sabato, Luglio 12, 2025
HomeEmilia-RomagnaItalia seconda in Europa per spesa sociale, ma forti differenze tra Nord...

Italia seconda in Europa per spesa sociale, ma forti differenze tra Nord e Sud e disomogeneità della spesa

(Sesto Potere) – Salerno – 12 luglio 2025 – Nel 2022 la spesa sociale ha raggiunto circa 620 miliardi di euro. L’incidenza sul prodotto interno lordo (30,5%) colloca il Paese al secondo posto nel Vecchio Continente. Ma molto si potrebbe fare per ottimizzare la spesa, soddisfare la domanda crescente dei cittadini e affrontare le sfide che i bassi tassi di natalità, l’allungamento della vita media e l’aumento degli anziani pongono nel prossimo futuro all’Italia.

È quanto illustrato in occasione della presentazione del Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà (FpS), “Sussidiarietà e… welfare territoriale” che si è tenuta presso la sede della Camera di Commercio di Salerno. Con l’intervento, tra gli altri, di Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, e Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà.

Il valore complessivo del welfare, considerando anche la spesa privata e del privato sociale, si aggira intorno ai 750miliardi di euro”, evidenzia il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. Il welfare si basa oggi sempre di più non solo sui servizi ed erogazioni del settore pubblico, che resta fondamentale e indispensabile, ma anche su un sistema articolato di “filiere” (previdenza, sanità, istruzione, housing, ecc.) che, oltre al pubblico, coinvolgono il mercato e il terzo settore. Al centro del welfare c’è l’attenzione alle persone, le loro esigenze, il loro sviluppo. Una visione molto più corrispondente anche a quella dell’economia moderna che punta sul fattore umano come elemento chiave per la competitività.”

Investire sullo stato sociale, sulla sua universalità e inclusività, non è solo un dovere di solidarietà verso i più fragili, ma significa anche costruire società più coese, sistemi più resilienti e una crescita economica più stabile”, sostiene Giorgio Vittadini, Presidente di FpS, “È venuto il momento di rinnovare il patto sociale che ci unisce, con la cultura della sussidiarietà, che è ricerca del bene comune attraverso la messa a sistema del contributo di tutti. Più società e più Stato insieme”.

Il Rapporto analizza il welfare italiano, in particolare quello territoriale, ovvero l’insieme dei servizi sociali di competenza dei Comuni che comprendono l’assistenza verso anziani, famiglie e soggetti minori in stato di bisogno, disabili, soggetti affetti da dipendenza, indigenti, persone emarginate dal lavoro.

Il Rapporto mostra che la spesa familiare privata degli italiani per il welfare (salute e assistenza ad anziani e disabili) nel 2024 è stata di circa 138 miliardi di €, ovvero quasi 5.400 € per ciascun nucleo. Un impegno consistente, che colma il vuoto lasciato in molti settori dall’intervento pubblico. Anche se la Penisola è al secondo posto in Europa per la spesa sociale, con circa 620 miliardi di euro, pari al 30% del prodotto interno lordo.

Povertà e disuguaglianza, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza, mentre quasi il 10% della popolazione è in difficoltà. Particolarmente grave la situazione delle famiglie con persone disabili: oltre un quarto (28,4%) è a rischio povertà o esclusione sociale.

La ricerca segnala che negli ultimi tre anni una quota significativa (oltre il 67%) di chi ha richiesto assistenza ha incontrato difficoltà o impossibilità di accesso ai servizi del welfare territoriale. Con la ricerca che ha segnalato la disomogeneità della spesa, con una crescente disparità territoriale tra Nord e Sud, tra aree urbane e periferiche, e tra zone interne e non.

L’attuale sistema di welfare non è ben visto dagli italiani. Solo il 38% dei cittadini promuove le politiche per la lotta alla povertà e al disagio sociale.

Nel nostro Paese le prestazioni pensionistiche (vecchiaia, invalidità e reversibilità) assorbono quasi la metà delle risorse del welfare, mentre alle politiche sociali (famiglie e minori, disabilità e disoccupazione) è destinato meno del 20%.

La sostenibilità nel lungo periodo appare critica.

Il welfare territoriale in Italia è caratterizzato da un complesso reticolo istituzionale, con competenze distribuite tra Stato, Regioni e Comuni, carenza o assenza di coordinamento e potenziali conflitti. Una situazione che causa sovrapposizioni, sprechi e inefficienze.

Il sistema è sbilanciato verso il trasferimento monetario rispetto alla più efficace offerta di servizi; è incentrato sull’offerta di servizi parcellizzati e non sulla presa in carico della persona; il rapporto pubblico-privato sociale è troppo soggetto alle regole di mercato; manca un sistema di monitoraggio dei bisogni e di valutazione della qualità dei servizi.

Dal Rapporto emerge l’importanza di passare da una visione “amministrativa” dei bisogni a un approccio olistico che riconosca la complessità e la specificità delle esigenze individuali e comunitarie, mettendo al centro la persona.

Info
Il rapporto è stato realizzato da Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Aiccon, IFEL, Ipsos e Istat e con il contributo di Fondazione Cariplo. Il Rapporto si può scaricare dal sito della Fondazione per la Sussidiarietà: www.sussidiarieta.net
La Fondazione per la Sussidiarietà-ETS realizza attività di ricerca, formazione e divulgazione su temi sociali, economici e istituzionali, con lo scopo di fare della cultura sussidiaria un valore condiviso. Pubblica l’annuale Rapporto sulla sussidiarietà. I suoi principali temi di studio sono: sussidiarietà; sviluppo sostenibile, impresa e lavoro; welfare; corpi intermedi e non profit; istruzione, scuola e capitale umano; istituzioni e pubblica amministrazione. È stata fondata nel 2002 ed è presieduta da Giorgio Vittadini, professore di Statistica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.