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Ecomondo, presentati i dati della green e circular economy: 236.000 tonnellate di Raee raccolti in Italia nei primi 8 mesi del 2025

(Sesto Potere) – Rimini, 28 ottobre 2025 – Il 7° Rapporto nazionale sull’economia circolare, pubblicato lo scorso maggio e frutto della collaborazione tra il Circular Economy Network (CEN) e ENEA, ha delineato un quadro di performance incoraggianti per l’Italia, che mantiene una posizione di rilievo a livello europeo nonostante le crescenti complessità globali.

L’analisi, che valuta la circolarità su diverse dimensioni chiave (dalla produzione e consumo alla gestione dei rifiuti e l’uso di materie prime seconde), ha stabilito la seguente classifica tra i Paesi dell’Unione Europea: al vertice, con la migliore performance assoluta nell’UE, si collocano i Paesi Bassi, che totalizzano 70,6 punti. Questo primato è trainato in particolare dagli eccellenti risultati ottenuti nelle dimensioni relative a produzione e consumo, gestione dei rifiuti e materie prime seconde.

L’Italia si attesta al secondo posto con 65,2 punti. Un risultato solido che riflette gli ottimi indicatori nelle dimensioni della gestione dei rifiuti e della produzione e consumostabilendo il Paese come punto di riferimento nella transizione circolare tra le grandi economie del continente.

La Germania, in terza posizione con 60,6 punti, si distingue per uno dei migliori punteggi registrati nella dimensione della gestione dei rifiuti e vanta una buona performance per quanto concerne sostenibilità ecologica e resilienza. Chiudono la parte alta della classifica la Francia, che si posiziona al quinto posto con 58,7 punti, e la Spagna, che è al settimo posto con 56,9 punti.

A presentare questa classifica oggi è Ecomondo 2025, l’evento atteso in Fiera a Rimini dal 4 al 7 novembre prossimi, organizzato da Italian Exhibition Group.

I più recenti dati sull’economia circolare in Italia confermano una netta superiorità del Belpaese in termini di efficienza nell’uso delle risorse a livello europeo. L’Italia ha raggiunto una produttività delle risorse pari a 4,3 euro di PIL per ogni chilo di risorse consumate. Questo risultato non solo è nettamente superiore alla media dell’Unione Europea, che si attesta a 2,7 euro per chilo, ma supera anche quello di Spagna (4,1 euro/kg), Francia (3,5 euro/kg) e Germania (3,4 euro/kg).

L’eccellenza del sistema italiano è ulteriormente evidenziata nel settore della gestione dei rifiuti di imballaggio: nel 2023, l’Italia ha raggiunto un tasso di riciclo del 75,3%, superando in modo significativo la media europea di circa il 67% e, cosa ancora più importante, ha già conseguito gli obiettivi UE fissati sia per il 2025 (65%) che per il 2030 (70%).

RICICLO ED UTILIZZO DI MATERIA SECONDA: IL QUADRO IN ITALIA ED EUROPA

L’Italia si conferma uno dei Paesi leader in Europa per l’efficacia del proprio modello di economia circolare, in particolare nei settori del riciclo industriale e dell’integrazione di materiali secondari.

Un indicatore chiave è il Tasso di utilizzo circolare di Materia (CMUR), che misura la quota di materiali riciclati reintrodotti nel sistema produttivo. Nel 2023, l’Italia ha fatto registrare un CMUR del 20,8% (dati Eurostat), quasi il doppio della media europea (pari all’11,8%), che posiziona il Paese al secondo posto nell’UE-27, superato solo dai Paesi Bassi (30,6%) e davanti a nazioni come Francia (17,6%), Germania (13,9%) e Spagna (8,5%).

L’eccellenza italiana è ancora più evidente nel Riciclo Complessivo (che include rifiuti urbani e speciali). L’Italia vanta il primato europeo con un tasso di riciclo totale nel 2024 dell’85,6%, grazie soprattutto alle performance record di filiere chiave quali carta e cartone: 92,3%; acciaio: 87,8%; vetro: 77,4%; alluminio: 70,3%.

MATERIE PRIME CRITICHE E PLASTICA, POTENZIALITÀ CIRCOLARI

Nel processo di transizione ecologica, le materie prime critiche (Critical Raw Materials), che includono elementi come litio, cobalto, rame, terre rare, grafite e nichel, rappresentano risorse altamente strategiche. Per questo motivo, l’Unione Europea, attraverso il Critical Eaw Materials Act, ha definito obiettivi e misure per ridurre la dipendenza esterna nell’approvvigionamento di questi materiali, promuovendo l’estrazione e la trasformazione sul territorio continentale, e aumentarne il riciclo. Per il 2030 si prevede di estrarre il 10%, raffinare il 40% e riciclare il 25% delle materie critiche, limitando la dipendenza da un singolo Paese fornitore sotto il 65% per ogni materiale.

Questo processo prevede di utilizzare in modo virtuoso i RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), di cui l’Europa è tra i maggiori produttori mondiali (4,9 milioni di tonnellate nel 2022), ad esempio, tramite le tecnologie di urban mining, che permettono di estrarre metalli preziosi dalle apparecchiature elettroniche, e politiche virtuose di gestione dei materiali.

L’Italia si propone come un Paese attivamente impegnato nella valorizzazione dei RAEE. A livello nazionale, secondo i dati rilevati dal Centro di Coordinamento RAEE, nei primi otto mesi del 2025 sono state raccolte oltre 236.000 tonnellate di RAEE generati dai nuclei domestici (+2% rispetto allo stesso periodo del 2024), con i grandi elettrodomestici, come frigoriferi, condizionatori, lavatrici e lavastoviglie che hanno superato le 153.000 tonnellate (il 65% della raccolta), seguiti dai piccoli elettrodomestici (oltre 56.000 tonnellate; +5% rispetto al 2024), schermi e monitor (25.000 tonnellate) e sorgenti luminose (quasi 2.000 tonnellate). 

Per quanto riguarda la plastica, invece, l’Unione Europea ne consuma 62,8 milioni di tonnellate (dati Eurostat 2022), generando 42,5 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui circa il 20% viene riciclato. Il dato sale però per gli imballaggi in materiale plastico (41%) grazie a sistemi di raccolta consolidati.

In Italia il valore cresce ulteriormente al 48,9%, con 1,12 milioni di tonnellate di packaging riciclati a fronte di una produzione di circa 2,3 milioni di tonnellate.

CONSUMO DI SUOLO IN PROGRESSIONE

Nonostante questa elevata efficienza, emerge una criticità nel consumo di suolo: nel decennio 2012-2022 è stato in media pari a 68,7 km2, solo parzialmente compensato dal ripristino di aree naturali (poco superiore a 8 km2), mentre la perdita dei servizi ecosistemici ha comportato un impatto economico tra il 2006 e il 2023 stimato tra 7 e 9 miliardi di euro.

IL FUTURO DEI GREEN JOBS

Un aspetto cruciale dell’economia circolare è rappresentato anche dai green jobs. Secondo un rapporto di LinkedIn, nel 2024 il 7,7% delle offerte di lavoro pubblicate sulla piattaforma ha riguardato posizioni green o ruoli che richiedevano competenze legate alla sostenibilità.

Tuttavia, emerge una sfida significativa: la difficoltà nel reperire profili con competenze green adeguate. Si stima infatti che entro il 2030 quasi un posto di lavoro su cinque legato alla sostenibilità potrebbe rimanere vacante per mancanza di candidati qualificati. La crescita media annua dal 2020 è del 2,55% mentre rispetto al 2023 si è registrato un salto del 4,63%, evidenziando un gap tra domanda e offerta di competenze specializzate.

Secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere sulle previsioni occupazionali a medio termine l’orizzonte temporale di riferimento è aggiornato al quinquennio 2025-2029. Per i diversi scenari di previsione che sono stati elaborati tra il 2025 e il 2029, il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,3 e 3,7 milioni di occupati. La maggior parte del fabbisogno sarà determinata dalle necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro, mentre lo stock occupazionale potrebbe crescere nel quinquennio da un minimo di 237mila unità fino a un massimo di 679mila di occupati.

Fra i titoli professionali green in più rapida crescita in Italia figurano quello di sustainability specialist (+19,70%), sustainability consultant (+11,40%) e sustainability manager (+9,62%).