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L’artigianato alimentare e le eccellenze del food made in Emilia-Romagna: studio Confartigianato

(Sesto Potere) – Bologna – 25 dicembre 2024 – Le tensioni geopolitiche e una più elevata incertezza determinano un basso profilo della spesa per consumi, anche dei prodotti alimentari. Le vendite al dettaglio di alimentari nei primi nove mesi dell’anno segnano un +0,6% su base annua.
Anche in una fase di crisi della manifattura, alimentari e bevande si conferma come settore anticiclico: nei primi nove mesi del 2024 la produzione del settore segna una crescita dell’1,5% a fronte del calo del 3,4% della media della manifattura.
In Emilia-Romagna la produzione manifatturiera al II trimestre del 2024 – secondo gli ultimi dati della congiuntura industriale emiliano-romagnola realizzata da Unioncamere Emilia-Romagna – mostra un trend positivo per il settore dell’alimentare (+0,8%) in controtendenza rispetto al rallentamento osservato per il totale manifatturiero (-2,0%), calo che si fa più severo per l’artigianato (-5,6%).

Nel 2024, ultimi dodici mesi ad agosto, il made in Italy di alimentari e bevande sale a 56,5 miliardi di euro, pari al 9,5% delle esportazioni manifatturiere italiane, toccando il massimo storico dal 1995 di 2,6% sul PIL.

Per la nostra regione, che contribuisce per il 15,8% all’export nazionale di alimentari e bevande, il valore delle esportazioni negli ultimi 12 mesi ammonta a 8,8 miliardi di euro pari al 10,6% dell’export manifatturiero.

L’Emilia-Romagna è la seconda regione dopo il Piemonte per maggior peso sul valore aggiunto delle vendite oltre confine di alimentari e bevande, pari al 5,8% (è il 3,4% in Italia) e prima per peso dell’export di alimentare (5,4% vs 2,7% media nazionale).

enogastronomia emilia-romagna ph by Apt Servizi

Tra le 34 province italiane con peso delle esportazioni di alimentare e bevande sul valore aggiunto superiore alla media nazionale figurano 5 province emiliano-romagnole su 9: al 2° posto nel rank nazionale Parma (16,4%), al 10° Ravenna (7,9%), al 13° Modena (7,5%), al 14° Piacenza (7,1%) e al 26° Reggio Emilia (4,3%).

Per il solo comparto dell’alimentare tra le province emiliano-romagnole il peso delle esportazioni sul valore aggiunto è almeno due volte la media nazionale a Parma (16,3%), Modena (7,2%), Piacenza (6,9%) e Ravenna (6,5%).

Questo emerge da uno studio di Confartigianato sull’ alimentare e le eccellenze del food made in Emilia-Romagna.

La dinamica delle esportazioni di alimentare e bevande nel primo semestre del 2024 vede un incremento del 5,3% in Emilia-Romagna, più contenuto rispetto alla media nazionale (+7,9%). Il settore tuttavia si conferma anticiclico, in un periodo in cui le esportazioni manifatturiere emilianoromagnole calano dell’1,5% (I semestre 2024 su I semestre 2023).
Tra le maggiori dodici province italiane per valore delle esportazioni (oltre 1 miliardo di export alimentare e bevande nei 12 mesi terminanti a giugno 2024) rientrano Parma e Modena, che nel primo semestre 2024 registrano una crescita delle esportazioni rispettivamente del +7,4% a Parma e del +6,1% a Modena.
Tra le restanti 28 province italiane più rilevanti (con export alimentari e bevande inferiore al miliardo ma superiore a 400 milioni di euro) si osserva una crescita superiore alla media nazionale a Reggio Emilia con il +12,7%, mentre è più contenuta per Piacenza con il +7,4%, Bologna con il +0,7% e negativa a Ravenna con il -7,2%.

La competitività del comparto sui mercati internazionali è sostenuta dalla qualità e varietà dei prodotti alimentari e bevande. La nostra regione si posiziona al primo posto nel ranking nazionale per numero di prodotti alimentari di qualità, con 43 prodotti alimentari riconosciuti dall’Unione europea (Commissione Europea, 2024a) e registrati mediante i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita) (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, elenco aggiornato al 9 luglio 2024).
I 25 IGP concentrano oltre la metà (58,1%) dei prodotti registrati emiliano-romagnoli, mentre i DOP sono il restante 41,9%, pari a 18 prodotti. Nel dettaglio il 32,6% dei prodotti è rappresentato da 14 prodotti a base di carne, seguiti da 13 prodotti ortofrutticoli e cereali (30,2%), 5 formaggi (11,6%), 3 prodotti di panetteria e pasticceria (7%), 2 olii e grassi (4,7%), 2 carni fresche e frattaglie (4,7%), una
pasta alimentare e tre alimenti che rientrano in altri prodotti dell’allegato I del trattato (tra cui spezie, etc.).