(Sesto Potere) – Bologna – 18 settembre 2024 – “Piove su tutta la Romagna, più in pianura, sull’asse della via Emilia e media collina che in montagna, i livelli idrometrici dei fiumi, che fino a ieri erano inferiori alla prima soglia cominciano ad innalzarsi. Diffusi allagamenti sono segnalati in tutta la Romagna, non deriverebbero dai fiumi in piena ma dalla rete di scolo secondaria (almeno per il momento). Se durante l’alluvione in Romagna del maggio 2023 l’attenzione era accesa sui fiumi ora dobbiamo concentrarci sulla rete scolante secondaria, fossi e rete di scolo urbana”: lo ha affermato Paride Antolini, (nella foto), presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia – Romagna.
“Nelle campagne, in questi ultimi decenni, si è assistito ad una continua chiusura dei fossi, alla loro sistematica eliminazione. La tecnica agronomica della baulatura dei campi, cioè, realizzare un profilo convesso dei campi perimetrati da fossi, è stata abbandonata. Lo scopo della baulatura era quello di prevenire la formazione di ristagni favorendo il deflusso verso una fitta rete di scoline e fossi di raccolta. Questo comportava un accumulo di acqua nei fossi paragonabile al quantitativo di una cassa di espansione, ora tanto invocata”: ha aggiunto Paride Antolini.
“Oggi per aumentare i livelli produttivi dell’agricoltura si procede al livellamento del terreno agricolo per semplificare il lavoro, aumentare la produttività, ma ciò comporta l’eliminazione di scoline e fossi e quindi la riduzione della capacità di accumulo di acqua nelle nostre campagne. Un po’ come chiudere una grande cassa di espansione. Ma veniamo alle problematiche della rete di deflusso urbana che si è sviluppata nei decenni come un grande puzzle – ha continuato il presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia – Romagna – espandendosi di volta in volta secondo le necessità senza, il più delle volte, un progetto urbanistico di ampio respiro”.
“Aggiungiamo la continua chiusura dei fossi con la loro tombinatura che rende sicuramente più fruibile i percorsi stradali, pedonali e ciclabili, ma sotto la superficie topografica cosa succede? Un intasamento? Una rottura, una difficoltà nel deflusso? E chi lo vede? Ce ne accorgiamo quando il piano stradale si allaga. Aggiungiamo a tutto questo un cambiamento nel regime delle piogge e il gioco è fatto, abbiamo anche una rete di deflusso secondaria che deve essere riprogettata per affrontare questi eventi di pioggia particolarmente intensi. Cosa non dobbiamo fare? Cercare di risolvere il tutto con il solito approccio esclusivamente ingegneristico, allargo una sezione di scarico, allargo un tubo, e dare poca importanza al deflusso naturale delle acque e del rispetto della geomorfologia naturale del territorio”: conclude il presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia – Romagna..