(Sesto Potere) – Bologna – 13 dicembre 2025 – “L’ultima operazione della Polizia che ha messo in luce l’ennesimo caso di “caporalato” in agricoltura, con la Questura di Ferrara che ha scoperto un cittadino pakistano organizzare e promuovere attività di intermediazione illecita di fornitura di manodopera a basso costo a diverse imprese agricole del ferrarese e ravennate, con conseguente sfruttamento del lavoro, altro non è che la punta dell’iceberg che, purtroppo, è ricorrente nella nostra regione”: a muovere questa considerazione è il segretario di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.
“Ma non si commetta l’errore di considerare il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro come peculiarità soltanto del settore agricolo. Stando alle statistiche generali dell’Istituto Nazionale del Lavoro, emerge una trasversalità dello sfruttamento lavorativo nel mercato del lavoro italiano e i più elevati indici di irregolarità lavorativa sono stati rilevati altrove: nei settori del trasporto e del magazzinaggio, nei servizi di alloggio e di ristorazione, nell’edilizia, nel manifatturiero ed anche nel commercio”: aggiunge il segretario di Ugl Emilia-Romagna.
“E ne deriva che l’illegalità legata allo sfruttamento lavorativo e al “caporalato” è diffusa in tutto il Paese e non, come diffusi stereotipi affermano, esclusivamente al Sud e in particolare nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa. Tanto è vero che, complessivamente, tra le Regioni italiane più colpite, oltre alla Sicilia, alla Calabria e alla Puglia, vi sono Veneto, Lombardia e proprio Emilia Romagna. E, va detto, le organizzazioni criminali che sfruttano la manodopera – soprattutto straniera – hanno continuato ad agire nel sistema produttivo nazionale in modo trasversale e con una capacità di trasformazione e adattamento che ne rileva la pervasività e l’articolazione. Fingere che il problema non esista è sbagliato”: rileva Tullia Bevilacqua.
Che fare, dunque?
“Nel nostro Paese è in vigore la legge 199/2016 contro lo sfruttamento lavorativo e l’intermediazione illecita, ovvero il caporalato. Una norma che viene considerata tra le più avanzate in Europa contro questo genere di reati, Ma, non basta, una norma, per quanto articolata ed evoluta, da sola non può fermare in modo definitivo pratiche, comportamenti, interessi, modalità di reclutamento di manodopera e di loro impiego illegale in un sistema economico e sociale che vive di concorrenza. I controlli per la verifica dell’applicazione della legge sono insufficienti e lo diciamo da anni. E c’è anche un aspetto sociale: dal lavoro irregolare discendono infortuni e decessi”: ricorda il segretario di Ugl Emilia-Romagna.
“A nostro parere è necessario incidere su almeno due aspetti: per il contrasto del fenomeno servono maggiori attività ispettive, attraverso il coordinamento di ispettori del lavoro – spesso sotto organico – e, inoltre, regolare i flussi in arrivo degli stranieri secondo la possibilità di assorbire prima gli ex lavoratori stagionali, rimasti sul territorio italiano senza documenti, piuttosto che favorire nuovi ingressi alimentando, di fatto, l’esercito della manodopera a basso costo per consentire sempre più sfruttamento, bassi salari e impennata dei profitti illegali”: conclude il segretario di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.

