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Lavoro, previste 17.420 nuove assunzioni a Forlì, Cesena e Rimini nel trimestre dicembre 2024-febbraio 2025

(Sesto Potere) – Forlì/Cesena/Rimini – 16 dicembre 2024 – La Camera di commercio della Romagna diffonde le previsioni occupazionali per il trimestre dicembre 2024-febbraio 2025: sono 17.420 gli ingressi programmati dalle imprese delle province di Forlì-Cesena e Rimini. Fondamentale il contributo al lavoro dalle professioni ICT e pervasiva l’IA, ma i lavoratori ICT in Italia rappresentano solo il 3,9% del totale degli occupati rispetto ad una media dell’UE di 4,6% e un obiettivo comunitario del 10% (orientativamente 20 milioni di occupati). Anche la percentuale di donne tra gli specialisti ICT, pari al 16%, è inferiore alla media UE del 18,9%. La formazione dei lavoratori all’utilizzo dell’IA e dei big data, però, rappresenta la priorità del 42% delle aziende intervistate nei prossimi cinque anni, dopo il pensiero analitico (48%) e il pensiero creativo (43%).

Dalle analisi occupazionali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre dicembre 2024-febbraio 2025 sono 17.420.

Gli ingressi previsti nel mese di dicembre sono complessivamente 4.100 di cui 2.270 a Forlì-Cesena e 1.830 a Rimini, e rappresentano il 16,4% del dato regionale (+0,5% rispetto al mese precedente) pari a n. 25.000 il 7% (-1,3%) degli ingressi previsti in Italia, pari a 356.000 (-72.000 rispetto a novembre).

Le previsioni occupazionali provinciali diffuse dalla Camera di commercio della Romagna sono elaborate dalle analisi di Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalle Camere di commercio italiane (1).

In provincia di Forlì-Cesena, gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il trimestre dicembre 2024-febbraio 2025, sono 9.670, con una variazione di +380 rispetto all’analogo periodo dicembre 2023-febbraio 2024. Per il mese di dicembre le entrate previste sono 2.270 e la variazione rispetto a dicembre 2023 è di +100.

Ancora preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, pari al 74% (-6%).

Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano il Commercio con 460 ingressi previsti, i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo con 310, i Servizi alle persone con 270, le Costruzioni con 180 e i Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio con 150.

Le entrate previste si concentrano per il 69% nel settore servizi, che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone +2% rispetto a novembre, e nel 54% dei casi in imprese con meno di 50 dipendenti, -1%.

Una quota pari al 28% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni (-3%); il 21% delle imprese prevede di assumere personale immigrato (-1%).

Nel 64% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore (+1%), ma in 50 casi su 100 crescono le difficoltà a trovare i profili desiderati riscontrate dalle imprese.

In provincia di Rimini gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) per il trimestre dicembre 2024-febbraio 2025, sono 7.750 con una variazione di +310 rispetto all’analogo periodo dicembre 2023-febbraio 2024. Per il mese di dicembre le entrate previste sono 1.830 e la variazione rispetto a dicembre 2023 è di -20.

Ancora preponderante l’impiego dei contratti a tempo determinato, pari all’78%, -5%.

Per quanto riguarda le entrate nel trimestre, i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo, con 460 ingressi previsti, il Commercio con 370, i Servizi alle persone con 250, Costruzioni con 170 e i Servizi operativi a supporto delle imprese e delle persone con 140.

Le entrate previste si concentrano per il 78% nel settore servizi (+3%), che comprende commercio, alloggio e ristorazione, servizi alle imprese e alle persone e nel 66% (stabile) dei casi in imprese con meno di 50 dipendenti.

Una quota pari al 30% delle assunzioni previste riguarderà giovani con meno di 30 anni (-1%), mentre il 20% delle imprese prevede di assumere personale immigrato, -2%.

Nel 67% delle entrate viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore, ma in 52 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati (+3% per entrambi gli indicatori).

Focus professioni ICT e IA

Gli indicatori del Digital Economy and Society Index (DESI) relativi all’anno 2022 segnalano una tendenza che si è ormai consolidata in questi ultimi anni nella quale, in Italia, a fronte di progressi significativi sotto il profilo delle infrastrutture digitali e della trasformazione digitale delle imprese, evidenti ritardi caratterizzano lo stato delle competenze digitali e alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici.

Le opportunità ed i rischi connessi allo sviluppo e all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA), il cui impatto sulla società, l’economia ed il mercato del lavoro è dirompente, hanno spinto l’Unione Europea ad agire a livello regolamentare, nonché a collaborare a livello internazionale per stabilire principi e codici di condotta etici per lo sviluppo dell’IA.

L’IA presenta alcuni elementi distintivi rispetto alle altre tecnologie digitali di uso generale che fanno riferimento tanto alla rapidità di sviluppo quanto alla varietà e ampiezza dei settori e delle occupazioni coinvolte, potenzialmente interessando sia i compiti più semplici relativi alle attività routinarie e non cognitive, sia quelle posizioni maggiormente qualificate.

Gli effetti più evidenti osservati in letteratura riguarderebbero piuttosto la qualità del lavoro, con un impatto maggiore rispetto alla potenziale riduzione di quei lavori caratterizzati da minore complessità o più pericolosi con un miglioramento, dunque, del grado di coinvolgimento dei lavoratori e delle condizioni di sicurezza.

Il World Economic Forum 2023 nel ‘Future of Jobs Report, Insight Report, May’ ha stimato una crescita media del 30% entro il 2027 dell’occupazione di analisti e scienziati dei dati, specialisti dei big data, specialisti dell’apprendimento automatico dell’intelligenza artificiale e professionisti della sicurezza informatica, con il settore del commercio digitale responsabile dell’incremento maggiore in termini assoluti dei posti di lavoro riconducibili in generale alla transizione digitale in particolare come specialisti dell’e-commerce, specialisti della trasformazione digitale e specialisti di marketing e strategia digitale.

Allo stesso tempo, la formazione dei lavoratori all’utilizzo dell’IA e dei big data rappresenta la priorità per il 42% delle aziende intervistate nei prossimi cinque anni, dopo il pensiero analitico (48%) e il pensiero creativo (43%).

Sul fronte dell’offerta di tecnologia la partita appare difficile da giocare, ma l’adeguamento del capitale umano è un obiettivo ancora raggiungibile. Tuttavia, esso richiede una significativa trasformazione del sistema dell’istruzione secondaria e terziaria, che non dovrebbe limitarsi a fornire una conoscenza elementare dell’IA, ma mirare a generare competenze digitali avanzate, nonché competenze cognitive complementari e trasversali che possano consentire una più efficace interazione con l’IA. In questa prospettiva, occorre imprimere un deciso cambio di rotta alla formazione superiore e universitaria, non semplicemente rafforzandola, ma modificandone obiettivi e modalità di erogazione, in sinergia con i tradizionali catalizzatori della formazione digitale quali le startup innovative e i corsi di laurea in data-science.

La rilevanza delle figure ICT e IA è implicita nella transizione digitale in atto. Come risulta dal Primo Rapporto sullo stato del decennio digitale della Commissione Europea, i lavoratori ICT in Italia rappresentano solo il 3,9% del totale degli occupati rispetto ad una media dell’UE di 4,6% e un obiettivo comunitario del 10% (orientativamente 20 milioni di occupati), mentre la percentuale di donne tra gli specialisti ICT è del 16%, inferiore alla media UE del 18,9%.

Le entrate per le professioni ICT nei diversi gruppi professionali, calcolate come quota percentuale sul totale delle entrate programmate per professioni ICT consentono di osservare una prevalenza di gruppi professioni dell’ambito intellettuale, scientifico e di elevata specializzazione e delle professioni tecniche. La maggiore domanda continua a riguardare in maggioranza le figure professionali gli ingegneri industriali e gestionali (11,3%) e gli analisti e progettisti di software (10,4%), seguiti dagli ingegneri meccanici (5,7%) e dagli specialisti della gestione e del controllo nelle imprese private (5,4%). Nelle professioni tecniche, il 16% delle entrate programmate interessa i tecnici programmatori e, a seguire, i tecnici esperti in applicazioni e tecnici del marketing con una quota sul fabbisogno di professioni ICT rispettivamente del 13,3% e del 7,8%. Si tratta di figure professionali funzionali alla progressiva digitalizzazione dei processi aziendali e alla necessità di dotarsi di profili e competenze per lo sviluppo delle nuove piattaforme tecnologiche e di nuove applicazioni, oltre che di nuovi modelli di promozione e vendita a distanza, sia in chiave business to business che business to consumer.

(1) Nota metodologica
Le informazioni contenute nel presente bollettino sono state acquisite nel periodo 28 ottobre – 8 novembre 2024, utilizzando principalmente la tecnica di compilazione in modalità CAWI attraverso le interviste realizzate presso più di 115.000 imprese, campione rappresentativo delle imprese con dipendenti al 2022 dei diversi settori industriali e dei servizi. La proiezione mensile dei dati di indagine e il potenziamento dell’integrazione tra questi e i dati amministrativi attraverso un modello previsionale, permettono l’analisi delle principali caratteristiche delle entrate programmate nel mese di dicembre 2024, secondo i profili professionali e i livelli di istruzione richiesti. I risultati dell’indagine sono disponibili a livello nazionale, regionale e provinciale per i settori ottenuti dall’accorpamento di codici di attività economica della classificazione ATECO2007. La ripartizione delle entrate previste per “gruppo professionale” fa riferimento ad opportune aggregazioni dei codici della classificazione ISTAT CP2021.