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L’housing sociale in Emilia-Romagna: la fotografia scattata da ART-ER e Nomisma. Regione esempio virtuoso in UE

(Sesto Potere) – Bologna – 14 marzo 2025 – La fotografia dello stato di salute dell’housing sociale in Emilia-Romagna è stata presentata nei giorni scorsi nell’Aula Magna di via Aldo Moro in Regione. Attraverso un’analisi approfondita sulla gestione del patrimonio abitativo pubblico e sulle sfide emergenti in un contesto socio-demografico in evoluzione, amministratori pubblici, rappresentanti del Terzo settore, associazioni di categoria e sindacati hanno fatto il punto su un patrimonio che rappresenta il 2,4% dello stock abitativo regionale e circa l’11-12% degli immobili in locazione nella Regione, ricevendo chiare indicazioni per la realizzazione delle Politiche per la Casa dei prossimi anni.

LE RICERCHE ART-ER E NOMISMA

ART-ER, società consortile dell’Emilia-Romagna, e Nomisma, dopo aver effettuato un’accurata ricognizione sullo stato del patrimonio pubblico edilizio e rilevato il cambiamento demografico delle famiglie che vi risiedono o in attesa di alloggio nelle graduatorie pubbliche, hanno messo a sistema i dati delle nove Aziende Casa dell’Emilia-Romagna che insieme gestiscono un patrimonio residenziale di 60.579 alloggi; si tratta di 54.490 alloggi a canone sociale di proprietà dei Comuni e 6089 a canone calmierato di proprietà pubblica e privata destinati a famiglie di ceto medio in difficoltà, studenti, lavoratori e cohousing.

“Secondo i dati dell’anagrafe regionale sull’edilizia residenziale pubblica, al 31 dicembre 2023 in Emilia-Romagna sono presenti 54.490 alloggi, dei quali circa l’87% risulta occupato. Approfondendo le ragioni dello sfitto, emerge che la principale causa sono problemi edilizi relativi all’alloggio o al fabbricato. Questo sottolinea l’importanza di garantire risorse strutturali e continuative per la riqualificazione dell’erp. E’ evidente che i canoni pagati dagli inquilini, non possono essere sufficienti: quasi la metà si colloca nella fascia di protezione con un Isee inferiore a 7.620 euro, e il 43% delle famiglie paga meno di 100 euro al mese per l’affitto” ha spiegato Serena Maioli, responsabile dell’Unità Ecosistemi Urbani e Innovazione di ART-ER.

I dati evidenziano quanto sia importante l’edilizia residenziale pubblica, come fattore di tenuta sociale per rispondere alla domanda delle famiglie che si trovano in situazioni di elevata fragilità economica.

Le ACER dell’Emilia-Romagna, e quindi i Comuni, dal 2013 al 2023 hanno investito 552 milioni di euro in riqualificazione edilizia ed efficientamento energetico, intervenendo su oltre 27.000 alloggi (20.100 riqualificati e 7.100 oggetto di efficientamento). Nello stesso periodo sono stati portati a termine 113 progetti e condotte prassi finalizzate al supporto all’inquilinato, alla prevenzione del disagio e della morosità e alla coesione sociale.

“Il settore dell’edilizia residenziale pubblica (ERP) è chiamato ad affrontare trasformazioni profonde – aggiunge Chiara Pelizzoni, senior project manager dell’Osservatorio immobiliare Nomisma – entro il 2070 la popolazione italiana calerà del 19,4%, mentre gli anziani aumenteranno del 14,8%, con la quota di over 65 che salirà al 33,9%. Parallelamente, oggi incombe una crescente fragilità sociale: il 3,9% delle famiglie italiane presenta fragilità economica, sociale e abitativa allo stesso tempo, mentre in Emilia-Romagna la quota di individui in povertà è cresciuta dal 6,3% del 2018 al 9,6% del 2023”.

LE POLITICHE PER LA CASA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

L’assessore alle Politiche abitative della Regione Emilia-Romagna Giovanni Paglia ha sottolineato che “il tema della casa oggi è sempre più fondamentale se si vuole parlare di coesione sociale e deve essere assunto al centro delle priorità politiche. È indispensabile elevare con forza il numero degli alloggi con canone accessibile alla più ampia platea di lavoratrici e lavoratori, soprattutto se giovani. L’Emilia-Romagna deve e vuole fare la sua parte sia come ente che come leva di un sistema di cui fanno parte le Acer, i Comuni, il privato sociale e tutti gli operatori che vogliono essere protagonisti di politiche che facciano della casa un diritto fondamentale”.

Molti gli strumenti e le azioni introdotte dalla Regione Emilia-Romagna, come evidenziato da Giulia Angelelli, dirigente delle Politiche abitative della Regione, che ha illustrato l’elenco dei programmi regionali in corso e quelli recentemente conclusi per la rigenerazione del patrimonio residenziale pubblico che hanno visto un ruolo determinante, in termini attuativi e gestionali, degli enti gestori ed in particolare delle Aziende casa dell’Emilia-Romagna.

“In un quadro di risorse statali da troppo tempo assenti, la Regione continua a finanziare con risorse proprie gli interventi sul patrimonio comunale erp. Obiettivo della Regione, attraverso i suoi programmi, è da un lato di sostenere l’azione dei Comuni per restituire funzionalità agli alloggi erp liberati con il turnover annuale, dall’altro intervenire dal punto di vista energetico e sismico sullo stock di alloggi sfitti che richiedono una progressiva riqualificazione profonda”.

I programmi regionali coinvolgono pienamente le Aziende Casa che mettono in campo competenze ed efficienza tecnica nell’erogazione di servizi sempre più articolati. La governance delle politiche abitative è una componente cruciale per promuovere l’efficacia del servizio pubblico che oggi deve rispondere ad una pressante richiesta da parte di fasce sempre più ampie della popolazione.

“Il ruolo sociale svolto dalle Aziende Casa è fondamentale per affrontare le prossime sfide e per farlo servono risorse – ha spiegato Marco Buttieri, presidente di Federcasa – bene quindi la misura straordinaria del Pnrr di 1381 milioni di euro su cui stiamo concentrando il nostro impegno per far sì che quest’opportunità eccezionale diventi uno strumento sostenibile e soprattutto continuativo nel tempo”.

E sono proprio le risorse per l’housing sociale il vero nodo da affrontare per i Comuni e per le Acer, hanno spiegato Marco Bertuzzi, presidente di Cispel Emilia-Romagna, l’associazione di servizi che riunisce le Aziende Casa emiliano-romagnole, e Marco Panieri, presidente regionale di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Al 31 dicembre 2024 le Acer hanno maturato un credito verso i Comuni di 34,5 milioni di euro, derivante dall’anticipazione di risorse per interventi di manutenzione straordinaria del patrimonio e a copertura delle morosità incolpevoli (in particole spese energetiche), confermando il loro ruolo essenziale nel supporto alla finanza locale. A questo si aggiunge che oltre il 48% dei nuclei residenti negli alloggi Acer ha un Isee inferiore o uguale a 7.620 euro l’anno. Se da una parte il fenomeno della morosità rappresenta un rischio per la sostenibilità economica delle Aziende Casa, dall’altra le Acer diventano un vero e proprio strumento di welfare per arginare la povertà e contrastare la povertà energetica”.

Nonostante il valore sociale dell’erp derivante dal gap tra canone oggettivo e canone effettivo medio calcolato sulla base dei redditi degli utenti erp nell’intera regione ammonta a 70,8 milioni di euro all’anno, a fronte di bisogni abitativi sempre più articolati e differenziati, le Acer dell’Emilia-Romagna si sono progressivamente evolute diventando vere e proprie aziende di servizi in grado di garantire il diritto alla casa alle fasce più fragili della popolazione e diventando soggetti attivatori di welfare.

“Le ricerche di ART-ER e di Nomisma consegnano spunti importanti rispetto alle iniziative da attuare nei territori, sia per aumentare l’offerta abitativa a favore delle famiglie fragili, del ceto medio in difficoltà, di studenti e lavoratori, sia per favorire, attraverso una collaborazione costante tra le Acer e i Comuni, la crescita economica e sociale degli abitanti del servizio pubblico” ha spiegato Marco Corradi, coordinatore delle Acer dell’Emilia-Romagna.

Le Aziende Casa si confermano quindi strumento operativo fondamentale al servizio dei Comuni per il mantenimento dei servizi pubblici essenziali e la crescita economica del territorio, in particolare nella città dove politiche abitative lungimiranti diventano strumento di sviluppo per rilanciare i centri storici cittadini con studentati e interventi di riqualificazione dell’edilizia residenziale.

L’UNIONE EUROPEA E L’HOUSING SOCIALE

Da Bruxelles, la neo presidente della Commissione per le Politiche per la Casa del Parlamento Europeo on. Irene Tinagli ha infine rilevato che “L’emergenza abitativa è ormai un problema diffuso in tutta Europa, e questo ha portato l’Unione Europea a inserirla nella sua agenda politica, affidando una delega specifica a un Commissario e istituendo una commissione speciale sulla crisi abitativa in seno al Parlamento europeo. Questa Commissione analizzerà tutti gli aspetti legati alla crisi abitativa, tra cui i bisogni abitativi, le politiche esistenti e gli effetti della speculazione, per poter essere in grado anche di proporre soluzioni innovative. In molte città, l’inaccessibilità dell’abitazione si lega alla difficoltà nel trovare lavoratori in diverse aree come ad esempio insegnanti, autisti, medici, infermieri. Per questo motivo serve una strategia dell’abitare, strutturale e continuativa, che valorizzi le esperienze virtuose già in atto sui territori.