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Evasione/elusione fiscale: solo il 4% dei sindaci la segnala. 296 Comuni su 7.900. Il rapporto Cgia Mestre

(Sesto Potere) – Mestre – 11 giugno 2025 – Il contributo alla lotta all’evasione/elusione fiscale da parte dei Comuni italiani è stato di soli 6 milioni di euro. Stante la legge in vigore, alle Amministrazioni locali che hanno segnalato all’Agenzia delle Entrate situazioni di infedeltà fiscale riguardanti l’Irpef, l’Ires, l’Iva, le imposte di registro/ipotecarie e catastali viene riconosciuto un importo economico del 50 per cento di quanto accertato. Pertanto, queste 296 amministrazioni hanno potuto incrementare le entrate comunali di 3 milioni di euro. Una cifra, quella riconosciuta per il 2023, “insignificante”, visto che l’evasione fiscale è stimata in quasi 93 miliardi di euro all’anno.

Dati, questi ultimi che, all’interno della CGIA di Mestre, hanno sollevato una riflessione.

Se a parole tutti si proclamano giustamente scandalizzati e pronti a contrastare ogni forma di evasione, nei fatti le cose stanno diversamente. Anche coloro che potrebbero intervenire per combatterla, persino “guadagnandoci” economicamente, fanno finta di non vederla o, peggio ancora, visto che ci riferiamo a dei pubblici ufficiali, si girano dall’altra parte. Come, ad esempio, la quasi totalità dei Sindaci e degli amministratori comunali presenti nel nostro Paese. Purtroppo, anche gli ultimi dati riferiti al 2023, confermano questa tesi. A fronte di 7.900 Comuni presenti in Italia, solo 296 (pari al 3,7 per cento del totale) hanno trasmesso in materia di evasione delle “segnalazioni qualificate” agli uomini del fisco. 

Il più attento è stato il Comune di Milano 

Nel 2023 il Comune italiano che ha incassato di più dalla lotta all’evasione è stato Milano con 397.991 euro. Seguono Genova con 381.871, Prato con 184.579 e Lodi con 157.435 euro. Nelle prime 10 posizioni a livello nazionale spiccano i risultati ottenuti dall’Amministrazione comunale di Cernusco del Naviglio (Mi) con 75.880 euro e di Segrate (Mi) con 67.443.

Vista la dimensione dell’evasione, del lavoro nero e dell’ abusivismo edilizio presenti soprattutto nel Mezzogiorno, appaiono quanto meno “singolari” i risultati ottenuti dal Comune di Bari che ha riscosso 1.776 euro, Palermo 1.373, Napoli 773 e Agrigento 267.

I Comuni di Catania, Caserta, Foggia e Trapani, invece, non hanno incassato alcunché, lasciando presagire che non abbiano inviato nessuna “segnalazione qualificata” all’Agenzia delle Entrate.

Molti Sindaci non possono fronteggiare l’evasione

E’ sempre sbagliato generalizzare e anche in questo caso sarebbe ingiusto “etichettare” i Sindaci di totale “insensibilità” nei confronti dell’evasione/elusione praticata dai propri concittadini.

La CGIA sottolinea che le segnalazioni fatte dalle amministrazioni comunali al fisco devono essere puntuali, circostanziate e contenere i dati identificativi del soggetto a cui sono contestati gli ipotetici comportamenti evasivi ed elusivi.

Non è sufficiente, quindi, indicare un potenziale evasore esibendo motivazioni generiche. Inoltre, per redigere l’istruttoria che verrà poi inviata all’Agenzia delle Entrate è necessario che i Comuni dispongano di personale formato e qualificato a svolgere questa attività “investigativa”. Abilità, queste ultime, che un dipendente comunale le acquisisce solo attraverso la partecipazione a un’attività formativa mirata e continuativa che dovrebbe essere tenuta proprio dall’Amministrazione finanziaria. Insomma, con piante organiche ridotte all’osso e, spesso, del tutto impreparate ad affrontare queste tematiche, per molti Sindaci ricorrere a questa misura è molto difficile.

Altri “preferiscono” non segnalare

E’ vero, come dicevamo più sopra, molti Comuni dispongono di poco personale e del tutto impreparato a espletare queste funzioni. Se,
invece, le competenze sono disponibili, in massima parte vengono utilizzate per “recuperare” l’evasione dei tributi locali in capo ai Comuni;
come l’Imu, la Tari, la Tosap, l’imposta sulla pubblicità e quella di soggiorno che non rientrano nella fattispecie analizzata in questo
approfondimento. Tuttavia, non va nemmeno trascurata l’ipotesi seguente: per molti Sindaci scatenare una “campagna” contro gli
evasori e/o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente. In molte aree del Paese, infatti, il consenso politico a livello locale si “acquisisce” e si “consolida” anche “ignorando” questi reati; “consentendo”, ad esempio, a chi non ha una casa di costruirsene una
abusivamente o a chi non ha un’occupazione stabile di “sopravvivere”, esercitando un’attività lavorativa irregolare.

Al Sud pochi Comuni si sono attivati

Dei 296 Comuni che a livello nazionale hanno ottenuto nel 2023 un contributo dalla lotta all’evasione fiscale dei tributi erariali, solo 40 sono
ubicati nel Mezzogiorno: uno è molisano (su un totale Comuni a livello regionale di 136) due sono abruzzesi (su un totale di 305), altri due
pugliesi (su un totale di 257), tre sono campani (su un totale di 550), sette sono sardi (su un totale di 377), dieci sono calabresi (su un
totale di 404) e quindici sono siciliani (su un totale di 391).
Complessivamente dalle loro “segnalazioni qualificate” il fisco ha recuperato dagli evasori 203.619 euro (pari al 3,4 per cento del totale)
e a questi Sindaci del Sud è “ritornato” il 50 per cento, ovvero 101.810 euro.

Come è possibile non “vedere” gli edifici abusivi?

Gli ultimi dati del Cresme riportati dall’Istat ne “Il benessere equo e sostenibile in Italia” fotografano una situazione allarmante. Sebbene negli ultimi in anni sia in leggero calo, nel 2022 l’abusivismo edilizio ha registrato il suo picco massimo in Basilicata e in Calabria, entrambe
con una percentuale del 54,1 per cento. Seguono la Campania con il 50,4 per cento, la Sicilia con il 48,2 per cento e la Puglia con il 34,8 per cento.

Sia chiaro. Non si tratta solo di seconde o terze case date in affitto ai turisti. Spesso si tratta di interi quartieri o parti di città edificati in spregio alle norme urbanistiche, anche per dare una risposta alle tensioni abitative che, purtroppo, interessano soprattutto le periferie delle grandi città.

Le regioni, invece, meno interessate dalla “piaga” dell’abusivismo edilizio sono state il Piemonte, la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, tutte e due con il 4,2 per cento, e, in particolar modo, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, ambedue con un livello del 3,3 per cento.

Il dato medio nazionale si è attestato al 15,1 per cento.

E i lavoratori in nero e l’evasione fiscale?

Come dicevamo più sopra, le stime dell’Istat ci dicono che i lavoratori irregolari presenti in Italia sono quasi 2,5 milioni, di cui 932.200 sono concentrati nel Mezzogiorno (37,5 per cento del totale).

Un esercito di “invisibili” che ogni giorno si reca nei campi, nei cantieri o nelle case degli italiani a lavorare per pochi euro all’ora senza nessuna copertura assicurativa e previdenziale. Dal calcolo del tasso di irregolarità emerge che in Calabria è al 17 per cento, in Campania al 14,2, in Sicilia al 13,7 e in Puglia del 12,6. Il dato medio nazionale è pari al 9,7 per cento.

E l’evasione?

A fronte di quasi 93 miliardi di imposte e contributi sottratti al fisco ogni anno, in Calabria la percentuale di evasione raggiunge il 19,4 per cento, in Puglia il 17,5, in Campani a il 17,2 e in Sicilia il 16,7.

La media Italia è dell’11,4 per cento. Ebbene, come è possibile che in molti Comuni capoluogo di provincia non ci sia stato uno straccio di “segnalazione qualificata” sulla presenza di abitazioni abusive e/o evasione fiscale? Se solo una parte di queste irregolarità fosse stata comunicata secondo le procedure all’Agenzia delle Entrate, molti Sindaci avrebbero più soldi a disposizione, mentre i cittadini onesti, che sono la maggioranza, avrebbero servizi migliori e tasse locali più leggere.