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Post alluvione in Emilia-Romagna, Legambiente presenta documento: “Ricostruire meglio e lavorare su adattamento e mitigazione”

(Sesto Potere) – Bologna – 13 febbraio 2024 – In Emilia-Romagna dal 1 al 18 maggio scorsi sono caduti oltre 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua; sono esondati 23 fiumi, oltre 100 comuni sono stati coinvolti, sono stati censiti 65.598 eventi franosi e 1.950 infrastrutture stradali sono state coinvolte da dissesto. In soli 17 giorni sono stati 350 i milioni di metri cubi d’acqua che si sono riversati nell’areale più colpito, circa 800 chilometri quadrati di territorio compresi tra l’estremità orientale dei territori collinari e montani bolognesi, ravennati e la parte occidentale di quella forlivese-cesenate. I danni stimati dalla Regione ammontano a 8,8 miliardi.

La Commissione tecnico-scientifica istituita dalla Regione Emilia Romagna prima della nomina del Commissario Figliuolo, ha messo in evidenza come questo sia stato un evento eccezionale, ma ha anche indicato che i tempi di ritorno previsto, secondo gli scenari di cambiamento climatico indicati dall’IPCC, sono molto minori rispetto a quelli considerati finora suggerendo quindi una serie di interventi strutturali e non strutturali volti a prevenire e mitigare il rischio e di raccomandazioni a riguardo.

Lo ricorda e condivide Legambiente Emilia-Romagna che, nel dettaglio, spiega: “Sono raccomandazioni che condividiamo, in larga parte coincidenti anche con quanto sosteniamo come associazione”.

Gli eventi alluvionali vengono definiti “spartiacque tra passato e futuro” e pertanto obbligano a intervenire con approcci innovativi e non già ripristinando “semplicemente” ciò che c’era.

Con queste premesse Legambiente Emilia-Romagna ha presentato a Bologna il documento “Ricostruire Meglio – Adattamento, sicurezza, innovazione, partecipazione” che pone cinque domande e altrettante richieste e proposte che verranno fatte girate direttamente al Commissario Figliuolo, alla Regione Emilia Romagna e alle Amministrazioni del territorio, con l’ intento di “dare finalmente una svolta al processo di ricostruzione”.

I paragrafi conclusivi del documento di Legambiente Emilia-Romagna sollecitano nuovi modelli di intervento e percorsi di approfondimento per singolo bacino idrico, con approccio sistemico che tenga conto delle complessità territoriali: “Riteniamo che in questa fase queste raccomandazioni siano particolarmente disattese, perché gli interventi ad ora realizzati nei territori sembrano solo ripristinare lo status quo e non vi è ancora traccia di una pianificazione per la gestione futura”.

“Chi, come e con quali tempi terrà in considerazione il Rapporto della Commissione tecnico-scientifica istituita dalla Regione Emilia-Romagna che ha analizzato gli eventi meteorologici estremi del mese di maggio 2023? Cosa intendono fare Regione Emilia-Romagna e Amministrazioni Comunali con i Piani Urbanistici Generali (PUG) approvati e da approvare? È prevista la realizzazione di un piano di adattamento che definisca dove, cosa e come ricostruire e stabilisca le risorse necessarie? Come si intendono sostenere i Comuni, a partire da quelli più piccoli? Quali strumenti si prevedono per garantire trasparenza, partecipazione e controllo sociale?”: le domande elaborate da Legambiente Emilia-Romagna.

Fra le varie proposte dell’associazione: “La proroga al 1° maggio 2024 del termine finale del procedimento di approvazione e convenzionamento degli strumenti urbanistici attuativi non deve diventare uno strumento per approvare progetti che aumentino il consumo di suolo e soprattutto che mettano a rischio la vita delle persone. Occorre modificare e aggiornare la pianificazione, delocalizzare ove necessario e risarcire i proprietari di titoli edificatori che non potranno essere esercitati. Chiediamo che per le opere strutturali ad ora finanziate – principalmente riparazione di argini e messa in sicurezza di frane – che rispondo tutte al criterio della “somma urgenza” venga verificata la coerenza con le raccomandazioni proposte dalla Commissione tecnico-scientifica e sia valutata l’efficacia degli interventi rispetto ad un’azione di adattamento al cambiamento climatico. Chiediamo inoltre che sia elaborata una pianificazione per il governo del territorio, che sia individuato un Ente responsabile della stessa e che siano indicate le risorse che verranno allocate allo scopo”.

Inoltre, Legambiente Emilia-Romagna chiede che: “ci si attrezzi da subito per garantire un serio monitoraggio delle opere in corso, l’organizzazione e la fruibilità da parte della società civile delle informazioni secondo i principi dell’open data e dell’open government”.

“Abbiamo davanti a noi una grande sfida, ma anche una grande opportunità: diventare un modello in Italia per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico – commenta Francesco Occhipinti direttore di Legambiente Emilia Romagna – ma dobbiamo recuperare il tempo perso affiancando agli interventi in “somma urgenza” una pianificazione che tenga conto delle caratteristiche specifiche dei singoli bacini idrici e che sia coordinata da un solo Ente, superando l’attuale frammentazione di competenze. Occorre poi rendere consapevole la popolazione delle caratteristiche del territorio in cui vive e fare corretta e comprensibile informazione sul rischio come fatto dopo il terremoto del 2012”

“Pianificare e realizzare un’azione efficace, che tenga insieme interventi per l’adattamento al cambiamento climatico con la sicurezza e la ricostruzione dei territori e delle comunità colpiti dagli eventi del maggio scorso, ha un valore di carattere nazionale  commenta Giorgio Zampetti direttore generale di Legambiente. Gli eventi estremi purtroppo saranno sempre più frequenti e far sì che non siano causa di tragedie e distruzione è la grande e prioritaria sfida che abbiamo davanti. Per questo è importante che le scelte che saranno compiute in Emilia-Romagna costituiscano un esempio innovativo di messa in sicurezza e di rigenerazione del patrimonio fisico, produttivo e sociale. Come Legambiente, ci siamo impegnati fin dai primi giorni post evento a supportare la comunità e oggi siamo disponibili a dare il nostro contributo in termini di competenze nel merito delle scelte di governo del territorio e anche di proposte normative adeguate, a partire da una sempre più urgente norma nazionale per contrastare il consumo di suolo.!”