venerdì, Giugno 13, 2025
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In Fiera a Bologna, alla kermesse ‘Ambiente Lavoro’ Epar ha lanciato ciclo su accordo Stato-Regioni

(Sesto Potere) – Bologna – 13 giugno 2’25 – La formazione come antidoto alla piaga delle morti sul lavoro. La sicurezza è infatti un tema che deve essere trattato non solo nei momenti di emergenza o nelle statistiche postume, ma deve partire dalle scuole, in un percorso che arrivi fino all’età adulta. Solo così si può creare una ‘cultura del rischio‘ efficace, in un Paese che conta 1.000 morti all’anno sul lavoro.

Ne è convinta Epar (Ente bilaterale), che ne ha parlato alla kermesse Ambiente lavoro, 35° Salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che s’è concluso ieri in Fiera a Bologna.

L’evento, “Cultura della sicurezza e prevenzione partecipata”, si è tenuto nel learning Space di Cifa Italia, Confsal, Fonarcom, Epar e Sanarcom, all’interno del quartiere fieristico.

“Qualche settimana fa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il nuovo accordo Stato-Regioni, quindi oggi si parla di sicurezza e in particolare parliamo di formazione, come antidoto naturale a prevenire i problemi che derivano da danni, incidenti e morti che spesso dobbiamo sentire in televisione che capitano nelle aziende che rappresentiamo”, spiega Manlio Sortino, presidente di Epar. A questo proposito, l’ente lancia proprio dal palco della fiera un ciclo di webinar, in partenza a settembre e organizzati e prodotti da Idra technology, “che mira ad analizzare nel contenuto l’accordo, in tutte le parti che ancora non sono ben comprensibili. E lo faremo- prosegue Sortino- in modalità dinamica, non più soltanto analizzando la norma ma andando ad andare alla parte applicativa”. I corsi saranno tenuti da docenti universitari, magistrati, avvocati, “non soltanto analizzando la norma, ma analizzando la prassi consolidata, o che si deve consolidare”. L’obiettivo dare un “quadro completo dell’accordo Stato-Regioni, che è il punto di riferimento per la sicurezza da qui ai prossimi anni”.

Il ciclo di webinar, ricorda il presidente di Epar, si inserisce all’interno di un ventaglio più ampio di Academy aziendali promosse dal 2020 dall’ente stesso per far sì che la formazione “diventi strutturale per ogni giorno durante tutta la vita lavorativa dei nostri dipendenti”. Insomma, “tanta attività, tanti strumenti che noi mettiamo in campo affinché le morti sul lavoro rimangano un ricordo”. L’accordo Stato-Regioni, a tal proposito, ha indicato i requisiti minimi per l’accreditamento delle piattaforme. Un passo importante, ma non ancora sufficiente per Fonarcom, che insiste nella necessità di creare una “rete di collaborazione stabile e concreta” fra istituzioni, imprese, enti bilaterali, fondi e parti sociali.

E se la formazione è importante per tutelare la sicurezza non soltanto fisica, economica o sociale dei lavoratori, lo è altrettanto per quella “psicosociale”, con rischi legati alla transizione digitale, alla digitalizzazione e soprattutto all’ultima novità, l’avvento dell’intelligenza artificiale. “Da una parte non ci nascondiamo le opportunità che questo ci porta- sottolinea Angelo Raffaele Margiotta, segretario Confsal- sia per migliorare i processi produttivi sia la sicurezza sul lavoro”. Ma il rischio è che con cambiamenti così repentini il lavoratore “può non sentirsi all’altezza e quindi assume delle forme di stress alle quali si risponde dando consapevolezza dei cambiamenti che lo attende e la competenza nel poterli affrontare”. Anche questo sarà uno dei temi dei corsi che coinvolgeranno circa “5.000 lavoratori e rappresentanti dei lavoratori”, dove la parola chiave sarà “consapevolezza”, a cui naturalmente deve seguire il “coinvolgimento dei lavoratori: solo così loro dovranno dirsi parte integrante e non parte estranea, perché un estraniato è uno stressato”.

D’altra parte poi, è anche necessario che nasca una vera e propria “educazione alla formazione e alla sicurezza” che parta “già dalla scuola dell’infanzia”. Ne è convinta Elvira Serafini, segretario Snals-Confsal. “Il cittadino deve essere formato intervenendo da subito, in un momento importante, quello dell’istruzione. È là che si deve lavorare e dove dobbiamo progettare il futuro”. Per cui bene tutti gli interventi di formazione successivi, “ma dobbiamo formare il cittadino con una mentalità che guarda al rischio e all’assunzione del rischio, che guarda a quelle che sono le prevenzioni necessarie per non cadere in quello che è il rischio della mortalità anche sui posti di lavoro”. 

Soddisfatto, a fine incontro, il presidente di Cifa e Fonarcom Andrea Cafà, che traccia un bilancio dell’attività svolta nel corso di Ambiente lavoro. “Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare centinaia di professionisti e chi è in prima linea che sta vivendo come l’innovazione e le nuove tecnologie stanno impattando nel mondo del lavoro”. Da questo punto di vista “abbiamo lavorato tantissimo nell’ambito della contrattazione collettiva, il mese scorso abbiamo rinnovato un contratto collettivo dove la sicurezza è stato uno dei temi prioritari”. Tra le azioni in campo, anche una strategia con Inail, a cui “abbiamo messo a disposizione tutti i dati delle persone che hanno fatto il corso sulla sicurezza”. Una sperimentazione che il presidente di Cifa auspica diventi strutturale ed estesa agli altri fondi interprofessionali per dare così la possibilità agli addetti ai lavori “di sapere quali sono le imprese e i lavoratori che non hanno fatto formazione”.