lunedì, Luglio 21, 2025
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‘Il primo inquisito di Romagna’ nei documenti del Polo archivistico faentino

(Sesto Potere) – Faenza – 21 luglio 2025 – Recentemente ‘La Gilda dell’economia e della storia’, canale You Tube di divulgazione che dedica particolare attenzione a eventi poco noti, ha pubblicato un video-documentario dal titolo ‘Il primo inquisito di Romagna: Don Domenico, 1526’ che porta alla luce un episodio avvenuto nel nostro territorio durante il Cinquecento.

L’opera, divulgativa ma rigorosa dal punto di vista della ricostruzione storica, racconta il caso di don Domenico, sacerdote di Riolo Terme di origini brisighellesi, accusato di “stregare” i bambini e di “andare in corso”, ovvero di volare per recarsi a un raduno di streghe. Nella Riolo dell’epoca, attraversata da faide e rivalità come altre località della Romagna, qualcuno, animato da risentimento nei confronti del sacerdote, lo denunciò come eretico a un frate francescano che si trovava a predicare nel castello riolese.

Il monaco riferì la denuncia all’inquisitore generale di Romagna, padre Bernardino del Convento dei Frati minori di Faenza. Infatti, fin dal 1420 proprio nel convento francescano si trovava l’uffizio dell’inquisitore generale per la Romagna, carica che nel secolo successivo (1567) papa Pio V avrebbe poi trasferito in un altro convento faentino, quello domenicano di Sant’Andrea.

Sull’attività inquisitoria faentina molte fonti d’archivio sono andate perse; anzi, nel 1838, da Roma, venne ordinato ai domenicani di Faenza di bruciare le carte dei processi già conclusi e l’inquisitore locale rispose attestando che i fascicoli processuali, a causa dell’umidità del terreno dove aveva provveduto a sotterrarli, erano andati distrutti. Tuttavia, restano ancora vari documenti in alcune biblioteche e archivi, ma nessuno racconta un processo così antico come quello subìto dal riolese don Domenico.

Ciò che rende questa scoperta davvero singolare è la sua fonte; i dettagli, infatti, non sono stati rinvenuti negli atti processuali degli inquisitori, bensì in un registro notarile. Questo particolare registro, appartenente a Filippo Callegari, notaio riolese e figlio di due generazioni di notai (Baldo e Pietro), conteneva le informazioni tra testamenti e compravendite. Attraverso i registri di Filippo Callegari, apprendiamo che il 15 giugno 1526 l’inquisitore chiamò a Faenza don Domenico e il notaio stesso. Nonostante Callegari lo difendesse, definendolo ‘homo da bene’, il prete fu sottoposto a tortura. Spossato dalle violenze, don Domenico arrivò ad accusare il notaio come suo complice, sebbene in seguito abbia ritirato tale accusa.

Dopo la sua morte, all’inizio di agosto dello stesso anno padre Bernardino gli confiscò tutti i beni mobili e immobili. Tra i suoi oggetti, di cui il notaio Callegari redige un elenco ufficiale, nulla fu trovato che facesse sospettare un’inclinazione per la stregoneria. Le sue due case furono poi vendute a un tal Gucci di Faenza e a Fantaguzzi di Cuffiano come risulta da altre fonti notarili.

Il video è visibile a questo link: https://youtu.be/k6UUFoxCjeQ?si=0E6QkN8DsE4KAy8H*

Il registro di Filippo Callegari e gli atti degli antichi notai di Riolo, consultati per la realizzazione del documentario, si conservano fin dai primi anni del Quattrocento (il primo a rogare è proprio Pietro Callegari, nonno di Filippo) presso la Sezione di Archivio di Stato di Faenza, ospitata nel Polo Archivistico Faentino di via Antonio Zucchini 29.

Dati di affluenza al nuovo Polo Archivistico faentino e alla Sezione dell’Archivio di Stato

Il nuovo istituto, inaugurato il 22 maggio e aperto al pubblico il 27 maggio, ha registrato un grande interesse e fruizione nel suo primo mese di attività. Tra il 27 maggio e il 27 giugno, il Polo Archivistico ha accolto 75 presenze, di cui 70 dedicate ad approfondimenti amministrativi e 5 a ricerche storiche. Parallelamente, la Sezione di Archivio di Stato ha registrato 43 accessi. Di questi, 34 sono stati finalizzati a domande di studio, mentre 9 hanno riguardato ricerche amministrative. Questi dati evidenziano l’importanza e l’utilità del nuovo presidio per la comunità e per gli studiosi.