(Sesto Potere) – Forlì – 5 febbraio 2024 – Si è spento nella sera di domenica, a Firenze, il prof. Antonio Paolucci, tra i massimi storici dell’arte, già sovrintendente del polo museale di Firenze e direttore dei Musei Vaticani, oltre che ministro per i Beni culturali tra il 1995 ed il 1996 durante il governo Dini. Paolucci, originario di Rimini, dove era nato il 19 settembre 1939, era allievo di Roberto Longhi, ed era entrato nell’amministrazione dei beni culturali nel 1969.
Protagonista di primo piano dell’ideazione e dello sviluppo del progetto delle grandi mostre della Fondazione di Forlì presso il Museo San Domenico, era stato uno dei primi a credervi fermamente, quando Forlì era ancora del tutto sconosciuta ai grandi circuiti dell’arte.
Paolucci – si legge in una nota della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì – non esitò a mettersi in gioco in prima persona, accettando l’incarico che ha quindi tenuto fino allo scorso anno, di presidente del Comitato Scientifico delle mostre, assumendo quindi più volte anche quello di curatore in prima persona, e soprattutto mettendo a disposizione della città di Forlì e della Fondazione la sua straordinaria competenza, la sua autorevolezza nelle relazioni con le istituzioni museali di tutto il mondo e la sua inesauribile passione.
A dispetto dei molteplici impegni come direttore, come studioso ed anche come divulgatore, Paolucci – aggiunge ancora la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì – non ha mai fatto mancare la sua industriosa partecipazione agli incontri di lavoro e la sua affabile vicinanza alle vicende forlivesi, testimoniandone la grandezza sia dal punto di vista professionale che umano.
Per la città di Forlì, per i Musei San Domenico, che da ministro contribuì ad avviare nella fase di restauro, per tutti gli studiosi impegnati nelle mostre della Fondazione – dai più affermati ai più giovani ancora ad inizio carriera – la scomparsa del prof. Paolucci rappresenta una gravissima perdita – si legge nella nota della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì – , lenita solo in minima parte dalla gioia di aver potuto affrontare con lui le moltissime sfide che hanno portato a fare di Forlì uno dei cantieri culturali – per le grandi esposizioni – tra i più significativi a livello nazionale.
“Queste mostre – osservò due anni fa lo stesso Paolucci presentando l’esposizione dedicata alla Maddalena – possono essere considerate un miracolo italiano, il miracolo di una città che ha voluto darsi una riconoscibile identità culturale e che, per riuscirci, ha saputo aggregare un blocco compatto di inventiva culturale, di determinazione politica e di risorse economiche guidandolo, senza incertezze e senza ripensamenti, al risultato”.
“La morte di Antonio Paolucci è anzitutto la morte di un amico, prima e accanto alla morte di uno dei principali protagonisti della cultura italiana del dopoguerra. Ma tutta la sua vita è stata impostata, attraverso la conoscenza dell’arte, la contemplazione e l’affermazione della bellezza formale a quella relazione tra storia e trascendenza. Tra responsabilità e ispirazione. Senza sconti per nessuna delle due dimensioni, negli anni dei molti incarichi pubblici e in quelli del ritiro da tutto, nel tempo precario della malattia”: commenta Gianfranco Brunelli, vicepresidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e curatore delle Grandi Mostre ai Musei San Domenico, (qui in foto con Paolucci).
“Cercare il divino, l’idea di salvezza, nella bellezza, nella contemplazione consapevole della ricerca umana della perfezione, tipica della vertigine rinascimentale, classica e cristiana, laica e fedele, e quell’incagliarsi, quell’inciampare nell’idea della sua umana impossibilità. Torna alla mente la vicenda di Michelangelo, dell’ultimo Michelangelo, da Antonio Paolucci contemplato ancora nel tempo del suo incarico vaticano quando seguì i lavori di restauro della Cappella Paolina”: ricorda ancora Gianfranco Brunelli.
“A nome dell’Amministrazione comunale di Forlì esprimo i sentimenti di cordoglio e di partecipazione al lutto per la scomparsa del professor Antonio Paolucci. Autorità di assoluto livello nel mondo dell’arte, con un percorso professionale straordinario e connotato da ruoli prestigiosi quali Soprintendente del Polo museale di Firenze, Ministro per i Beni culturali e Direttore dei Musei Vaticani”: è il ricordo di Gian Luca Zattini, sindaco di Forlì.
“Antonio Paolucci lega il suo nome anche alla nostra città in virtù della strettissima collaborazione con le grandi mostre realizzate, insieme alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ai Musei San Domenico. E’ vivo in tutti noi il ricordo dei suoi splendidi interventi di presentazione dei percorsi espositivi, sempre emozionanti e coinvolgenti, così come fortissimo è il sentimento di gratitudine nei suoi confronti per aver contribuito a far diventare le grandi mostre forlivesi e i Musei San Domenico un punto di riferimento, per qualità culturale, in Italia e a livello internazionale. Antonio Paolucci ha condiviso con la nostra città il suo enorme patrimonio di conoscenze di storia dell’arte e di critica, di relazioni e di narrazioni, il tutto sempre sostenuto da uno stile inconfondibile intriso di eleganza e autorevolezza. In questo triste momento ci stringiamo ai familiari, agli amici e all’intera nazione, nel dolore, nel ricordo, nella riconoscenza”: conclude il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini.
“Con la scomparsa di Antonio Paolucci, l’Italia perde un uomo di cultura appassionato e rigoroso, un instancabile studioso che ha dedicato la sua vita alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Alla famiglia e ai suoi cari le più sentite condoglianze”: afferma il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
“Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Antonio Paolucci, studioso e storico di primissimo piano, uomo delle istituzioni, intellettuale raffinato. Firenze perde una delle sue figure più autorevoli”: le prime parole del sindaco di Firenze Dario Nardella.
“Profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Paolucci, una figura di spicco nel mondo dell’arte e della cultura italiana. Firenze e l’Italia perdono un grande custode del suo patrimonio culturale. Le sue esperienze, tra cui la direzione dei Musei Vaticani e della Galleria degli Uffizi, Ministro dei Beni Culturali, rimarranno un segno indelebile nella storia. Le sue preziose contribuzioni rimarranno un faro per le generazioni future, sicuramente per me che ho avuto il piacere di condividerne l’amicizia. Le mie più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici”: il messaggio di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana.
“Con la scomparsa di Antonio Paolucci la Toscana e Firenze perdono un uomo di grande cultura, un intellettuale e un vero uomo delle istituzioni. Studioso di livello internazionale e figura di riferimento per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio artistico culturale a cui ha dedicato tutta la vita”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo sulla morte dell’ex ministro. “Alla famiglia e ai suoi cari – ha proseguito il presidente Mazzeo – vanno le più sentite condoglianze mie personali e dell’Assemblea legislativa toscana. Per anni ha dato lustro alla Toscana e a Firenze sia da ministro dei Beni culturali nel governo Dini, che nei diversi ruoli ricoperti, dalla soprintendenza per il Polo museale fiorentino fino alla direzione dei Beni culturali e paesaggistici della Toscana. Tra i tanti incarichi di prestigio anche la direzione dei Musei Vaticani. Fine intellettuale, voce critica e indipendente, ha amato Firenze e il Rinascimento a cui ha dedicato diversi libri e pubblicazioni”.
“Se ne va una figura molto importante per la cultura nel nostro Paese. Riminese di nascita, si specializzò a Bologna e fu ministro per i beni culturali e ambientali, svolgendo un ruolo fondamentale di stimolo per la realizzazione di importanti progetti”. Così l’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori, esprime il suo cordoglio, a nome della Giunta regionale, ricordando lo storico dell’arte, Antonio Paolucci. “Credette fin da subito all’idea di realizzare grandi mostre a Forlì, città fino ad allora al di fuori dei circuiti dell’arte- ricorda Felicori-. Accettò l’incarico, che ha mantenuto fino allo scorso anno, di presidente del Comitato scientifico delle mostre al museo San Domenico, mettendo a disposizione di Forlì e di tutta la regione la sua straordinaria competenza”. “Ai suoi familiari- conclude Felicori– vanno la massima vicinanza e le più sentite condoglianze della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna” guidata da Stefano Bonaccini.
“A nome di Forza Italia dell’Emilia Romagna esprimo i sentimenti di cordoglio e di partecipazione al lutto per la scomparsa del professor Antonio Paolucci. Grazie per la sua autorità di assoluto protagonista nel mondo dell’arte, egli ha ideato, creato e sviluppato il grande progetto delle mostre realizzate, insieme al Comune di Forlì, alla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e a Gianfranco Brunelli, presso i Musei San Domenico portando Forlì nei grandi circuiti dell’arte a livello nazionale e internazionale”: lo scrive in una nota il deputato di Forza Italia Rosaria Tassinari coordinatrice regionale di Forza Italia per l’Emilia Romagna. “Di Rimini, dove era nato, Paolucci ha portato nella sua vita e nei suoi incarichi, lo spirito di laboriosità e dell’umanità squisitamente romagnola; di Firenze, dove ha ricoperto vari incarichi, fra cui soprintendente al Polo Museale Fiorentino, ha trasmesso alla cultura mondiale moderna la bellezza dell’umanesimo e del rinascimento; di Roma, dove è stato ministro dei Beni culturali e direttore dei Musei Vaticani, ha saputo comunicare gli ideali della classicità e della cultura del bello come valori universali. In tutto questo – continua Rosaria Tassinari – , il professor Paolucci è stato un grande maestro, senza mai perdere il culto dell’amicizia, delle relazioni umane e dei paesaggi della Romagna, comunicando il suo immenso patrimonio di conoscenze artistiche, sia con linguaggio semplice ma caloroso in conversazioni fra amici, sia con linguaggio elegante e autorevole nelle dotte relazioni o negli scritti per esperti e amanti del settore e delle cose belle. Per noi romagnoli della Romagna Toscana, con Paolucci muore l’ultimo “granduca fiorentino nella seconda patria di Dante”, come ci spiegò in una delle prime mostre ai Musei di San Domenico su Palmezzano; mentre noi italiani salutiamo in lui uno dei più grandi ambasciatori e divulgatori della bellezza dell’Italia nel mondo. Grazie, maestro Paolucci, per aver regalato tanto a noi e al nostro Paese”.
A seguire un estratto della dichiarazione del sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad: “è stato un gigante della scena culturale italiana dagli anni Sessanta in poi, concentrando la sua straordinaria opera e vivacità intellettuale su una materia fondamentale ancorché troppo spesso sottovalutata dal dibattito: la storia dell’arte e soprattutto la cura, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico italiano. Quel patrimonio che è (o dovrebbe essere) il tratto distintivo, la cifra peculiare del rapporto tra il nostro Paese e il mondo, ha costantemente rappresentato l’oggetto degli studi e della passione di Paolucci in ogni fase e ruolo professionale assunto nella sua vita… Grazie al lavoro di Antonio Paolucci, l’arte italiana ha potuto dunque parlare al presente e al futuro. E lo ha fatto anche per Rimini, attraverso le sue numerose pubblicazioni e una presenza divulgativa mai fatta mancare allorché in ballo ci fosse una iniziativa o un progetto di valorizzazione di un elemento artistico riminese. Nel 1995 Antonio Paolucci venne insignito del Sigismondo d’Oro con questa motivazione: ‘insigne storico dell’arte, brillante autore di opere scientifiche e di monografie, come Sovrintendente e come uomo di governo si è prodigato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Vincoli d’affetto ed un’intensa attività di ricerca sull’arte riminese, lo tengono vicino alla Sua città’. Sono passati quasi 30 anni da allora, e sono stati tante le collaborazioni specifiche che il professor Paolucci ha dedicato ancora a Rimini… Paolucci è stato tra coloro i quali hanno posto le basi per il recupero, anche in chiave identitaria, della storia e del passato della città come ‘voce’, chiara, chiarissima, in grado di connettersi al presente e al domani. In questo senso credo di potere dire che Antonio Paolucci, probabilmente prima di tutto e meglio di tutti, aveva creduto alla possibilità, anzi al dovere, di valorizzare Rimini quale città d’arte, sostenendola con i suoi studi e il suo appassionato lavoro. E se Rimini è riuscita a entrare ora tra le città candidate a Capitale della Cultura, una parte del merito va ad Antonio Paolucci”.