(Sesto Potere) – San Mauro Pascoli – 6 agosto 2025 – Il Processo del 10 agosto che vede imputato Darwin per la prima volta ha anche un suo fumetto.
L’ha realizzato l’illustratore Orazio Orazi, che l’ha donato a Miro Gori, ideatore del Processo nonché Direttore di Sammauroindustria, associazione che da 25 anni organizza l’evento.
Si tratta di un disegno a fumetti a tutto tondo che rappresenta le diverse fasi del processo. Viene ambientato nella corte di villa Torlonia, la Torre, da sempre teatro dell’evento a San Mauro Pascoli. L’enorme piazzale è affollato di una moltitudine di animali che presenti all’evento hanno il compito di giudicare la colpevolezza o l’assoluzione dell’eccellente imputato.
Per l’occasione Orazio, fumettista per diletto, ha chiesto in prestito a Esopo, scrittore greco noto per le sue favole, i suoi animali. Sul palco troviamo al centro il Presidente della Corte popolare, sua Maestà il leone, che con una zampa mostra un testo e con l’altra richiama l’assemblea al silenzio. Alla sinistra del leone troviamo la pubblica accusa, un toro, che con slancio e determinazione punta la matita che regge con la zampa in direzione sia del tempo, che si è fermato, sia della prova principe del processo, un manifesto. Alla sinistra del leone troviamo una civetta che ha gli occhi coperti da una benda. La civetta rappresenta la Dea della giustizia che tiene nell’ala sinistra una spada senza fodero e nell’ala destra una bilancia. Vicino la Dea della giustizia troviamo sia il presunto colpevole, una scimmia, in concorso con Charles Darwin; sia la pubblica difesa rappresentata da un cane. L’avvocato difensore, l’astuto cane, tiene con la zampa destra l’orecchio della scimmia dispettosa e con la zampa sinistra mostra, un manifesto dove è rappresentato il volto di Charles Darwin con il corpo da ominide.
È la prova principe di questo processo. La scimmia dispettosa e irrequieta afferra con la zampa destra la zampa sinistra della civetta, per chiederne l‘aiuto divino, contemporaneamente con l’arto inferiore rovescia la clessidra, il tempo si ferma, assume la forma di una X. È la data del X agosto, giorno dell’evento del Processo.
Girando lentamente il disegno verso l’assemblea dei giudicanti troviamo rappresentati alcuni animali a noi molto comuni che ritroviamo anche nelle bellissime favole di Esopo. Il pesciolino e il gatto, il lupo e la pecora, la gallina e la volpe ecc. Animali che, in natura sono antagonisti, prede o predatori, domestici o selvatici e che assumono in questo processo etico posizioni contrastanti. Gli animali più docili, più mansueti, alzano al cielo la loro palettina emettendo fieri un verdetto di condanna. Paradossalmente gli animali con un indole predatoria, famelici e furbi per indole, decidono di assolvere gli imputati. Si, perché per loro la scimmia, se pur estranea ai fatti, è colpevole come Charles, ma va, a tutti i costi, assolta.
In questa assemblea di giudicanti, abbracciati dalle ali della corte “torloniana”, un animale a noi comune è collocato in un posto di onore, se pur non in vista. A essere un protagonista di questo prologo, il maiale, per molte generazioni non lontane dalla nostra, è stato fonte di benessere. In questi piccoli borghi rurali chi possedeva un maiale aveva carne per tutto l’anno. Santi, feste religiose e riti accompagnavano la difficile vita comunitaria con questo animale che veniva associato ad una fonte di benessere insostituibile. Il maiale veniva definito un “amico” dell’uomo. Infatti in questa rappresentazione animata solo il presidente, la pubblica accusa e l’avvocato difensore indossano accessori umani. L’unico animale dell’assemblea giudicante ad indossare un accessorio umano è il Maiale. La cravatta, indossata dal maiale, non è soltanto un giusto riconoscimento frutto di “glorioso” passato, retaggio di una tradizione popolare, ma è il frutto ironico di quella considerazione, l’amicizia, da sempre sbandierata dall’uomo che terminava con l’uccisione del maiale, e l’inizio delle successive feste in suo onore.