(Sesto Potere) – Bologna – 26 giugno 2024 – I dati elaborati dal Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna raccontano di giovani emiliano-romagnoli con il vento in poppa. Ma a godere di queste condizioni favorevoli sono sempre di meno: tra quelli persi negli ultimi 20 anni e quelli che perderemo nei prossimi 20 per fuga dall’Italia conteremo 81 mila under 35 in meno.
Hanno il vento a favore poiché al momento godono di una domanda di lavoro vivace, che ha spinto l’occupazione giovanile a salire del 10,3% nel post covid contribuendo al 97% dell’incremento totale, frenata dal fatto che non si trovano tutti i giovani di cui necessitano le imprese; il 48% sono infatti difficili da reperire.
Si tratta di condizioni favorevoli perché in questa situazione di scarsità le imprese sono più attente alle esigenze dei lavoratori e adottano strategie di attrattività tra cui la flessibilità, prevista dal 32,5% delle imprese emiliano-romagnole, per andare in contro al nuovo
approccio delle giovani generazioni al tempo di lavoro.
Certo per le 32mila imprese con a capo un imprenditore giovane il vento non gioca sempre a favore ma poter fare impresa con passione,
spesso portando avanti ciò che hanno fatto prima di loro genitori e nonni, come per l’11,2% delle imprese interessate da passaggio generazionale negli ultimi 6 anni, è per loro una grande opportunità. Dà speranza a noi come associazione e al sistema imprenditoriale emilianoromagnolo la crescente voglia di alcuni giovani di essere imprenditore che constatiamo dal dato in crescita delle vere nuove imprese giovanili negli ultimi 5 anni (+42,5%).
Dal post covid l’occupazione ha registrato una forte ripresa trainata per lo più da donne e giovani.
In Emilia-Romagna sono 463 mila gli occupati tra i 15 e i 34 anni nel 2023 il 10,3% in più rispetto al 2021, quando erano 420 mila. Incremento superiore al +2,3% rilevato per il totale occupazione. Tale trend dell’occupazione giovanile contribuisce per il 97% alla vivacità del recupero complessivo dell’occupazione emiliano-romagnola post covid (2021-2023). Con il tasso di occupazione under 35 al 53,6% – rapporto tra occupati di 15-34 anni su popolazione corrispondente di 15-34 anni – l’Emilia-Romagna si posiziona 6^ tra le regioni italiane. Tra le province emiliano-romagnole a performare meglio posizionandosi 7^ a livello nazionale è Parma, con un tasso di occupazione giovanile del 55,8%, seguita da Modena in 10^ posizione nel rank nazionale, con un tasso del 55,3%.
L’ottima performance dell’occupazione si accompagna alla crescente problematica della difficoltà a trovare le persone da inserire in azienda, giovani compresi. Dei 156 mila under 30 previsti in ingresso dalle imprese con dipendenti della manifattura estesa e dei servizi in Emilia-Romagna il 48% non si trova.
Tra i principali motivi: il 65,9% delle entrate di under 30 sono difficili da trovare per ridotto numero di candidati, il 24,2% a causa di candidati privi di adeguate competenze e il 9,9% per altra motivazione. Problematica questa che nell’ultimo anno (2023) quando ha comportato lunghi tempi di ricerca, oltre i 6 mesi, come accaduto per l’11,5% delle MPI emiliano-romagnole,
ha determinato extra costi per 1,4 miliardi di euro. A livello provinciale Bologna si posiziona 6^ per maggior costo del mismatch (353 milioni di euro, lo 0,91% del valore aggiunto), segue Modena al 10^ posto (277 milioni di euro, l’1,06% del valore aggiunto).
Naturalmente le imprese messe di fronte al problema non stanno ferme ma reagiscono, trovano soluzioni, le piccole in primis. Per rendesi più attrattive hanno per lo più valutato la possibilità di incrementare i salari, hanno introdotto una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro e hanno garantito gradi crescenti di autonomia sul lavoro. La flessibilità, introdotta dal 32,5% delle MPI emiliano-romagnole come pratica per attrarre e trattenere le persone, cerca di andare incontro alle nuove esigenze dei lavoratoti, giovani in particolare ma non solo, che oggi danno priorità diverse al tempo di lavoro e riconoscono importanza elevata al proprio tempo libero e alle attività che nulla hanno a che fare con la propria professione. Rendendosi sempre meno disponibili a lavorare nel week end e oltre le 8 ore giornaliere.
La carenza di personale si traduce in carenza di competenze, condizione che nel tempo potrà andare a ledere il tessuto produttivo e le eccellenze del made in Italy. A giocare a sfavore la dinamica demografica, ma non solo. Negli ultimi 20 anni – 2004-2024 – i giovani della fascia d’età 15-34 in Emilia-Romagna risultano essere 47 mila in meno e nei prossimi 20 anni (2024- 2044) ne sono previsti altri 34 mila in meno, per un totale di oltre 81 mila giovani in meno in 40 anni, equivalente di un quarto dell’intera popolazione della provincia di Ferrara (che al 1° gennaio 2024 conta 339mila abitanti).
A livello provinciale riduzioni maggiori della popolazione giovanile in termini percentuali negli ultimi 20 anni li osserviamo per: Ferrara (-18,9%), Forlì-Cesena (- 11,9%) e Rimini (-7,2%).
Gioca inoltre a sfavore del nostro sistema impresa anche il fatto che i giovani di oggi possono, con facilità sempre maggiore, scegliere di costruire il loro futuro fuori dai confini nazionali. Il monitoraggio dei flussi migratori dei giovani laureati 25-39 anni verso altre regioni o paesi resta però per l’Emilia-Romagna positivo, grazie a un maggior numero di iscrizioni rispetto alle cancellazioni. Il principale polo attrattivo della regione è Bologna, seguita da Parma, Modena e Ravenna. L’unica provincia emiliano-romagnola che vede l’indicatore preceduto da segno
negativo, sinonimo di bassa attrattività, è Ferrara, che si posiziona comunque 32^ nella classifica nazionale.
Al 31 dicembre 2023 le imprese gestite da imprenditori con meno di 35 anni in Emilia-Romagna sono 32mila, di cui oltre un terzo, pari a 11mila unità, artigiane. Di queste 32mila imprese quelle gestite da giovani donne sono 9mila, il 26% del totale, mentre quelle gestite da under 35 stranieri sono 9mila, il 29% del totale.
Molte di queste imprese prima appartenevano ai genitori e prima ancora ai nonni di questi giovani imprenditori. Secondo i dati del Censimento Istat in Emilia-Romagna negli ultimi 6 anni, 2016- 2022, la quota di imprese interessate da passaggio generazionale si attesta all’11,2% (>9,1% nazionale), dato in crescita del 16,4% rispetto al dato rilevato attraverso il Censimento delle imprese precedente (2018). Un ulteriore 7,8% delle imprese dichiara di prevedere un passaggio generazionale nei prossimi 5 anni.
A livello provinciale quote superiori di imprese interessate da passaggio generazionale si osservano a Ravenna (13,6%), Rimini (13,2%) e Forlì-Cesena (12,5%).
Riguardo alle aspettative dei giovani rispetto al lavoro, dalla ricerca di Confartigianato emerge che sempre meno ragazzi/e sono attratti dal posto fisso e più orientati ad un lavoro autonomo che garantisca loro maggiore indipendenza e tempo libero, è l’aumento nel 2023, rispetto al 2019, delle vere nuove imprese giovanili – cioè quelle imprese che si iscrivono per la prima volta al registro imprese con a capo un
imprenditore under 30 senza alcuna relazione con imprese preesistenti – che ad oggi sono 4.090 in Emilia-Romagna, in crescita del 42,5% rispetto alle 2.870 di 5 anni prima.