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Post alluvione, a Castel Bolognese de Pascale inaugura la nuova cassa di espansione del Canale dei Mulini (2)

(Sesto Potere) – Castel Bolognese – 22 maggio 2025 – È stata inaugurata ufficialmente il 22 maggio la nuova cassa di espansione del Canale dei Mulini, realizzata dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale grazie il finanziamento della Regione Emilia-Romagna – Servizio Difesa del Suolo della Costa e Bonifica.

La cassa è stata progettata per aumentare la sicurezza idraulica del bacino del Canale dei Mulini, un corso d’acqua artificiale con origine nel XV secolo, che oggi svolge una funzione cruciale per lo scolo delle acque meteoriche e la distribuzione irrigua.

L’intervento risponde alla necessità, emersa già dagli anni ’80 e confermata dalle recenti alluvioni, di far fronte a eventi meteorici sempre più intensi. Durante il passaggio di una piena, il volume disponibile del bacino viene utilizzato per sottrarre acqua al canale, riducendo così la portata della piena. L’acqua accumulata viene successivamente restituita quando le condizioni idrometriche del canale tornano a essere sicure.

Con un investimento complessivo di oltre 3.375.000 euro, l’opera si estende su una superfice di 6,5 ettari nel Comune di Castel Bolognese e comprende anche alcune opere idrauliche ricadenti il Comune di Solarolo, è in grado di contenere fino a 143.000 m³ di acqua e consente di laminare una portata massima di 6 m³/s tramite uno sfioratore lungo 100 metri.

Multifunzionalità: sicurezza e ambiente. Per la maggior parte del tempo, la cassa svolge una funzione ambientale, promuovendo la biodiversità e la riqualificazione del paesaggio rurale. È stata creata un’area naturalistica con bosco igrofilo, che ospita ad oggi 130 alberi e 69 arbusti di specie autoctone tra cui salici, farnia, pioppi, lentaggini ed evonimi e che potrà essere ulteriormente arricchita da future piantumazioni.

La cassa rappresenta, inoltre, un impianto ad alta innovazione ecologica, perché include un sistema di fitodepurazione a flusso libero, con tre vasche di sedimentazione che permettono di migliorare la qualità delle acque derivate dal fiume Senio e valorizzarle dal punto di vista irriguo. L’obiettivo è ridurre la presenza di solidi sospesi, nutrienti, metalli pesanti e residui di agrofarmaci attraverso la creazione di un percorso idraulico sinuoso, nel quale cresceranno spontaneamente canneti e piante acquatiche, nel quale le acque passeranno con diverse velocità creando quindi ambienti nei quali sono insediate popolazioni microbiche utili alla demolizione dei nutrienti.

Oltre alla funzione idraulica e ambientale, l’intervento prevede anche uno sviluppo a carattere divulgativo. Un percorso didattico-pedonale lungo gli argini offrirà a cittadini, studenti e appassionati un punto di osservazione privilegiato sulla flora e sulla fauna del nuovo ecosistema. La cassa sarà un laboratorio a cielo aperto per educazione ambientale e un potenziale polo di attrazione per il birdwatching.

Gli scavi per la realizzazione della della cassa di espansione hanno anche portato all’individuazione di numerose tracce di antichi insediamenti, dall’età del Bronzo all’età medievale. Le esplorazioni archeologiche, attuate nel 2021-2022 in concomitanza con i lavori di escavazione e sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sono state curate dalla Phoenix Archeologia su incarico del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

La cerimonia del taglio del nastro

All’inaugurazione sono intervenuti, portando i propri saluti: Francesco Vincenzi – Presidente ANBI, Michele de Pascale – Presidente della Regione Emilia-Romagna, Luca Della Godenza – Sindaco del Comune di Castel Bolognese, Maria Diletta Beltrami – Sindaca del Comune di Solarolo.

Sono poi seguite le relazioni tecniche di Paolo Ferrecchi – Direttore Generale Direzione Generale Cura del Territorio e dell’Ambiente della Regione Emilia-Romagna, Paola Silvagni – Direttore dell’Area Tecnico Agraria del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, Claudio Negrelli – Phoenix Archeologia S.r.l., Andrea Fabbri – Capo Settore Attività Agro-Ambientali del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

Ha moderato l’incontro il giornalista Alberto Mazzotti. L’appuntamento si è concluso con la visita guidata a cura della guida ambientale Matteo Mingazzini.

Il commento

Le conclusioni sono state affidate ad Antonio Vincenzi – Presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, che ha sottolineato: «Ci troviamo in una fase storica in cui la crisi climatica ci impone scelte consapevoli e azioni concrete. L’acqua, risorsa sempre più preziosa, va non solo gestita con attenzione, ma soprattutto tutelata e resa disponibile anche per le generazioni future. Investire in una gestione sostenibile delle risorse idriche significa affrontare in modo strutturale fenomeni estremi come siccità e alluvioni. Ma non è solo questo: significa anche difendere la biodiversità, preservare gli ecosistemi e rafforzare la capacità del territorio di adattarsi ai cambiamenti in atto. Invasare l’acqua, conservarla e garantirne la qualità non è solo una misura tecnica: è una scelta strategica per costruire un futuro più sicuro, sano e resiliente. Certo è che quest’opera rappresenta la dimostrazione della piena integrazione tra tecnica e ambiente».

Dal passato al futuro

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Il Canale dei Mulini è un corso d’acqua artificiale, costruito a partire dal XV secolo. Ha origine in località Tebano, nel comune di Castel Bolognese, ove grazie alla diga steccaia leonardesca vengono derivate le acque dal torrente Senio, originariamente a fini molitori. La lunghezza totale del canale è di 38,6 Km fino al Reno. Il canale in passato era fondamentale per sette attività industriali ora non più in funzione. Oggi svolge la funzione di scolo delle acque meteoriche della zona urbana e rurale di Castel Bolognese e la funzione di adduzione e distribuzione di acqua a scopo irriguo, derivata da Senio e da Canale Emiliano Romagnolo. Il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale si è preso cura del canale dei Mulini fin dalla ricostruzione post bellica e lo ha assunto formalmente in gestione nel 1967. I gravissimi eventi meteorici dell’autunno 1996, ma anche altri eventi minori a scala più locale hanno messo in evidenza fin dall’inizio degli anni 80 del secolo scorso la necessità di un intervento strutturale per far fronte alle gravi condizioni di sofferenza idraulica del Canale, deputato a scolare le acque meteoriche di un bacino imbrifero sempre più impermeabilizzato.

Il luogo

La ricerca del territorio adatto alla costruzione della cassa di espansione sul Canale dei Mulini ha portato all’individuazione di una zona chiamata “I prati della Cenesa”, nel punto di chiusura del bacino scolante dello stesso Canale. Si tratta di un’area che fino al XIV secolo aveva mantenuto un carattere quasi paludoso e che solo le più recenti bonifiche hanno reso coltivabile; in particolare, la parte più depressa, in origine ricadente nel bacino dell’affluente Rivalone, è stata portata a scolare le acque di pioggia nel Canale Prati di Solarolo, attuando nel 1968 un progetto di sistemazione idraulica dell’area, che ha comportato la costruzione di due botti sottopassanti lo stesso scolo Rivalone.

Il funzionamento

Le portate del Canale dei Mulini sono regolate da un apposito manufatto che impedisce il transito verso Solarolo della portata in eccesso rispetto a quella limite che il Canale è in grado di allontanare in condizioni di sicurezza. In situazioni di emergenza idraulica la regolazione della portata crea un rigurgito verso monte che permette la deviazione delle acque nel canale affluente Rivalone. Le portate in eccesso in risalita nel canale Rivalone, una volta raggiunta la soglia sfiorante in pietrame della lunghezza di circa 100 metri, posta in destra idraulica del canale, si immettono nella cassa. Al cessare dell’evento di piena, man mano che il livello dell’acqua nei canali tende a ridursi, attraverso delle tubazioni poste sotto lo sfioratore e presidiate da valvole a clapet, automaticamente, anche la cassa di espansione progressivamente si svuota fino alla quota inferiore delle tubazioni stesse. Il volume residuo di acqua che permane nella cassa viene poi immesso, attraverso lo scarico di fondo presidiato da una paratoia, nello Scolo Prati che ha quote di fondo adeguate a questa funzione e al successivo allontanamento. La cassa di laminazione ha una superficie di circa 6,5 ha e un volume di laminazione di circa 143.000 m3.