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Produzione pomodoro da industria, progetto Finaf e Canale Emiliano-Romagnolo per innovativi modelli di irrigazione

(Sesto Potere) – Bologna, 10 dicembre 2025 – Utilizzare fino al 30% di acqua in meno, ridurre in modo significativo l’ingresso dei nitrati in falda e ottenere rese analoghe o addirittura superiori rispetto ai metodi di irrigazione tradizionali: sono questi i risultati più rilevanti emersi dal secondo anno di sperimentazione del progetto congiunto tra FINAF (*), la principale AOP ortofrutticola transnazionale europea, e il Canale Emiliano Romagnolo (CER), dedicato all’efficientamento dell’irrigazione a goccia nel pomodoro da industria.

La ricerca – condotta tra il 2024 e il 2025 presso l’Acqua Campus di Budrio – conferma che l’irrigazione a goccia intermittente, supportata da sistemi di supporto decisionale come Irriframe e Fert-Irrinet, rappresenta una delle soluzioni più efficaci per coniugare produttività, risparmio idrico e tutela delle risorse naturali: una strategia vincente in un contesto climatico dove la razionalizzazione dell’acqua, in particolare in una coltivazione esigente come quella del pomodoro da industria, è sempre più cruciale.

Tecnologie irrigue avanzate: meno acqua, meno nitrati, più efficienza

“Le prove in campo hanno messo a confronto impianti di irrigazione a goccia tradizionali e sistemi innovativi a goccia intermittente, questi ultimi testati con due differenti livelli di quantità d’acqua utilizzata – spiegano Riccardo Ercoli di Finaf e Domenico Solimando del CER -: piena restituzione, cioè usando gli stessi quantitativi dei sistemi tradizionali, e limitato sussidio che prevede una riduzione sensibile dell’acqua utilizzata. I dati raccolti in due annate molto diverse tra loro – una primavera piovosa seguita da un’estate ‘nella norma’ nel 2024, e un 2025 più siccitoso e caldo – hanno mostrato che anche in limitato sussidio con il 30% di acqua in meno, le piante hanno mantenuto la stessa produttività delle zone irrigate in modo tradizionale. Inoltre, la distribuzione dell’acqua nel suolo è risultata più omogenea, con una riduzione delle perdite per infiltrazione profonda e questo ha permesso anche una riduzione consistente della cosiddetta lisciviazione dei nitrati, cioè della dispersione di queste sostanze negli strati più profondi del suolo: i nuovi sistemi hanno permesso di evitare una perdita di circa 60 kg di nitrati per ettaro, contribuendo alla tutela della falda e migliorando l’efficienza dell’azoto. Altro effetto rilevante è la riduzione del 50% dei casi di marciume apicale nella produzione, un dato che permette di preservare volumi importanti di prodotto. Questi risultati mostrano che l’irrigazione a goccia intermittente non solo consente un uso più razionale dell’acqua ma rende anche più disponibile l’azoto per la coltura, elemento che può migliorare le performance produttive”.

Produttività salvaguardata e qualità elevata

I dati analizzati da Finaf e CER confermano l’ipotesi di una produzione di alta qualità senza riduzione dei volumi. A parità di acqua utilizzata, infatti, le parcelle irrigate con tecnologia intermittente hanno garantito rese produttive equivalenti o superiori rispetto a quelle irrigate con sistemi tradizionali.

Anche nella modalità a limitato sussidio, con l’utilizzo del 30% di acqua in meno, la produzione non ne ha risentito in termini di volume.

Non solo, l’analisi del raccolto ha mostrato una qualità perfettamente in linea con gli elevati standard che l’industria di trasformazione chiede ai produttori: calibro, grado Brix e uniformità non hanno mostrato differenze di rilievo, indicando che una gestione idrica più intelligente e sostenibile non compromette le caratteristiche richieste dalla filiera.

L’attività di sperimentazione proseguirà anche nel 2026, con l’obiettivo di consolidare i risultati e favorire l’adozione su larga scala delle tecniche testate: “L’utilizzo dei DSS e l’automazione degli impianti irrigui si confermano elementi chiave per un’agricoltura capace di adattarsi alla variabilità climatica e di ridurre gli sprechi, migliorando la resa e proteggendo l’ambiente – concludono Ercoli e Solimando -. Il progetto dimostra come innovazione tecnologica, ricerca e gestione consapevole delle risorse possano rappresentare una risposta concreta alle sfide poste dal cambiamento climatico e alla crescente necessità di un’agricoltura che sia al tempo stesso competitiva e ambientalmente sostenibile”.

Info

(*) FINAF (First International Association Fruit) è una grande associazione transnazionale di Organizzazioni di Produttori (AOP) nel settore ortofrutticolo europeo, nata nel 2001 da realtà italiane (Apo Conerpo) e francesi (Conserve Gard), che unisce migliaia di aziende agricole per l’ortofrutta fresca e trasformata, focalizzandosi su innovazione e aggregazione nel settore.