(Sesto Potere) – Forlì – 17 febbraio 2025 – Sabato 15 febbraio, alla presenza di un folto pubblico, s’è svolto un incontro con lo scrittore di origini fiumane, Diego Zandel, autore di numerosi volumi sul tema. Evento organizzato dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, comitato di Forlì-Cesena, sul tema delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, una drammatica pagina della storia del Novecento durante la quale circa 300.000 italiani dovettero abbandonare forzatamente le terre abitate di Istria, Giulia e Dalmazia.
Presso la Sala Randi del Comune di Forlì, alla presenza di numerose autorità, tra cui il Prefetto di Forlì-Cesena, Rinaldo Argentieri, il Vicesindaco di Forlì, Vincenzo Bongiorno, e i Sindaci di Predappio e Sarsina, Roberto Canali ed Enrico Cangini, un pubblico curioso e attento è stato intrattenuto dal racconto che Zandel ha fatto della propria esperienza di vita. Nato nel 1948 a Servigliano, uno dei 109 campi profughi che l’Italia aveva allestito per accogliere l’arrivo di esuli, come i genitori di Zandel, costretti a fuggire dalla propria terra di origine, la città di Fiume, caduta nel frattempo sotto il regime comunista del dittatore jugoslavo, Josip Tito.
L’incontro, che era parte della commemorazione proposta dal Comune per i martiri delle Foibe, è stato aperto da Alberto Urizio, Presidente del neonato comitato dell’Anvgd (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) di Forlì-Cesena che, con un toccante racconto di suo nonno, rapito e probabilmente gettato in una foiba, ha lanciato un appello a tutti i presenti: “Aiutateci a ricordare”.
L’intervento, poi, del Prefetto ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria e alto il rispetto verso coloro che hanno vissuto un pezzo di storia d’Italia dimenticato.
Anche il Vicesindaco Bongiorno ha evidenziato la necessità di tenere viva la memoria su una tragica pagina di storia che taluni per decenni hanno tentato di cancellare completamente, per fortuna senza riuscirci. Durante la discussione del libro, moderata da Francesco Mondardini, Zandel ha presentato il suo “autodafé”, l’atto di fede in cui un imputato si mette a nudo delle proprie responsabilità presenti e passate, ripercorrendo la storia del suo pensiero, per tanto tempo condizionato da una visione distorta degli eventi e tesi a ridimensionare, pur essendo stato lui stesso discendente di esuli, quanto accaduto agli abitanti di quelle terre sfortunate.
“Il Sessantotto e alcune figure carismatiche del Pci mi portarono ad avere una posizione riduzionista verso quanto accaduto agli esuli, tra cui ovviamente c’erano anche i miei genitori”. Tuttavia, dopo anni di sviluppo del proprio pensiero e tempo trascorso a documentarsi, Zandel ha ricostruito eventi storici fondamentali per capire quanto realmente avvenuto e ricostruito vicende di personaggi passati alla cronaca giudiziaria italiana. “Tanti sono stati gli episodi di crudeltà messi in atto dall’Ozna, la polizia militare di Tito, ai danni degli italiani, ‘colpevoli’ di essere fascisti solo perché italiani”, evidenzia Zandel, con dolore. “Nel mio libro, mi soffermo in particolare sulla figura di Oskar Piskulic, un maggiore dell’Ozna, protagonista di nefandezze ai danni degli oppositori del regime, tra cui l’assassinio di tre capi autonomisti fiumani uccisi il giorno stesso in cui le forze titine entrarono a Fiume, il 3 maggio 1945. A inizio anni 2000, questo crudele personaggio fu giudicato dalla magistratura italiana che tuttavia non poté condannarlo per crimini di guerra in quanto in difetto di giurisdizione”.
Il pubblico ha partecipato attivamente all’incontro, con riflessioni spontanee sulla mancata attenzione che si è avuta verso il dramma dell’esodo giuliano-dalmata e delle foibe. S
olo a distanza di oltre 50 anni dagli accadimenti storici, infatti, nel 2004, il governo italiano istituì per la prima volta il Giorno del Ricordo, un’occasione per tutti per non dimenticare questa pagina drammatica della nostra storia.