venerdì, Maggio 16, 2025
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Panathlon Club Forlì, il “Premio Salvatore Gioiello” al giornalista sportivo della Rai  Iacopo Volpi

(Sesto Potere) – Forlì – 16 maggio 2025 – Il Panathlon Club Forlì  ha consegnato giovedì  sera, 15 maggio, il “Premio Salvatore Gioiello” al giornalista sportivo della RAI  Iacopo Volpi.
Il prestigioso riconoscimento, ha ricordato in apertura di serata la Presidente Marilena Rosetti, viene assegnato da  15 anni a un giornalista che si è particolarmente distinto nel corso della carriera.  Volpi, entrato in RAI negli anni Ottanta, è stato apprezzato telecronista di pallavolo, sia maschile che femminile, e più volte conduttore della “Domenica Sportiva” e di “90° minuto”. Inoltre, ha guidato numerosi altri programmi televisivi in occasione delle Olimpiadi e dei campionati mondiali ed europei di calcio, e ha chiuso la carriera come direttore di RAI Sport alla fine del 2024.

Intervistato dal giornalista Stefano Benzoni, Volpi ha mostrato affabilità, ironia e simpatia, molto più di quanto si poteva intuire seguendolo in TV.

La prima domanda? Inevitabile parlare di pallavolo, la sua passione sportiva (Volpi è stato anche un atleta di questa disciplina, raggiungendo la serie B).

“Le soddisfazioni più grandi sono state le telecronache dei trionfi delle nazionali italiane, dal campionato del mondo per la squadra maschile, all’oro delle ragazze di Velasco. Quest’ultimo  allenatore è stato molto importante per tutto lo sport italiano e soprattutto ha dato dignità alla pallavolo. Sono suo amico, ha un carattere un po’ spigoloso ma è un personaggio eccezionale, con una grande cultura. Il suo è stato un modo diverso di fare l’allenatore, grazie al quale è riuscito a convincere i propri giocatori che erano davvero forti.
La Panini, storica squadra di Modena, veniva da un periodo difficile ma con lui alla guida vinse quattro scudetti. Dopo la nazionale maschile italiana, ha allenato ovunque, perfino in Iran. Infine, con la nazionale femminile di pallavolo è riuscito a conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi dello scorso anno. A quel punto ha pensato di smettere di allenare, ma poi si è chiesto cosa avrebbe fatto nel suo futuro prossimo e, così, ha deciso che allenerà ancora fino al 2028″.

Ma come mai  la nazionale maschile non è riuscita a conquistare l’oro olimpico?

“Esiste una maledizione olimpica – ha detto Volpi -. Cosa cambia rispetto a un campionato mondiale? L’Olimpiade crea pressione. Per questo l’Italia femminile non è stata nel villaggio olimpico ma in un luogo più tranquillo e appartato. L’Italia maschile nel 92 e nel 96 forse qualcosa ha sbagliato, invece a Parigi si è creata una atmosfera perfetta”.

Volpi ha poi spiegato quale sia il ruolo del giornalista: “Il protagonista è l’evento, non il giornalista. Non si deve cercare a tutti i costi di far sapere che sei bravo. Alcuni miei colleghi preparano addirittura due versioni del loro articolo già prima che l’evento si svolga:  una in caso di vittoria, l’altra in caso di sconfitta. Non è  così  che si lavora”.

Il telecronista può  emozionarsi?

“Certamente. Leggere una serie infinita di dati e di numeri non serve a nulla: lo spettatore vuole emozionarsi, non vuole annoiarsi. E poi il telecronista deve essere preparato: da questo punto di vista, il più  grande è stato Bruno Pizzul. Gianni Clerici e Rino Tommasi sono stati due grandi, riuscivano a fare telecronache lunghe quattro o cinque ore. Invece, il mio grande amico Giampiero Galeazzi era diverso, più alla mano. L’ho conosciuto nel 1980. Aveva come tutti pregi e difetti, ma possedeva la capacità di entusiasmare:nel 1988, per esempio, gli Abbagnale vinsero facilmente un campionato mondiale di canottaggio ma Galeazzi fece una cronaca inventata su presunti e inesistenti avversari pericolosi che non c’erano, solo per rendere epica la loro affermazione”.

Volpi può raccontarci qualche aneddoto?

Lo ha fatto, raccontandone uno riguardante Nils Liedholm, un tempo allenatore della Roma: ” Prima di una partita di campionato, chiese a Falcao, campione osannato, come stesse il ginocchio infortunato che gli aveva impedito di allenarsi per tutta la settimana. Il calciatore rispose che era a posto e Liedholm di rimando disse: bene, così potrai salire le scale per andare in tribuna”.

Riferimenti ai grandi dello sport  e rimpianti?

“Luca Vialli  era un personaggio speciale. Yuri Chechi è  intelligente, simpatico e spiritoso. Per quanto riguarda i rimpianti, mi sono pentito solo di una scelta: non aver mai seguito un Giro d’Italia. Ricordo ancora, invece, un errore  che commisi in occasione della finale scudetto di basket tra Milano e Livorno: nel mio servizio dissi che aveva vinto Livorno, viceversa, dopo quasi mezz’ora, si seppe che la vittoria era stata assegnata a Milano. Allora non c’era il Var e gli arbitri impiegarono molto tempo per prendere la decisione finale. Dovetti fare un pezzo di rettifica e ho pensato, per un attimo, che la RAI mi avrebbe licenziato”.

Quale rapporto con le televisioni private?

“Il rapporto con le TV private non è stato facile, ci siamo dovuti adeguare. Berlusconi, per esempio, pagava a giornalisti e conduttori cifre che non erano alla portata della RAI.  Ricordo che “Pressing”,  trasmissione concorrente della “Domenica Sportiva” presentata da Raimondo Vianello, aveva sempre ascolti maggiori dei nostri. Una volta, però, la “Domenica Sportiva” venne seguita da oltre 3 milioni di telespettatori, mentre “Pressing” da solo 1 milione e mezzo. La gioia durò poco, perché si scoprì che si era rotto un ripetitore di Mediaset”.

Infine, la vita privata!?

“Non lo nego, la famiglia viene sacrificata. Io ho due figli, un maschio e una femmina. Di certo si perde qualcosa. Ma il lavoro per me è stato sempre una passione”.