(Sesto Potere) – Roma – 1 luglio 2024 – In riferimento ai post pubblicati sui social riguardanti una presunta apposizione del segreto di Stato sulle vicende di Ustica da parte del Presidente della Repubblica, l’Ufficio Stampa del Quirinale ha comunicato (ieri) quanto segue: «La notizia è palesemente falsa. Il Presidente della Repubblica non ha alcuna competenza sul segreto di Stato. Il Presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite. E’ ignobile e vergognoso far circolare sul web tali menzogne. Il contenuto dei post e dei relativi commenti sono stati segnalati alle autorità competenti per accertare se sussistano estremi di reato».
Il riferimento è ad un post pubblicato (tre giorni fa, il 27 giugno, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica) nel suo profilo Fb dal giornalista Matteo Gracis, fondatore della rivista Dolce Vita e firma de L’indipendente, che aveva accusato il capo dello Stato di: “aver prorogato di 8 anni – nel 2020 – il segreto di stato sui documenti relativi al caso Ustica” con la motivazione che: «La verità farebbe male all’Italia»…
Una ricostruzione – con il messaggio finale “vergogna presidente” – condivisa da 1.100 persone e sostenuta da 574 commenti.
Una ricostruzione… sbagliata…. falsa. E come tale bollata con il Fact-checking sui social.
E ne ha preso atto lo stesso Matteo Gracis che (oggi) ha pubblicato (vedi foto sotto) una: “Rettifica: la dichiarazione «La verità farebbe male all’Italia» non è stata pronunciata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella bensì da Palazzo Chigi nel 2020. Devo inoltre precisare che la proroga del segreto di Stato è affidata dalla legge italiana al Presidente del Consiglio e non al Presidente della Repubblica. Ciò detto mi scuso per le imprecisioni ma ribadisco il concetto espresso nonché l’ipocrisia: per quanto mi riguarda la vera fake news è che il Presidente della Repubblica non abbia voce in capitolo né potere sui segreti di stato”.
Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica, nella sua dichiarazione aveva ricordato che: «una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica» manifestando una «profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia» e sostenendo che la «Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980».