(Sesto Potere) – Roma – 26 novembre 2024 – In Italia negli ultimi dieci anni, dal 2015 al 20 settembre 2024, si sono registrati 146 eventi meteo estremi – grandinate, gelate, siccità e alluvioni – che hanno causato danni all’agricoltura, il 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia.
Preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023 – 2024 (quest’ultimo con dati parziali relativi da gennaio a settembre), con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni.
Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), la Puglia con 17, la Sicilia e il Veneto con 14, la Sardegna con 11.
Territori dalla grande vocazione agricola sempre più in difficoltà con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti sradicati.
A fare il punto è Legambiente con i dati del suo nuovo report Città Clima – Speciale Agricoltura, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol e presentato in occasione del VI Forum Agroecologia Circolare, confrontandosi con esperti del settore, associazioni agricole ed esponenti politici e istituzionali.
Negli ultimi dieci anni, tra gli eventi meteo estremi principali si sono verificati: 64 danni da grandinate, 31 da siccità prolungata, 24 da raffiche di vento e trombe d’aria, 15 allagamenti da piogge intense e 10 esondazioni fluviali.
Oltre ai numeri preoccupanti sintetizzati nel report, Legambiente denuncia anche i ritardi inaccettabili legati al Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC): ad oggi continuano a mancare all’appello le risorse economiche per attuare le 361 misure su scala nazionale e regionale previste.
Di queste 28 riguardano il comparto agricolo, a cui se ne aggiungono 9 per il settore acquacoltura.
E pensare che lo stesso Piano ricorda che al 2050 il settore dell’agroalimentare italiano rischia perdite economiche di 12,5 miliardi di euro all’anno in assenza di interventi di mitigazione e adattamento.
“Di questo passo, oltre ai danni alla produzione e ai territori, la crisi climatica costerà sempre più cara nella spesa per le famiglie. Si stima, secondo uno studio pubblicato su Nature, che entro il 2035, a livello globale, l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico potrebbe causare un conseguente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di oltre il 3% all’anno”: commenta Legambiente.
Legambiente nel suo report ricorda anche come l’agricoltura sia uno dei temi al centro del PNRR e della strategia per la biodiversità.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede due investimenti specifici.
Il primo destina risorse per l’economia circolare e l’agricoltura sostenibile. Il finanziamento, di poco più di 500 milioni di euro, mira a rinnovare il parco macchine delle imprese agricole e delle imprese agro-meccaniche, per investire in sistemi per rendere più efficiente la produzione.
L’altro investimento ha una dotazione di 880 milioni di euro e riguarda la resilienza dell’agrosistema irriguo, con l’obiettivo di migliorare la gestione e l’efficienza dei sistemi irrigui, adeguare le reti di distribuzione per ridurre le perdite, installare tecnologie per un uso efficiente delle risorse idriche, quali contatori e sistemi di controllo a distanza.
E poi c’è la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 che prevede 18 azioni tra cui alcune incentrate sul ruolo dell’agricoltura e della zootecnia. Per Legambiente è fondamentale accelerare il passo.
Nell’ambito delle risorse stanziate dal PNRR, a oggi risultano 15.105 i progetti presentati con uno stanziamento complessivo di 2,35 miliardi di € per il bando Parco agrisolare (che prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni e delle strutture del mondo agroalimentare per quasi 1.4 MW di nuovi impianti entro il 30 giugno 2026), mentre per i progetti di agrivoltaico sono stati invece stanziati 1,1 miliardi di € con 643 progetti presentati, per il 56% del totale presentati nel Sud e nelle Isole, per una potenza di 1,7 GW.