(Sesto Potere) – Forlì – 21 maggio 2024 – “La Direzione Generale per la Sicurezza del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura ha ammesso a finanziamento i progetti per la messa in sicurezza di alcune chiese, abbazie, monasteri, torri e campanili di alcune diocesi della Romagna, nell’ambito dei finanziamenti del Pnrr, escluse in un primo momento da tali fondi, quando furono inviate le domande nel febbraio 2022”.
Lo annuncia la deputata e presidente del coordinamento regionale di Forza Italia dell’Emilia-Romagna, Rosaria Tassinari, che aggiunge: “Tali finanziamenti sono al vaglio della Corte dei Conti e dovranno essere spesi, come prevedono le norme dei fondi Pnrr, entro il 2026”.
Sono 10 i siti finanziati in Romagna. Il finanziamento più consistente riguarda l’abbazia del Monto di Cesena, con 2.900.000 euro. Alle cattedrali di Forlì e Cesena sono assegnati 550.000 e 240.000 euro, al santuario forlivese di Fornò 740.000 euro, alla Badia e campanile di Dovadola (dove si trova la tomba della Beata Benedetta Bianchi Porro) 270.000 euro, alla chiesa della Madonna in Quarto (comune di Sarsina) 185.000 euro, alla chiesa di Sant’Apollinare di Longiano 130.000 euro, alla chiesa di San Lorenzo di Sogliano al Rubicone 325.000 euro, alla chiesa di San Savino di Montescudo 235.000 euro, alla chiesa di Santa Maria Assunta di Novafeltria 470.000 euro, alla chiesa Collegiata di Santarcangelo di Romagna 320.000 euro, al santuario del Monticino di Brisighella (Ra) 580.000 euro.
Commenta la deputata Tassinari: “Ringrazio il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per l’interessamento, i vescovi delle varie diocesi e i responsabili ecclesiastici delle varie strutture, che attendevano il provvedimento con preoccupazione. Il patrimonio ecclesiastico, infatti, non va messo in sicurezza solo per il presente, ma anche per progettare l’avvenire e ripensare le tante presenze che caratterizzano non solo la Romagna o una regione, ma tutto il territorio nazionale. Tale patrimonio ha anche lo scopo di ripensare le tante presenze artistiche che formano un patrimonio comune. Come ha sottolineato più volte il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ‘il patrimonio ecclesiastico non è mai una questione legata solamente all’appartenenza religiosa, ma è e deve essere un fatto di comunità’. Questo è dimostrato da tante chiese, che non sono soltanto luoghi di culto, ma spesso sono aperte anche per incontri culturali, spettacoli e concerti, sono aperte al dialogo interreligioso e interculturale e alla promozione integrale dell’uomo”.
“Questo vale in particolare per i paesi e le piccole città, come ho sperimentato io da sindaco e amministratore, dove i luoghi di culto spesso suppliscono alle carenze di strutture pubbliche a servizio della cultura e di manifestazioni per tutta la comunità oppure perché le chiese sono molto accoglienti per spazio, acustica e bellezza”: conclude Rosaria Tassinari.