(Sesto Potere) – Bologna – 26 maggio 2025 – Lungo la via Emilia oltre il 25% dei Comuni ha almeno un bene confiscato alle mafie sul proprio territorio. Con 656 beni immobili in amministrazione, 244 beni confiscati destinati, 91 aziende in gestione e 48 confiscate e destinate, 17 soggetti della società civile che gestiscono beni confiscati, l’Emilia-Romagna si conferma una terra dove la lotta alle mafie comincia dal recupero dei beni: terreni ed edifici tolti ai boss per riconsegnarli alla cittadinanza, grazie alla collaborazione tra istituzioni e associazionismo.
La dimostrazione che l’Emilia-Romagna ha preso sul serio l’insegnamento di Antonino Caponnetto secondo cui “per la mafia è ferale essere aggredita nel patrimonio”, arriva dal nuovo report di Libera, associazione di promozione sociale presieduta da don Luigi Ciotti, presentato venerdì nella sede della Regione in occasione della Giornata della legalità.
Ricorrenza dedicata alle vittime della strage di Capaci, l’attentato mafioso che nel 1992 costò la vita al giudice Giovanni Falcone, (nella foto in alto) alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
I numeri del censimento svolto da Libera a 30 anni esatti dall’approvazione della legge n. 109 del 1996 per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie parlano chiaro: in Emilia-Romagna ci sono 17 soggetti gestori che si occupano dei beni confiscati alle mafie e che lavorano in 15 Comuni. Si tratta di 7 associazioni, 2 cooperative sociali, 3 ATS, 4 enti pubblici e un consorzio di cooperative.
A fare gli onori di casa è stato il Presidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna Maurizio Fabbri. “Le mafie oggi si manifestano sempre più spesso con la corruzione silenziosa, con le false imprese, con l’inquinamento degli appalti, infilandosi nei subappalti e nelle gare al massimo ribasso, con il riciclaggio nei settori più insospettabili. Si mimetizzano, si adattano, investono dove c’è ricchezza, ed è per questo che cercano di infiltrare il sistema emiliano-romagnoli ed è proprio qui che dobbiamo essere più vigili: ogni anomalia, ogni comportamento sospetto deve essere segnalato. Ogni cittadino ha il dovere e il diritto di denunciare, perché la legalità non è solo un valore astratto, ma un bene comune da difendere giorno per giorno”. E Maurizio Fabbri ha aggiunto “l’Assemblea Legislativa è impegnata con strumenti concreti: sosteniamo l’educazione alla legalità nelle scuole, collaboriamo con associazioni, magistrati e forze dell’ordine, promuoviamo trasparenza e controlli nella pubblica amministrazione. Anche la mia esperienza da sindaco mi ha fatto capire l’importanza dell’impegno sui temi dei beni confiscati: vedere un bene confiscato riconsegnato alla comunità è una esperienza davvero unica”.
I numeri dei beni confiscati e l’attività della Regione sono stati illustrati da Gian Guido Nobili (Regione Emilia-Romagna, Area Sicurezza), Tatiana Giannone (responsabile Libera, beni confiscati) e Antonio Monachetti, (responsabile Libera Emilia-Romagna, beni confiscati).
“Sono 1132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo. Un numero così alto, nel 1995, non si poteva immaginare. Dietro questo numero ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative che hanno trasformato quei luoghi di malaffare in luoghi parlanti, dall’inestimabile valore educativo e pedagogico. Un grande impegno plurale che ha rafforzato il tessuto sociale e che tiene unite le relazioni di una comunità”, ha spiegato Giannone.
“Dal 2011, anno in cui è entrata in vigore la prima legge regionale in materia voluta dall’allora vicepresidente e assessore alla legalità Simonetta Saliera, poi diventano nel 2016 con l’allora assessore Massimo Mezzetti “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” la Regione è intervenuta su 34 beni immobili destinati agli enti locali con un contributo regionale di oltre 7,2 milioni di euro per favorirne il riutilizzo per finalità sociali”, ha sottolineato Nobili.
Tra le buone pratiche di gestione dei beni confiscati ci sono Villa Celestina a Bologna, un appartamento a Pieve di Cento dove hanno sede il progetto di accoglienza “Il Ponte” e la polizia municipale; un appartamento a San Lazzaro di Savena gestito dalla cooperativa Arca di Noè con un centro di accoglienza per persone migranti.
A Parma ci sono gli stabili di Salsomaggiore Terme gestiti dall’Ente Parco regionale dello Stirone e una villa con terreno a Berceto gestito dalla cooperativa “Le Radici” e che oggi è un centro civico per bambini e anziani con biblioteca e piscina comunale.
In provincia di Forlì-Cesena ci sono a Forlì un terreno gestito dalla cooperativa For-B, capofila dell’ATS “Terra Libera e Solidale” e che si occupa di agricoltura sociale, inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, attività didattiche ed educative; due fabbricati gestiti dalla stessa ATS che lo ha trasformato nella “Casa della legalità”; un appartamento a Cesena gestito da Arci ragazzi di Cesena per l’emergenza abitativa; mentre l’ex colonia Prealpi a Cesenatico è diventato “Libere Residenze”: un progetto gestito da Acer con 18 appartamenti per l’ERP, ognuno intitolato a una vittima innocente di mafia, oltre alla sede di Libera Forlì-Cesena.
Un appartamento a Cervia è gestito dall’associazione “Linea Rosa” che ne ha fatto una casa rifugio per donne vittime di violenza.
A Calendasco (Pc) un capannone è stato intitolato a Rita Atria ed è diventato il deposito dei mezzi comunali e sede della Protezione Civile oltre casa della legalità e sede dell’osservatorio antimafia di Libera Piacenza.
A Reggio Emilia ci sono tre appartamenti a Montecchio Emilia gestiti dalla cooperativa “L’ovile” e un capannone a Brescello utilizzato come magazzino dalla Protezione Civile.
In una villa di Modena l’associazione “Mondo Donna” realizza “Lei (legalità, emancipazione, indipendenza) Rooms”, un B&B grazie al quale un gruppo di donne vittime di violenza ha acquisito specifiche competenze nel settore hospitality.
A Riccione, in un negozio, la Consulta della solidarietà – Servizi sociali del Comune che ha creato un emporio solidale, mentre a Cesenatico sono stati realizzati alloggi pubblici che ospitano una sessantina di persone.