(Sesto Potere) – Forlimpopoli – 22 settembre 2025 – Una protesta silenziosa e rispettosa, ma al tempo stesso forte e determinata quella che diversi insegnanti, genitori e alunni delle scuole di Forlimpopoli hanno scelto di mettere in atto contro il provvedimento di riduzione delle ore di assistenza educativa deciso dal Comune.
La maglietta che in tanti hanno indossato questa mattina recita “Ridurre le ore di educatore = ridurre l’ inclusione. Io non ci sto”.
“In luglio – spiega l’ insegnante Barbara Grandini responsabile dell’ inclusione all’ Istituto Comprensivo Emilio Rosetti – si è svolta la consueta commissione di assegnazione delle ore del personale educativo da parte del Comune. Le ore risultavano già ridotte rispetto agli scorsi anni, ma ci siamo subito messi al lavoro per garantire una copertura efficiente ed efficace per i nostri bimbi e ragazzi. Poi per tutta l’ estate non abbiamo avuto altri riscontri. Fino a lunedì scorso, primo giorno di scuola, quando ci è arrivata la comunicazione di un ulteriore taglio di ore del 20% che vuol dire tantissimo in termini orari per bambini che hanno bisogno di essere affiancati in ogni minuto della loro presenza a scuola”.
Per capire la portata di quello che viene meno, basta leggere gli articoli di cronaca di questi giorni con la tragedia che si è consumata in una classe in cui un bimbo autistico è precipitato da un balcone in un momento di “mancata sorveglianza”, ma basta anche sentire le voci dei genitori di questi ragazzi.
“Mia figlia dovrà stare a scuola per meno ore dei suoi compagni perché non può essere lasciata sola. La scuola è un diritto di tutti” spiega una mamma a chi le chiede la ragione della protesta. “I nostri figli non hanno supporti sufficienti da questa amministrazione a cui facciamo presente che ci siamo anche noi, non solo le ristrutturazioni che finiscono sui giornali o le imprese sportive di alto livello”.
A protestare ci sono anche tanti bambini e ragazzi che non hanno perso ore di supporto educativo, ma rischiano di perdere tempo prezioso coi loro amici. “I calzini spaiati, la torre illuminata di blu nella giornata dell’ Autismo e tante altre iniziative – dice un papà i cui figli si uniscono alla protesta – rimangono solo parole, se poi, nella quotidianità, l’inclusione viene impedita da scelte di cui vogliamo chiedere conto, anche a fronte di un aumento delle tasse giustificato con il mantenimento dei servizi scolastici e sociali. Non è giusto che a rimetterci siano i bambini, e per “bambini” intendo tutti i bambini e ragazzi della nostra scuola che si vedranno togliere risorse umane preziose per la loro classe (perché gli educatori sono anche questo), vedranno venir meno un clima sereno di apprendimento, ma, soprattutto, vedranno disatteso il principio di inclusione e rispetto della diversità di cui una comunità sana a mio parere deve fare pilastro e bandiera”.
La giustificazione è, come sempre, quella della mancanza di risorse.
“Non sta a noi – sostiene la Grandini assieme con altri docenti che la affiancano – fare i conti in tasca all’ amministrazione, ma sono loro che decidono dove destinare le risorse. Davvero non è possibile fare altre scelte? Davvero la tempistica di comunicazione deve mettere in estrema difficoltà la scuola e le famiglie? Se la situazione del nostro Comune è così grave da dover arrivare a tagliare ore vitali per ragazzi e famiglie, perché non siamo stati coinvolti prima per una raccolta fondi o per una protesta massiccia nei confronti di chi da più in alto non dà risorse sufficienti? Vediamo che altri comuni vicini non sono stati costretti a tanto, non sarebbe il caso di iniziare a prospettare soluzioni anziché imporre tagli?”.