(Sesto Potere) – Bologna – 13 maggio 2025 – 108 euro al mese: è quanto una famiglia in Emilia Romagna ha speso in media nell’anno
scolastico in corso per la mensa di un figlio, sia per la scuola dell’infanzia che per quella primaria. La regione mediamente più costosa è proprio l’Emilia Romagna (lo scorso anno era la Basilicata) mentre quella più economica è, come nell’anno scolastico precedente,
la Sardegna con 61€ nell’infanzia e 64€ per la primaria.
Anche quest’anno si registra un incremento delle tariffe seppur poco rilevante (circa l’1%), con importanti variazioni però a livello regionale: la Sicilia registra un’importante crescita del costo a carico delle famiglie sia nella scuola dell’infanzia (+13% circa) che in quella primaria (oltre l’8%), mentre la Basilicata si segnala una riduzione significativa di circa il 6% sia nell’infanzia che nella primaria.
A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€).
Fra le città metropolitane. si conferma il dato positivo di Roma che rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,60€ in entrambe le tipologie di scuola.
VIII Indagine sulle mense scolastiche
Questi i dati che emergono dalla VIII Indagine sulle mense scolastiche, con la quale Cittadinanzattiva ha analizzato, per tutti i capoluoghi di provincia (ad eccezione di Trento e Bolzano perché le due province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non comparabili con le altre regioni), quanto paga una famiglia composta da tre persone, due genitori e un figlio minore, con un reddito lordo annuo di € 44.200 e un ISEE di € 19.900.
Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi, escludendo eventuali quote extra, annuali e/o mensili.
Il report, disponibile sul sito web di Cittadinanzattiva, presenta anche una disamina dei fondi messi a disposizione con il PNRR nei vari territori per le mense scolastiche.
Mense al Sud: il PNRR solo in parte sana le carenze rispetto al resto del Paese
Secondo l’Anagrafe nazionale, più di un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.865 su 40133, è dotato di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea: infatti nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (22% al Sud, 21% nelle Isole) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La differenza con le regioni del Centro (Umbria, Marche, Toscana, Lazio) e del Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto) è molto evidente: 41,2% e 43,1% rispettivamente sono gli edifici dotati di mensa scolastica in quelle aree.
La regione con un numero maggiore di mense è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte (62,4%), Toscana (59,6%) e Liguria (59,1%).
Dalla piattaforma Regis, a dicembre 2024 risulta che, complessivamente, con il PNRR sono stati finanziati 961 interventi. Per colmare il divario territoriale circa il 58% dei fondi sarebbe dovuto andare alle regioni del sud, ma, osservando le graduatorie finali, si evidenzia come le Regioni del Sud e delle Isole prevedono complessivamente 489 interventi, pari al 50,88% del totale.
In termini di risorse economiche, però, al Sud e alle Isole vanno complessivamente il 37% delle risorse impiegate, al Nord il 48,6%, al Centro il 14,7%.
Poco più della metà degli interventi, 516, pari al 54%, prevede la costruzione di nuove mense, di cui 228 (44%) al Sud e nelle isole.
