colpite dagli eventi del maggio 2023.
Al momento attuale la Cab Massari, l’azienda più devastata del gruppo, ha ricevuto rimborsi a vario titolo per meno del 15% del danno complessivo.
E – dice sempre Legacoop Romagna non va meglio per il resto della Romagna. Gli ultimi dati complessivi forniti dalla struttura commissariale parlano di 2.522 domande presentate sulla piattaforma Sfinge.
Circa due terzi (1.661) si sono concluse con esito positivo, per un importo totale di 62,2 milioni di euro (38,7 milioni per le famiglie e 23,5 milioni per le imprese). Ma la platea di danneggiati — stime ufficiali comunicate dal Governo alla UE —, è pari a 86.000 soggetti (70.000 privati e 16.000 imprese), per un danno complessivo per la parte privata pari a 3,5 miliardi di euro.
Ciò significa che meno del 2% dei soggetti alluvionati ha ricevuto un ristoro dallo Stato e che i rimborsi hanno coperto circa l1,8% dei danni.
Segnali di ottimismo vengono, invece, dalla Regione. Bene l’aumento del Cis (Contributo di immediato sostegno) per i cittadini colpiti dalle alluvioni del 2023 e 2024, che ora è di 10mila euro. Soddisfazione anche per l’attivazione del contributo di 20mila euro per le imprese, previsto dalla normativa di Protezione Civile per le situazioni di emergenza e mai reso operativo.
IL COMMENTO
«Sono spiragli, ma importanti. È positiva — dice il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi (nella foto) — anche la proposta avanzata dalla Regione Emilia-Romagna, d’intesa con gli Enti locali e con tutte le rappresentanze sociali del Patto per il Lavoro e il Clima, di un percorso che consenta di approvare il Piano Speciale e contestualmente dare avvio ad un primo stralcio di interventi che comprende le opere più urgenti nei diversi bacini. Questo primo stralcio richiederebbe nel triennio 2025-2027 circa 877 milioni, che consentirebbero di avviare gli interventi decisivi. Le revisioni delle ordinanze 11 (per le attività produttive) e 14 (per le famiglie) che hanno introdotto alcune novità, volte a ridurre i tempi di attesa e a snellire gli iter burocratici, ancora sembrano, purtroppo, non sufficienti a fare partire il sistema di semplificazione tanto atteso: si tratta dell’unica risposta concreta possibile per dare sicurezza e futuro alle imprese e ai cittadini di questa terra e per evitare un impoverimento economico e sociale che la Romagna non merita».
RITARDI, IL CASO EMBLEMATICO DI ROMAGNA FAENTINA E BASSA ROMAGNA
Per quanto riguarda i ritardi nei rimborsi da alluvione, risultano emblematici i dati aggiornati alla data del 5 novembre relativi a due territori pesantemente colpiti: l’Unione dei Comuni della Romagna Faentina e l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
Prendendo i dati di inizio novembre, le famiglie hanno presentato alla Regione poco più di 15mila domande di Contributo per Immediato Sostegno: 7.001 nel territorio dei Comuni della Bassa Romagna e 8.008 in quello dei Comuni della Romagna Faentina.
Le domande presentate sulla piattaforma Sfinge nei due territori risultano in tutto 803 (444 per i Comuni della Bassa Romagna e 359 per quelli afferenti all’Unione della Romagna Faentina).
Si tratta del 5,3% di chi ha richiesto il Cis alla Regione.
Da notare che il Cis è il contributo che fotografa in maniera più chiara le dimensioni dell’impatto dell’evento alluvionale.
È rivolto, infatti, alle famiglie che avevano la dimora principale, abituale e continuativa in un’unità abitativa che è risultata allagata, o direttamente interessata, da frane o smottamenti che l’hanno resa non utilizzabile.
Per quanto riguarda le aziende, nel territorio della provincia di Ravenna sono state colpite 15.500 imprese (7.500 aziende produttive e circa 8.000 agricole). Sulla piattaforma Sfinge, le aziende hanno presentato 280 domande (138 per la Bassa Romagna e 142 per la Romagna Faentina).
LE CONCLUSIONI
«Si tratta di numeri che parlano da soli e che, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dimostrano l’assoluta necessità di una decisa accelerazione delle opere da realizzare per la messa in sicurezza del territorio, della semplificazione delle procedure, delle possibilità di sviluppo sul territorio dopo le alluvioni», dichiara il coordinatore dell’area di Ravenna, Mirco Bagnari.