(Sesto Potere) – Roma – 21 giugno -Nel biennio 2023-24 gli espatri dei cittadini italiani (complessivamente 270mila, +39,3% rispetto al biennio precedente) e le immigrazioni dei cittadini stranieri (760mila, +31,1%) raggiungono valori mai osservati negli ultimi 10 anni.
I trasferimenti di residenza tra Comuni italiani hanno interessato un milione 424mila individui in media annua, in calo dell’1,6% rispetto al 2021-22.
I trasferimenti dal Mezzogiorno al Centro-Nord nel biennio 2023-24 sono stati 241mila, quelli sulla rotta inversa 125mila, determinando una perdita di 116mila residenti nel Mezzogiorno.
Un Paese attrattivo e con forte mobilità in ingresso e in uscita
Nel biennio appena trascorso sono stati complessivamente registrati poco più di 2 milioni 847mila trasferimenti tra Comuni (1 milione 434mila nel 2023 e 1 milione 413mila nel 2024), con una media annua lievemente in calo (-1,6%) rispetto ai valori osservati nel biennio precedente, a sua volta contraddistinto dalla vivace ripresa della mobilità interna successiva alla contrazione del periodo pandemico.
Quattro trasferimenti interni su cinque hanno riguardato cittadini italiani. Tuttavia, in termini relativi, i tassi di mobilità interna mostrano una propensione dei cittadini stranieri a spostarsi significativamente maggiore rispetto a quella dei cittadini italiani: nel 2023-24 il tasso di mobilità interna medio è pari al 21,7 per mille per i cittadini italiani, oltre il doppio per gli stranieri (49,0 per mille).
Le iscrizioni dall’estero (immigrazioni) negli ultimi due anni aumentano sensibilmente: sono in media 437mila l’anno (440mila nel 2023 e 435mila nel 2024), mediamente il 6,4% in più rispetto al 2022 quando ammontarono a 411mila. Tale crescita si deve esclusivamente all’aumento dell’immigrazione straniera (+13% nel biennio rispetto al 2022), mentre le immigrazioni dei cittadini italiani (rimpatri) risultano in calo (-23,6%).
Il consistente aumento dei flussi di immigrazione straniera degli ultimi anni è anche il risultato di crisi e conflitti internazionali che hanno condizionato gli equilibri geopolitici provocando crisi umanitarie su larga scala. È il caso dell’eccezionale incremento dei flussi dall’Ucraina causato del conflitto in corso dal 2022, che l’ha resa il principale Paese di provenienza. Rientrano nel novero anche altre situazioni di conflitto e instabilità, specialmente in Medio Oriente e in Africa, che hanno contribuito a intensificare il numero di rifugiati e richiedenti asilo e ad aumentare la pressione migratoria.
In deciso aumento le cancellazioni per l’estero (emigrazioni) che si attestano mediamente a 175mila l’anno nel corso del biennio 2023-2024 (158mila nel 2023 e 191mila nel 2024), registrando un aumento del 16,3% rispetto al 2022, quando ammontarono a 150mila. L’aumento delle emigrazioni è trainato esclusivamente dai flussi in uscita dei cittadini italiani (espatri) che ammontano a 114mila nel 2023 e 156mila nel 2024 (contro 99mila espatri nel 2022). Al contrario, le emigrazioni dei cittadini stranieri rimangono stabili e contenute e si attestano a poco meno di 40mila l’anno nel biennio considerato.
Il Nord polo attrattivo per le altre aree del Paese
Il Nord continua a essere l’area del Paese più attrattiva e dinamica in riferimento ai movimenti interni, con un numero di arrivi dalle altre aree geografiche che supera quello delle partenze.
Nel biennio 2023-24 il tasso migratorio interno medio annuo è pari a +2,0 per mille residenti
nel Nord-est e a +1,8 per mille nel Nord-ovest. Il Centro, pur registrando un tasso positivo
(+0,5 per mille), risulta meno attrattivo del Nord. A livello regionale, il tasso migratorio interno più elevato si registra in Emilia-Romagna (+2,9 per mille), a livello provinciale a Pavia (+10,9 per mille).
Il Mezzogiorno continua a registrare una dinamica migratoria interna negativa, con partenze verso le altre aree del Paese non compensate da altrettanti arrivi. I tassi medi annui, nel biennio 2023-24, sono negativi e pari a -3,2 per mille nel Sud e -2,4 per mille nelle Isole. I tassi più bassi si registrano in Basilicata (-5,6 per mille) e in Calabria (-5,0 per mille), mentre a livello provinciale il tasso più basso si rileva a Vibo Valentia (-12,7 per mille).
Nel biennio 2023-24, in linea con quanto osservato negli anni precedenti, quasi il 60% dei movimenti interni sono avvenuti tra Comuni appartenenti alla stessa provincia, oltre il 15% tra province diverse ma all’interno della stessa regione, circa il 25% dei movimenti sono stati invece interregionali. Tra questi, rimangono stabili i movimenti che dal Mezzogiorno si dirigono verso il Centro-Nord (oltre un terzo).
In particolare, i movimenti interni dal Mezzogiorno al Centro-Nord sono stati nel complesso 241mila nel biennio considerato (121mila in media annua), mentre i trasferimenti di residenza che hanno riguardato la traiettoria opposta sono stati invece pari a 125mila (63mila unità all’anno in media). Il Mezzogiorno continua quindi a perdere residenti a vantaggio del Centro-Nord, registrando nel biennio 2023-24 un saldo migratorio interno complessivo di ben -116mila unità.
Dei movimenti del Mezzogiorno che hanno come destinazione il Centro-Nord, quasi tre su 10 confluiscono in Lombardia, che rimane meta preferita dei flussi in partenza da molte regioni meridionali, con l’eccezione delle regioni Abruzzo e Molise dove oltre il 25% delle emigrazioni interne ha come destinazione il Lazio. Il 28,5% dei movimenti verso il Centro-Nord origina dalla Campania, il 24,1% proviene dalla Sicilia e il 18,0% dalla Puglia.
In termini relativi, la Calabria registra il tasso di emigratorietà più alto: quasi nove individui per mille residenti in questa regione si sono diretti verso il Centro-Nord, nel biennio considerato. Seguono Basilicata e Molise, con tassi di emigratorietà pari a 7,8 e 7,3 per mille, rispettivamente. A livello provinciale, il tasso di emigratorietà più elevato si registra a Crotone, da cui partono verso
il Centro-Nord in media quasi 11 individui per mille residenti. Viceversa, le regioni del Centro-Nord con il tasso di immigratorietà più elevato sono l’Emilia-Romagna, con oltre 4 movimenti in entrata dal Mezzogiorno per ogni mille residenti, la Lombardia e il Lazio, entrambe con un tasso pari al 3,3 per mille.