(Sesto Potere) – Modena – 21 ottobre 2025 – “Il Patto per Modena Sicura è un accordo che, sulla base di un modello elaborato dal Ministero dell’Interno, coinvolge Comune e istituzioni provinciali (Prefettura, Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza) per migliorare la sicurezza urbana, il decoro e la vivibilità della città. Rinnovabile nel tempo, impegna le istituzioni a collaborare per promuovere sicurezza, prevenzione, integrazione e legalità. L’attuale Patto, scaduto il 6 settembre scorso, è stato esaminato in occasione dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica del 3 aprile e del 18 luglio, nel corso dei quali sono state convenute modifiche al nuovo documento entrante che, come previsto dalla normativa ministeriale, sono al vaglio del Ministero dell’Interno per l’approvazione finale”.
Lo ha spiegato l’assessora a Sicurezza urbana integrata, Polizia locale e Coesione sociale Alessandra Camporota rispondendo a due interrogazioni sul tema del Patto per Modena Sicura, presentate lunedì 20 ottobre in Consiglio comunale da Maria Grazia Modena di Modena per Modena e trattate congiuntamente.
La consigliera chiedeva conto delle attività effettuate, in particolare sui temi della videosorveglianza, della polizia di prossimità e dello sviluppo di comunità, del controllo coordinato del territorio e del rafforzamento dell’integrazione informativa.
Per quanto riguarda le attività realizzate negli anni 2022–2025, l’assessora Camporota ha iniziato proprio citando il potenziamento della sinergia tra forze dell’ordine e videosorveglianza: “Nel triennio è aumentata la presenza della Polizia locale e delle forze dell’ordine sul territorio – nello specifico, il Comune di Modena ha mantenuto gli impegni in termini di assunzioni incrementando gli organici di 67 unità nel triennio, sia per sostituire il turn over che per adeguare i numeri agli standard regionali -; è stata portata avanti l’attività di formazione su temi come il disagio giovanile e le strategie di prevenzione e contrasto alla criminalità minorile e, infine, sono stati implementati i sistemi di videosorveglianza in aree strategiche per monitorare e prevenire atti di criminalità”.
“Nel 2022 – ha spiegato Camporota – erano presenti in città 378 telecamere; oggi ne abbiamo 524, dislocate sul territorio comunale in maniera omogenea rispetto alle esigenze”.
L’assessora Camporota ha poi posto l’accento sui progetti di sicurezza partecipata, realizzati sempre nel triennio 22-25: “La riqualificazione dell’area verde di via Donati, il progetto ‘Laghetto Modena est’, la sperimentazione degli street tutor al Parco Pertini, i presidi del territorio urbano e dei parchi, anche con l’utilizzo delle unità cinofile; iniziative di sicurezza stradale per i gruppi di Controllo del vicinato e per le scuole e di contrasto delle truffe agli anziani; il potenziamento della centrale operativa della Polizia locale: un intervento che impegna risorse statali pari a 500mila euro e che è in corso di realizzazione”.
E ancora, progetti di educazione alla legalità per studenti delle secondarie di primo grado e la riqualificazione di beni confiscati: “A questo proposito è stato avviato un percorso partecipativo per la gestione dell’immobile di via Anderlini 89”.
Per quanto riguarda il tema del confronto con la città e con il Consiglio comunale, anch’esso sollevato dall’interrogazione, l’assessora Camporota ha spiegato che “il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica costituisce la sede di confronto per l’esame e il coordinamento delle politiche di sicurezza e ordine pubblico. Sono numerose le istanze portate da questa Amministrazione su temi ritenuti rilevanti: la Stazione delle autocorriere, la zona Stazione e Tempio, i Giardini Ducali, Costellazioni, il Parco XXII Aprile, per citarne alcuni. Senza tralasciare il tema dello spaccio, a cui è stato dato seguito attraverso servizi declinati nei diversi tavoli tecnici coordinati dal Questore. L’articolo 2 del Patto stesso prevede che il Prefetto, con cadenza annuale, relazioni in sede di Cposp circa le risultanze dell’attività della cabina di regia e che il sindaco possa valutare se riferire gli esiti condivisi in sede di Consiglio comunale. Alla luce dei suggerimenti della consigliera Modena sarà mia cura, se l’articolo 2 sarà confermato anche nella versione finale del nuovo Patto in approvazione al Ministero, condividere con voi gli esiti dell’attività annuale della Cabina di regia che stiamo ricostituendo”, ha concluso l’assessora Camporota.
Aperto il dibattito sul tema Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha detto che il Patto è stato in parte utilizzato in passato “come spot elettorale” e le misure previste “non hanno avuto un’incisività reale, come evidenzia anche l’aumento della criminalità”.
Per Fratelli d’Italia, Luca Negrini il tema del Patto principalmente tecnico, ricordando che gli interventi previsti nascono da iniziative del Ministero e che molte di esse sono tuttora attive nella lotta alla criminalità.
Elisa Rossini ha affermato che il Patto va rivisto e verificato, definendolo “un documento tecnico e istituzionale che deve offrire soluzioni concrete e applicabili”.
Ferdinando Pulitanò ha parlato di “contenitori vuoti in città ormai divenuti sacche di insicurezza”, sostenendo che le segnalazioni “sono rimaste inascoltate”.
Per il Pd, Vincenza Carriero ha espresso “sorpresa” per chi definisce il Patto “un fallimento”, affermando, al contrario, che si è trattato di “un approccio lungimirante, capace di mettere intorno a un tavolo le Forze dell’ordine per un lavoro realmente coordinato”, e che consente alle diverse forze di tutela del territorio di condividere strumenti e pianificare gli interventi, dando vita a un modello di collaborazione rafforzata e integrata.
Diego Lenzini ha ricordato che il Patto è “un atto fortemente politico, così come politica è la volontà di costruirlo”, sottolineando che Modena è stata la prima città in Italia a siglare un accordo di questo tipo quasi trent’anni fa”.
Per Stefano Manicardi il documento rappresenta un “atto a forte valenza politica”, evidenziando “l’importanza di comprendere come siano cambiati nel tempo il contesto sociale ed economico della città, per aggiornare lo strumento e mantenerlo efficace”.
Fabio Poggi ha osservato che “nella scorsa consigliatura il Patto è stato discusso in più occasioni. Ha quindi auspicato che il prossimo rinnovo “non sia vissuto come una sfida tra parti, ma come un impegno comune del Consiglio per correggere ciò che non ha funzionato”.
Paolo Ballestrazzi (Pri – Azione – Sl) ha invitato a non limitarsi a rivendicare primati formali, osservando che “non possiamo dire di essere stati bravi solo perché siamo stati i primi”.
Martino Abrate (Avs) ha definito il Patto uno strumento “al tempo stesso politico e tecnico”, sottolineando che la sua sottoscrizione “nasce dalla consapevolezza di un problema e dalla disponibilità a cercare insieme tutte le soluzioni possibili”.
Giovanni Silingardi (Movimento 5 Stelle) ha sostenuto che il Patto rappresenta innanzitutto “una scelta politica”, perché “è la politica locale che decide di sottoscriverlo e di renderlo operativo, pur nella sua dimensione tecnica”. E il consigliere ha sottolineato la volontà della maggioranza “di rafforzare lo strumento”.