(Sesto Potere) – Bologna – 24 luglio 2024 – L’Emilia-Romagna conta 66 comuni montani, pari al 20% dei 330 comuni totali della regione, in cui risiedono 185mila abitanti. Oltre un quinto di questi comuni si colloca nella provincia di Parma con 15 comuni montani pari al 22,7% del totale, seguita da Modena con 14 comuni pari al 21,2% del totale e da Bologna con 12 comuni pari al 18,2% del totale. Su 9 province emiliano-romagnole due, quelle di Ferrara e Ravenna, non hanno alcun comune montano.
Questo emerge nel report elaborato nel Centro studi di Confartigianato Emilia-Romagna, un approfondimento regionale del report ‘Economia e imprese della montagna 2024’
Nelle aree montane in Emilia-Romagna operano oltre 15mila unità locali d’impresa per cui lavorano 49mila addetti, l’81,2% dei quali in micro e piccole imprese (MPI), quota superiore di 3,9 punti il dato medio nazionale.
A livello provinciale, si osserva un’incidenza più elevata di addetti di MPI nei comuni montani di Piacenza (94,5% vs 67,5% nei comuni non montani), Reggio Emilia (88,1% vs 66% nei comuni non montani) e Bologna (84,3% vs 65% nei comuni non montani).
Alta la vocazione artigiana del territorio di montagna: in Italia l’artigianato ha un’incidenza superiore nei comuni montani rispetto ai non montani (24,4% vs 20,8%). L’Emilia-Romagna, con le sue 6mila imprese artigiane operanti in montagna, raggiunge l’incidenza del 29,8% a fronte del 27,5% del resto della regione.
A livello provinciale l’artigianato ha un’incidenza più elevata sul totale delle imprese collocate nelle aree di montagna nelle province di Bologna (34,7%), Modena (31,5%) e Reggio Emilia (31,1%).
A livello settoriale nelle aree di montagna le imprese emiliano-romagnole si concentrano per il 43,3% nei Servizi, con un’incidenza inferiore di 15,4 punti rispetto al territorio non montano; seguono per quota di imprese gli Altri settori con il 29,9%, che comprende l’Agricoltura,
Silvicoltura e Pesca, superiore di 15,2 punti rispetto il territorio non montano, le Costruzioni con il 17,7% (+1,7 punti vs non montagna) e il Manifatturiero con il 9% (-1,6 punti vs non montagna).
Un driver importante per l’economia delle aree montane è rappresentato dal turismo: questi territori che registrano quasi 1 milione di presenze turistiche pari al 2,5% del totale, mostrano un tasso di turisticità pari a 5,9 pernottamenti per abitante, che sale a 34,8 presenze/ab. nel comune di Sestola, 24 presenze/ab. a Fiumalbo e 17,1 presenze/ab. a Ventasso, tutti comuni a vocazione turistica
montana che superano la media nazionale del tasso di turisticità montano (17 presenze/ab.).
A livello nazionale nell’inverno 2023-2024 si è registrata una crescita dell’8,2% delle presenze turistiche in montagna, a fronte del +5,2% della media europea.
Le aree di montagna necessitano di investimenti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Per quanto riguarda le fragilità del territorio, oltre due imprese su cinque (il 44,1%) nei comuni montani è a rischio frana, a fronte del 26,4% medio nazionale in territorio montano e del 3,7% delle imprese a rischio frana nell’intera regione. Quote più elevate di unità d’impresa a rischio frana si osservano nei comuni montani della provincia di Bologna (89,7%), Forlì-Cesena (37,3%) e Parma (34,6%).
I dati nazionali presentati nel report ‘Economia e imprese della montagna: perimetri e tendenze’ presentato dall’Ufficio Studi di Confartigianato il 29 maggio 2024 nel corso dell’evento ‘Montagna Futura’ ospitato dalla Società Geografica Italiana,
forniscono una panoramica sulle tendenze dell’occupazione, che nelle aree montane è cresciuta del 4,1% dal 2021 al 2023, con una accentuazione nella manifattura di montagna del Nord-Est (+8,7%). Permane intanto la criticità della carenza di manodopera, più accentuata nelle 13 province italiane a prevalenza montana rispetto al resto d’Italia, e in crescita di 14,5 punti tra il 2021 e il 2023.
Sulla salute del tessuto imprenditoriale e sociale della montagna influisce la crisi demografica, che vede un calo del 5,1% della popolazione nei comuni di montagna negli ultimi 10 anni (è il -2,1% la media nazionale).
La carenza di infrastrutture di trasporto e collegamenti
Le imprese in montagna hanno una minore accessibilità alle principali infrastrutture di trasporto rispetto al resto d’Italia: un imprenditore di montagna in Emilia-Romagna in un anno impiega più del doppio di tempo (+155%) rispetto ad un imprenditore in area non montana per
accedere ad autostrade, stazioni ferroviarie, aeroporti e porti più prossimi.
Chi proviene da un comune di montagna in Emilia-Romagna impiega in media 46,7 minuti per accedere alle principali infrastrutture di trasporto più vicine, 28,4 minuti in più (+155,2%) rispetto ai 18,3 minuti che impiega chi proviene da un comune non di montagna.
Nel dettaglio da un comune di montagna della regione occorrono 107,1 minuti per arrivare ad un porto (22,5 in più rispetto agli 84,6 minuti degli altri comuni), 63,2 minuti per arrivare in aeroporto (29 in più rispetto ai 34,2 minuti degli altri comuni), 51,4 minuti per arrivare ad una stazione ferroviaria (36 in più rispetto ai 15,4 minuti degli altri comuni) e 40,1 minuti per accedere alla rete autostradale (26,4 in più rispetto ai 13,7 minuti degli altri comuni).
L’Emilia-Romagna, con i suoi 46,7 minuti di percorrenza medi, è la quarta regione per maggior tempo impiegato per raggiungere le principali infrastrutture dai comuni montani, dopo il Molise (56,9 minuti), la Lombardia (53,8 minuti) e l’Umbria (48,2 minuti).
A livello provinciale 4 delle 7 province emiliano-romagnole con territori montani figurano tra le prime 20 in Italia per maggiori tempi per accedere al sistema delle infrastrutture di trasporto (> tempi della media nazionale): in particolare occorre quasi un’ora dai comuni montani di Reggio Emilia (59,2 minuti, 8^ provincia nel rank nazionale), seguono Rimini (58,6 minuti, 10^ nel rank nazionale), Modena (57,4 minuti,
11^ nel rank nazionale) e Piacenza (49,8 minuti, 16^ nel rank nazionale).