(Sesto Potere) – Bologna, 18 ottobre 2025 – Le Banche di Credito Cooperativo sono, a pieno titolo, protagoniste dell’economia sociale secondo la definizione dell’Unione Europea. Lo stabilisce il documento del Piano nazionale per l’economia sociale, pubblicato ieri in consultazione pubblica dal Ministero dell’Economia e delle Finanze fino al 12 novembre (a questo link), in attuazione del Piano d’Azione europeo per l’Economia Sociale e della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 27 novembre 2023.
Ad annunciarlo ufficialmente, in anteprima nazionale, è stato il Sottosegretario del Ministero dell’Economia con delega all’economia sociale, Lucia Albano dal palco del convegno della Federazione BCC dell’Emilia-Romagna. dal titolo “Banche con l’anima. La funzione (economico) sociale della cooperazione di credito”, svoltosi questa mattina al Savoia Hotel Regency di Bologna.
Un “riconoscimento pienamente meritato”, come l’ha definito Mauro Fabbretti, presidente della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna, “È la prima volta che in un documento ufficiale di tale rilevanza viene riconosciuto in modo esplicito il ruolo delle BCC come parte integrante dell’economia sociale, in quanto imprese mutualistiche a finalità non speculative, in linea con l’articolo 45 della Costituzione. Un risultato ottenuto grazie al lavoro congiunto di Federcasse e Confcooperative, che da oltre un anno partecipano al tavolo tecnico del MEF, presieduto dal Sottosegretario Lucia Albano e coordinato dal professor Gabriele Sepio – entrambi relatori al convegno odierno –, per la definizione della Strategia”.
“È un riconoscimento che fotografa una realtà di fatto, costruita ogni giorno nei territori da banche che fanno impresa in modo differente – commenta Fabbretti -: radicate, responsabili, solidali. È una conquista culturale, ma anche una conferma del lavoro che Federcasse e Confcooperative stanno curando da anni per affermare il nostro modello come pilastro dell’economia civile del Paese”.
Il convegno di Bologna, aperto dai saluti istituzionali del presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale, del presidente del Gruppo BCC ICCREA, Giuseppe Maino, della vicepresidente del Gruppo Cassa Centrale Enrica Cavalli e da Alessandro Azzi, presidente della Fondazione Tertio Millennio, ha visto gli interventi anche del presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba, e del direttore Sergio Gatti, del presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, del vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, assessore allo sviluppo economico con delega all’economia sociale, Vincenzo Colla, e di Giuseppe Guerini, presidente di Cooperatives Europe e Consigliere di CESE.

La ricerca AICCON
Il riconoscimento normativo dell’Unione Europea e la nuova Strategia nazionale sulla economia sociale trovano pieno riscontro nei dati della originale ricerca commissionata dalla Federazione BCC dell’Emilia-Romagna e presentata da AICCON Research Center, il centro di ricerca dell’Università di Bologna dedicato all’Economia Sociale. L’indagine mette a confronto l’attività delle BCC regionali con quello delle principali banche presenti in Emilia-Romagna (le cosiddette “Big 5”), evidenziando differenze nette in termini di modello economico, finalità e impatto territoriale.
La prima e più marcata separazione emerge quando si analizza l’agire di lungo termine. Le BCC, dimostra la ricerca, scelgono la sostenibilità e l’intergenerazionalità: l’89,5% degli utili è reinvestito nella banca per rafforzarne la solidità e garantirne il futuro (contro il 7,9% delle Big 5); solo il 3,8% è distribuito in dividendi, mentre il 5,9% remunera lo scambio mutualistico fra banca e soci (nelle Big 5, il 55,7% degli utili è distribuito agli azionisti). Inoltre, non c’è alcuna speculazione sulle quote sociali: le BCC non rivalutano le partecipazioni per arricchire i proprietari, mentre le Big 5 reinvestono in tal modo un ulteriore 36,5% degli utili.
Sono questi i fondamenti per un’economia diversa non solo possibile ma concreta e presente: le BCC mettono le persone e il territorio oltre il profitto, preferendo l’economia reale e l’impiego produttivo delle risorse: il 71,1% delle risorse raccolte viene impiegato nel territorio (contro il 62,5% delle Big 5); il 76% dei margini di profitto delle BCC deriva dall’attività creditizia tradizionale (contro il 60,4% delle Big 5) e il 70% del totale attivo è destinato al credito alla clientela, con un uso contenuto degli strumenti finanziari (30,3% dell’attivo, contro il 34,1% delle Big 5).
Generativi e non estrattivi: un’economia per il territorio e del territorio
La ricerca AICCON evidenzia anche come le BCC dimostrino la propria vocazione mutualistica nel sostegno alle persone e alle famiglie: per ogni 10 euro di credito, 4,56 euro vanno direttamente a sostenere famiglie e persone del territorio in cui le banche operano, contro i 3,5 euro delle Big 5. Anche nel sostegno alle imprese, la differenza è sostanziale: per ogni 10 euro di impieghi, 7,85 euro sono destinati alle PMI (il 99,5% dei clienti BCC in Emilia-Romagna), di cui 5,87 euro a microimprese con meno di 10 dipendenti (l’87,6% dei clienti). Un terzo degli investimenti è diretto a settori ad alto impiego di manodopera: manifattura, agricoltura, costruzioni. In definitiva, le BCC contribuiscono fattivamente al sostegno e alla crescita dei propri territori e comunità di riferimento.
Una crescita non soltanto economica: nel solo 2024 le BCC dell’Emilia-Romagna hanno, infatti, destinato 12,5 milioni di euro a liberalità e investimenti sociali, di cui il 41% per progetti ambientali e per l’educazione. In media, ogni socio ha contribuito a generare 100 euro di ricchezza collettiva restituita alle proprie comunità. Complessivamente, il contributo del Credito Cooperativo ai territori equivale a circa il 20% della spesa sociale comunale: per ogni 5 euro spesi dai Comuni in servizi sociali, le BCC ne investono 1 aggiuntivo.
“La ricerca AICCON avvalora in pieno quanto emerso nel documento di lavoro, dimostrando dati alla mano che il Credito Cooperativo è economia sociale non solo per la forma giuridica, ma anche per la sostanza operativa e valoriale – conclude Fabbretti –. Attraverso il reinvestimento nel territorio, il sostegno all’economia reale e la promozione della partecipazione, le BCC rappresentano un modello alternativo di banca, capace di coniugare efficienza economica, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. In sostanza, le BCC non operano solo nell’economia sociale, ma sono esse stesse economia sociale. Sono il punto d’incontro tra economia e comunità, un ponte che rigenera la finanza e la restituisce alla sua funzione originaria: quella di servire le persone e sostenere lo sviluppo umano e civile dei territori”.
Le dichiarazioni dei protagonisti
“Da oggi l’economia sociale ha una sua identità, capace in un futuro molto vicino di dotarsi di tutti quegli strumenti finanziari in grado di determinarne la crescita e lo sviluppo – ha commentato il sottosegretario per l’Economia e le finanze, Lucia Albano -. Proprio ieri è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e sarà in consultazione pubblica fino al 12 novembre, il Piano d’azione dell’economia sociale, primo passo verso la definizione di una strategia nazionale di lungo periodo per il rafforzamento dell’economia sociale in Italia. Si tratta di un atto particolarmente importante perché è il punto di arrivo di un’attività che è stata svolta in quasi due anni da un gruppo di lavoro da me presieduto al Mef. Vorrei ringraziare il ministro Giorgetti e il viceministro Leo, che hanno subito colto l’importanza di questo aspetto dell’economia e hanno consentito l’avvio del percorso, il ministro Urso, il viceministro Bellucci e il professor Gabriele Sepio, coordinatore dei gruppi di lavoro ministeriali sul Piano. Un coordinamento che ha visto il lavoro delle rappresentanze più significative dell’economia sociale, tra cui le Bcc. Un lavoro che proseguirà attraverso la partecipazione di tutti gli attori interessati a portare il proprio contributo, nei prossimi mesi, per poter definire un Piano da portare in Europa entro il mese di novembre”.

“Il ruolo delle Banche di Credito Cooperativo è centrale per la nostra regione: rappresentano il buon credito, capace di conoscere il territorio, leggere i progetti imprenditoriali e sostenere le famiglie in un contesto sempre più complesso – ha dichiarato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale –. Le BCC sono partner indispensabili anche nei momenti di difficoltà, presenti in ogni progetto sociale e iniziativa di solidarietà. Con la futura legge regionale sull’economia sociale, intendiamo rafforzare questa collaborazione per valorizzare un modello economico che genera anche valore sociale, non solo economico.”
“Nulla accade per caso. Nel tempo ci siamo sempre chiesti perché il credito cooperativo rientri a pieno titolo nel perimetro dell’economia sociale – ha commentato il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba -: non bastano le intenzioni, serve anche la struttura. Dalla ricostruzione del dopoguerra fino alla legislazione successiva, il nostro sistema si è evoluto unendo solidità normativa e una componente culturale che ne custodisce la vocazione originaria. Oggi siamo a una nuova svolta: alla struttura normativa si affianca il riconoscimento di una pratica, per affermare con chiarezza che il nostro è un modello di banca profondamente diverso”.
“Il piano sull’economia sociale è il risultato di un lungo percorso di ascolto e confronto con le forze sociali e i protagonisti del terzo settore – ha commentato il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini -. Rappresenta un riconoscimento importante per quei soggetti che ogni giorno lavorano per sanare le fragilità del Paese, come fanno le BCC. In un contesto in cui crescono povertà ed esclusione, anche geografica, è essenziale dare valore e riconoscimento, prima ancora che incentivi, a chi continua a fare economia reale nei territori più fragili. Non è esagerato definire quella di oggi una giornata significativa e storica. Abbiamo ora un documento che non delimita un recinto in cui il l’economia sociale si isola per auto conservazione nella sua comfort zone, ma valorizza il protagonismo di chi lavora per ricomporre fratture territoriali e sociali. Dobbiamo riprendere il cammino pionieristico che ci ha sempre contraddistinto, perché la cooperazione ha dato il meglio di se quando è stata capace di leggere bisogni e offrire risposte solide. Di questo action plan non saremo solo vigili osservatori ma attori protagonisti”.
“La cooperazione insieme al terzo settore, sono i pilastri dell’economia sociale – ha spiegato Gabriele Sepio, coordinatore dei gruppi di lavoro ministeriali sul piano di azione del Governo italiano per l’Economia sociale -. Il credito cooperativo in tutto questo non solo è una parte importante dell’economia sociale ma la sostiene, assumendosi una doppia responsabilità che merita pieno riconoscimento nel nuovo piano. L’economia sociale è prima di tutto un modello culturale, fondato sulla reciprocità e sulla relazione tra economia e comunità. Oggi serve passare dalle buone premesse ai fatti, con strunenti fiscali, finanziari e normativi adeguati. Il piano resterà in consultazione pubblica fino al 12 novembre, data entro la quale sarà possibile presentare proposte e osservazioni prima dell’approvazione definitiva. Il passo decisivo sarà poi la creazione, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, di una struttura dedicata capace di coordinare competenze oggi distribuite tra diversi ministeri e di avviare finalmente un percorso organico di sviluppo per l’economia sociale”.
“La delega all’Economia Sociale nella nostra regione nasce soprattutto dalla spinta del mondo cooperativo. È un modello che sentiamo come autenticamente nostro, caratteristico di questa terra e motivo di orgoglio – ha dichiarato l’assessore allo sviluppo economico con delega all’economia sociale, Vincenzo Colla –. Va però sottolineato che fare economia sociale, culturalmente, in questo Paese non è un pranzo di gala: siamo quasi una start-up, immersi in una novità dirompente ma necessaria per ritrovare un ordine nel grande caos che ci circonda. Dobbiamo ricucire le polarizzazioni territoriali, economiche, tecnologiche e di conoscenza che segnano la società attuale, e l’economia sociale, con i suoi soggetti peculiari, è il modello che può riuscirci.
“Identità, impegno, concretezza e consapevolezza: queste le parole d’ordine che il credito cooperativo deve ricordare sempre per mantenere la propria matrice identitaria e guardare avanti – ha commentato la vicepresidente del Gruppo Cassa Centrale Enrica Cavalli –. L’economia sociale è già qui e per vocazione naturale ci siamo dentro, dobbiamo essere pronti a fare la nostra parte per dovere verso le nostre comunità”.
“Il mondo bancario sta vivendo profonde trasformazioni, come quella digitale, ma prima ancora di affrontarle dobbiamo chiederci che tipo di banca vogliamo essere per la nostra comunità – hacommentato il presidente del Gruppo BCC ICCREA, Giuseppe Maino –. Le BCC rappresentano un orientamento, una bussola: un modo di fare banca che mette al centro le relazioni e i valori, anche quando il mercato è in tempesta. Perché il nostro è, prima di tutto, un credito profondamente umano. Dobbiamo unire competenza e visione, professionalità e passione per portare avanti questa missione: mutualità e prossimità non devono essere parole astratte”.
I dati semestrali delle BCC
Un sistema solido, anticiclico e sempre più radicato nel territorio che rimarca le evidenze della ricerca AICCON: le Banche di Credito Cooperativo dell’Emilia-Romagna confermano, anche nel primo semestre 2025, la propria capacità di sostenere l’economia reale e generare valore per soci, famiglie, imprese e comunità locali. I dati al 30 giugno 2025 mettono in evidenza una crescita equilibrata e costante, in controtendenza rispetto all’andamento medio del sistema bancario.
Gli impieghi a clientela hanno raggiunto i 14 miliardi di euro, in aumento dello 0,9% rispetto a fine 2024, a testimonianza del ruolo anticiclico delle BCC nel finanziamento dell’economia reale. La raccolta diretta si è attestata a 17,6 miliardi di euro, in crescita del 3,5% su base annua e sostanzialmente stabile rispetto a dicembre confermando la fiducia dei risparmiatori e la solidità patrimoniale del sistema. I soci hanno superato quota 153.600, con un incremento del 2,2% sull’anno, mentre il numero degli sportelli è salito a 347 (+1 unità) rispetto a giugno 2024 consolidando la presenza capillare sul territorio regionale. Stabile anche l’occupazione, con 2.949 dipendenti che operano nelle BCC regionali.
Nel complesso, i dati confermano la tenuta strutturale e l’identità cooperativa delle BCC regionali: banche di prossimità capaci di coniugare equilibrio economico, sostenibilità e impegno sociale, restando saldamente ancorate ai bisogni dei territori e delle comunità che rappresentano.