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Economia Emilia-Romagna, il Pil cresce piano ma nel 2025 è prevista un’accelerazione

(Sesto Potere) – Bologna – 30 maggio 2024 – Andamento altalenante per l’economia emiliano-romagnola. Secondo i dati sulle tendenze di metà anno dell’Osservatorio MPI Confartigianato Emilia-Romagna nel 2023 il Pil ha rallentato rispetto all’anno precedente e si è attestato al +1,0%.
Per il 2024 si prevede una dinamica leggermente più contenuta (+0,76%), registrando comunque il secondo valore più elevato dopo la Lombardia (+0,90%).
Nel 2025 è prevista una nuova accelerazione (+1,5%), che posiziona la nostra regione al primo posto per crescita, e che porta a superare i livelli pre crisi del 2019 di un +7%. Prosegue invece la fase di flessione dell’inflazione. 

L’INDAGINE

In Emilia-Romagna la dinamica del PIL nel 2023 rallenta rispetto all’anno precedente e si attesta al +1,0%. Per il 2024 è prevista una dinamica leggermente più contenuta (+0,76%), registrando comunque il secondo valore più elevato dopo la Lombardia (+0,90%). Nel 2025 è prevista una nuova accelerazione (+1,5%), che posiziona la nostra regione al primo posto per crescita, e che porta a superare i livelli pre crisi del 2019 di un +7%.
Prosegue la fase di flessione dell’inflazione. A marzo 2024 in Emilia-Romagna la dinamica dei prezzi al consumo segna un +1,3%, mentre nello stesso periodo del 2023 segnava un +7,3%.
Nonostante il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione sia dovuto per lo più al decremento dei prezzi di beni energetici, il prezzo a marzo 2024 di elettricità e gas nella nostra regione resta ancora superiore del 51% rispetto a quello medio del 2021 (anno precedente allo shock energetico).

Il PNRR rappresenta uno stimolo rilevante per l’economia, attenuando gli eventuali effetti recessivi che potranno scaturire nei prossimi mesi. Nel 2023 la spesa nazionale per investimenti pubblici sul PIL torna a salire (2,9% del PIL).
Le amministrazioni locali stanno facendo la loro parte: al I trimestre 2024 i pagamenti per investimenti dei Comuni emiliano-romagnoli registrano un aumento tendenziale del +18,5% (+44,7 milioni di euro).
La dinamica dell’export manifatturiero, nel 2023 rispetto al 2022, in Emilia-Romagna è positiva in valore (+1,2%) ma negativa in volume (-2,2%). I settori a maggior concentrazione di MPI segnano una dinamica migliore in valore (+2,7%), grazie al buon andamento della domanda estera di prodotti tessili (+11,9%), prodotti di altre manifatture, tra cui dispositivi medici (+8,5%) e prodotti alimentari (+6,1%).

Nel 2023 sono 2 milioni e 23 mila gli occupati nella regione, si tratta dell’1,1% in più (+22 mila) rispetto al 2022; trend positivo trainato dal lavoro indipendente (+2,8%, pari a 12 mila imprenditori e liberi professionisti in più) e dai giovani under 35 (+2,4%).
Tale risultato positivo non risulta però ancora sufficiente al recupero del numero di occupati del 2019, anno pre-crisi, (quando erano 2.026 mila), registrando una dinamica del -0,1%; restano ampiamente sotto i livelli 2019 le occupate (- 0,8%) e i lavoratori indipendenti (-5,7%).

A livello settoriale si osserva nell’ultimo anno, 2023 su 2022, una crescita dell’occupazione nel Manifatturiero (+2%) e nei Servizi (+1,9%), trainati da Commercio e turismo. Si riduce invece nelle Costruzioni (-7,8%), dopo il picco del 2022.
Rispetto al livello 2019 infatti è il comparto Costruzioni quello che presenta l’incremento più intenso, e a doppia cifra, dell’occupazione (+12,7%), a cui segue una tenuta nella Manifattura (+0,1%), mentre non è ancora stato raggiunto il numero di occupati pre-crisi per i Servizi (-0,6%).
Una delle principali problematiche che interessa le imprese è la difficoltà di reperimento. La quota di entrate ritenute difficili da trovare a maggio 2024 si attesta al 50,5%, superiore di 1,7 punti a quella rilevata a maggio 2023 (48,8%).

Per il trimestre maggio-luglio 2024, di apertura dell’estate, le imprese emiliano-romagnole prevedono 144 mila nuove entrate, oltre 3 mila in meno rispetto a quelle previste nello stesso periodo di un anno fa. Particolarmente penalizzata la domanda di lavoro nei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici (-10,7%) e servizi alle imprese (-9,9%).

Persiste la selezione delle imprese: nonostante dal 2022 si sia visto un nuovo incremento delle iscrizioni d’impresa in Emilia-Romagna, fondamentale per garantire la rigenerazione del tessuto produttivo, il tasso di crescita rimane negativo sia per il totale imprese (-0,29%) che per l’artigianato (-0,25%). L’artigianato tuttavia registra un tasso di crescita in lieve miglioramento rispetto al -0,27% dello scorso anno, mentre per il totale imprese si ha un peggioramento (era il -0,19%).

Il caro tassi frena gli investimenti delle imprese. A dicembre 2023 il tasso di interesse annuo effettivo (TAE) applicato alle imprese si attesta al 6,12%, il più basso tra le regioni, in aumento di 225 punti base rispetto al 3,87% di dicembre 2022.

Ciò ha determinato extra costi per le MPI emiliano-romagnole – da giugno 2022 a febbraio 2024 – pari a 892 milioni di euro. Se da una parte si alza il costo del credito dall’altra si riduce l’ammontare del credito concesso alle imprese: a dicembre 2023 scendono del 4,9% i finanziamenti concessi alle imprese. Riduzione che si fa più intensa per le piccole imprese, che a dicembre segnano un -8% e per le quasi società artigiane che registrano il decremento più ampio pari al -12,6%.

Tale situazione si riverbera in maniera negativa sulle imprese, frenando gli investimenti. In particolare si osserva che nel 2023 la quota di imprese emiliano-romagnole che hanno effettuato almeno un investimento in ambito digitale, pari al 66,5%, risulta inferiore di 3,4 punti rispetto a quella rilevata l’anno precedente.

Sul fronte green, per cui sono previsti investimenti in prodotti/tecnologie volte a ridurre i consumi e l’impatto ambientale delle imprese, non si ha la stessa evidenza poiché la quota di quante hanno fatto investimento in quest’ambito, pari al 24,3%, nel 2023 risulta in salita (+0,5 punti) rispetto al 2022. Ciò trova giustificazione nel fatto che a fronte dello shock dei prezzi energetici le imprese si sono trovate costrette ad intervenire con investimenti volti a ridurre i consumi per abbattere i costi annessi.