(Sesto Potere) – Roma – 29 dicembre 2025 – È stato pubblicato oggi dall’ Aran – Agenzia per la rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioniun il nuovo numero del Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti, pubblicazione periodica che analizza i livelli e le dinamiche retributive nella pubblica amministrazione.
In questa edizione, il Rapporto concentra la propria attenzione sui differenziali retributivi territoriali nel comparto Sanità, con particolare riferimento al personale non dirigente, introducendo una riflessione innovativa che affianca, alla più tradizionale analisi delle dinamiche nel tempo, quella dei livelli retributivi effettivamente corrisposti e delle differenze territoriali tra i suddetti livelli retributivi.
Dall’analisi emerge come, a parità di profilo professionale, le differenze retributive tra aziende sanitarie risultino complessivamente non particolarmente elevate, a conferma del ruolo di regolazione centrale svolto dal contratto collettivo nazionale. Le retribuzioni medie di fatto si attestano su livelli prossimi ai 36.000 euro per gli infermieri, intorno ai 29.500 euro per gli assistenti amministrativi e a circa 28.100 euro per gli operatori sociosanitari, con scarti tra i livelli più bassi e più alti tra i 4.000 e i 5.000 euro annui.
La retribuzione media più alta è associata alle professioni sanitarie (Funzionari e professionisti della salute), con un livello poco sotto i 36.000 euro, mentre i gruppi professionali prevalenti del ruolo sociosanitario (Operatori sociosanitari) e del ruolo amministrativo (Assistenti
amministrativi) si pongono su livelli medi rispettivamente attorno ai 28.100 e ai 29.500 euro.
La differenza è di circa 5.000 euro per le professioni sanitarie e amministrative e di 4.000 euro per le professioni sociosanitarie.
Mediamente, i Professionisti della salute del ruolo sanitario (per lo più, professioni infermieristiche) sono pagati circa il 22% in più degli Assistenti del ruolo amministrativo. Quando questa relatività viene dunque mantenuta si è di fronte ad uno stile gestionale omogeneo nei profili professionali.
Le gradazioni centrali sono quelle in cui vi è appunto una maggiore uniformità nel trattamento dei due ruoli. Ovvero, sono province in cui gli enti remunerano il profilo sanitario mediamente tra il 21% e il 24% in più del ruolo amministrativo, in linea con lo scostamento medio nazionale. Sono, ad esempio, alcune province della Lombardia Occidentale e dell’alta Emilia-Romagna (Piacenza e Parma).
Ad una gradazione più intensa corrispondono, in particolare, le province al cui interno le aziende hanno scelto mediamente di riconoscere una retribuzione più alta per le professioni sanitarie. Vi rientrano, ad esempio, Rapporto semestrale sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti alcune province lombarde (Bergamo, Brescia, Mantova), dell’Italia centro occidentale (Roma, Frosinone, Caserta, Benevento) e delle Isole.
Al contrario, la gradazione più tenue sottende province in cui le aziende sanitarie hanno privilegiato una retribuzione più alta per le professioni amministrative. Nuovamente, a titolo esemplificativo, si possono annoverare alcune province del Veneto, del Trentino, del Piemonte, della Valle d’Aosta e della Toscana.
L’approfondimento territoriale evidenzia l’assenza di marcate fratture regionali, a favore di modelli di contiguità territoriale, con aziende sanitarie geograficamente vicine che tendono ad allineare i trattamenti retributivi.
Accanto al fattore territoriale, il Rapporto analizza anche i diversi stili gestionali adottati dalle aziende, mettendo in luce modalità differenziate di utilizzo della componente accessoria della retribuzione.
La seconda parte del Rapporto è dedicata all’andamento delle retribuzioni contrattuali nella pubblica amministrazione e nel settore privato, aggiornato al terzo trimestre 2025.
I dati mostrano una crescita tendenziale per l’intera economia ancora superiore all’inflazione, seppur in rallentamento rispetto ai trimestri precedenti, con dinamiche differenziate tra settore pubblico e privato e con un ruolo rilevante svolto dall’indennità di vacanza contrattuale e dai rinnovi contrattuali più recenti.

